Mononucleosi infettiva in adulti e bambini: sintomi, cura e contagio

Introduzione

La mononucleosi infettiva è una malattia contagiosa a decorso acuto, diffusa in tutto il mondo, i cui sintomi principali sono

  • spossatezza,
  • febbre,
  • faringo-tonsillite (mal di gola),
  • ingrossamento dei linfonodi.

Il contagio avviene tipicamente attraverso lo scambio di saliva e, per questo motivo, è anche nota come malattia del bacio; colpisce prevalentemente in adolescenza e in giovane età adulta e ha in genere un andamento autolimitante con tendenza alla risoluzione spontanea nell’arco di due o tre settimane. A giudizio del medico, nelle 4 settimane successive all’insorgenza dei sintomi è consigliabile evitare attività fisica per limitare il rischio di rottura della milza.

Anche se di norma l’infezione viene superata in via definitiva, in condizioni particolari la mononucleosi potrebbe svilupparsi una seconda volta, a causa di una riattivazione del virus in caso di condizioni per lui favorevoli (tipicamente per un calo delle difese immunitarie dell’ospite).

Donna che si tocca la gola a causa del dolore dovuto alla mononucleosi

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Causa

L’agente infettivo che causa la mononucleosi è il virus di Epstein Barr (EBV): appartiene alla famiglia degli Herpes Virus, è diffuso in tutto il mondo e si stima che più del 90% degli adulti vi sia venuto a contatto, pur non sviluppando nella maggior parte dei casi la malattia.

Questo microrganismo si replica all’interno delle cellule epiteliali dell’orofaringe (gola) e viene rilasciato nella saliva dopo aver provocato la morte di queste cellule. Anche i linfociti B possono infettarsi e diffondere il virus a vari distretti dell’organismo attraverso il circolo sanguigno.

Come gli altri appartenenti alla famiglia degli Herpesvirus, l’EBV ha la capacità di andare in latenza all’interno di alcune cellule del nostro organismo (cellule epiteliali dell’orofaringe e cellule B della memoria) e di riattivarsi in seguito a particolari stati di immunodepressione.

Contagio

La modalità di trasmissione preferenziale della mononucleosi è il contatto diretto con le secrezioni salivari infette e per questo motivo viene anche chiamata “malattia del bacio”.

La trasmissione può inoltre avvenire in maniera indiretta mediante la condivisione di stoviglie o bicchieri; può capitare infatti che si verifichino piccole epidemie tra i commensali, in famiglia o nelle comunità.

Il virus può essere trasmesso anche attraverso il contatto diretto con il sangue della persona infetta.

La mononucleosi non presenta particolari predilezioni stagionali e colpisce in egual misura entrambi i sessi.

Nei Paesi ad elevato livello socio-economico viene contratta prevalentemente in adolescenza o in giovane età adulta e dà origine alla sindrome clinica tipica; nei Paesi in via di sviluppo, invece, la trasmissione avviene soprattutto in età infantile, periodo in cui l’infezione decorre per lo più in maniera asintomatica.

Sintomi

Il periodo di incubazione della mononucleosi è piuttosto lungo e va dai 10-15 giorni per i bambini ai 30-40 giorni per gli adulti.

Solitamente l’infezione decorre in modo asintomatico nei bambini, mentre il quadro clinico che è tipicamente attribuito alla mononucleosi è quello che si verifica nell’adolescente o nel giovane adulto, i cui sintomi più comuni sono:

Il rialzo della temperatura corporea in genere è lieve, ma in alcuni pazienti può raggiungere anche i 40° o, raramente, essere assente.

L’ingrossamento linfonodale interessa inizialmente i linfonodi laterocervicali (collo), ma possono essere colpite anche altre stazioni linfonodali, come i linfonodi ascellari o inguinali, in una condizione di linfoadenopatia generalizzata (tutto il corpo), segno di diffusa attivazione del sistema immunitario.

La faringo-tonsillite (mal di gola) si presenta nel 60-70% dei casi, le tonsille appaiono arrossate e di volume aumentato. Talvolta possono anche essere ricoperte da una patina biancastra (che tuttavia non è indicativa di placche batteriche).

Un’altra caratteristica della mononucleosi è la splenomegalia, cioè l’aumento delle dimensioni della milza, che spesso si accompagna a dolore per via la distensione della capsula che la riveste. Se il dolore diventa improvvisamente più intenso e tende ad irradiarsi alla spalla sinistra è importante consultare con urgenza un medico, in quanto potrebbe trattarsi di una rottura dell’organo, una complicanza piuttosto nota della mononucleosi.

Nel 10% dei casi si può sviluppare un esantema diffuso soprattutto al tronco e alle braccia; questo si verifica in particolare in caso di concomitante assunzione di ampicillina o amoxicillina, due comuni antibiotici che possono venire assunti erroneamente qualora la faringo-tonsillite venga interpretata come di origine batterica.

La malattia in genere guarisce spontaneamente in 2-3 settimane anche se può persistere un senso di stanchezza e di malessere per un periodo di tempo più prolungato, soprattutto nell’adulto.

Manifestazioni rare

Le seguenti manifestazioni sono legate ad una localizzazione atipica del virus, pertanto non rappresentano la normalità e si verificano soltanto in una piccola percentuale dei casi.

Complicanze

Nella maggior parte dei casi la mononucleosi è una malattia a risoluzione spontanea, talvolta possono però verificarsi le seguenti complicanze:

  • Rottura della milza: in corso di mononucleosi la milza, oltre che ingrandita, risulta essere più fragile e potrebbe andare più facilmente incontro ad una rottura, provocando un’emorragia interna. Per questo motivo si consiglia il riposo e l’astensione dall’attività fisica per almeno 4 settimane. Qualora si verificasse la rottura della milza il sintomo principale è il dolore addominale, che può irradiarsi alla spalla sinistra.
  • Anemia emolitica e piastrinopenia: l’altro numero di anticorpi che si formano in corso di mononucleosi potrebbe causare un’anemia emolitica con il calo dei valori ematici di emoglobina e una diminuzione del numero di piastrine circolanti.
  • Sovrainfezione batterica della faringo-tonsillite.
  • Difficoltà respiratorie: l’ingrossamento delle tonsille e dei tessuti dell’orofaringe può in alcuni casi provocare un ostacolo al flusso d’aria inspirata con conseguenti difficoltà respiratorie.
  • Sindrome da affaticamento cronico: questa condizione è caratterizzata da
  • Forma grave in immunodepressi: nei pazienti che soffrono di immunodepressione la mononucleosi può manifestarsi con una forma più severa caratterizzata da
    • pancitopenia (diminuzione dei valori ematici di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine),
    • linfoadenopatia cronica (ingrossamento dei linfonodi),
    • epatite cronica persistente (infiammazione del fegato),
    • alterazioni midollari,
    • uveite,
    • malassorbimento intestinale,
    • polmonite interstiziale.

Diagnosi

La diagnosi di mononucleosi infettiva si basa sul riscontro delle manifestazioni cliniche precedentemente elencate (astenia, faringite, tonsillite, febbre, linfoadenopatia, splenomegalia) e viene supportata dagli esami del sangue e da dei test sierologici.

Gli esami del sangue presentano alcune alterazioni tipiche:

  • aumento dei globuli bianchi, in particolare dei linfociti, con inversione della formula leucocitaria (i linfociti cioè sono presenti in numero maggiore rispetto ai neutrofili, cosa che normalmente non avviene),
  • possibile comparsa di
    • anemia (diminuzione dell’emoglobina)
    • e piastrinopenia (calo del numero delle piastrine),
  • modesto aumento di transaminasi e fosfatasi alcalina,
  • possibile aumento della bilirubina,
  • aumento policlonale delle immunoglobuline (cioè degli anticorpi),
  • linfociti atipici in numero maggiore del 10% del totale evidenziabili allo striscio di sangue periferico.

In supporto alla diagnosi di mononucleosi vengono effettuati i seguenti test sierologici:

  • Monotest: individua anticorpi eterofili, in grado cioè di legare antigeni estranei al nostro organismo; è un test semplice e rapido ma poco specifico, in quanto questi anticorpi possono venire prodotti anche in situazioni diverse dalla mononucleosi che daranno quindi anch’esse una positività al test. La positività al monotest viene per questo motivo confermata con la reazione seguente.
  • Reazione di Paul-Bunnel-Davidsohn: anche in questo caso vengono ricercati gli anticorpi eterofili, ma il test è più specifico per la mononucleosi. Viene eseguita dopo il monotest come test di conferma.
  • Ricerca di anticorpi specifici contro il virus di Epstein-Barr: vengono utilizzati quando c’è il sospetto di infezione da EBV ma assenza di anticorpi eterofili (cioè negatività al monotest). Comprende la ricerca degli anticorpi IgM anti-VCA e anti-EBNA che indicano la presenza di un’infezione acuta.

Diagnosi differenziale

Una sindrome simil-mononucleosica può essere provocata dal Citomegalovirus (CMV); anche questo agente infettivo appartiene alla famiglia degli Herpesvirus ma la sua infezione decorre nella maggior parte dei casi in maniera asintomatica.

Raramente può dare origine ad una sintomatologia simile alla mononucleosi da EBV, ma differisce da essa in quanto colpisce generalmente in età più avanzata e presenta una durata maggiore della febbre, oltre che un minor interessamento tonsillare.

L’infezione da Citomegalovirus risulta essere pericolosa principalmente in due casi: negli individui immunodepressi e in caso in trasmissione trans-placetare dalla madre al feto. Per questo motivo in corso di gravidanza vengono comunemente eseguiti dei test deputati ad escludere l’infezione da CMV.

Cura

La mononucleosi è una malattia autolimitante, di conseguenza la terapia è esclusivamente sintomatica e comporta l’utilizzo di analgesici e antipiretici associati a riposo; non esistono invece farmaci antivirali in grado di neutralizzare l’EBV o di accelerare il decorso della malattia.

Durante il primo mese dall’insorgenza dei sintomi è opportuno evitare l’attività fisica per limitare il rischio di rottura della milza.

Qualora la difficoltà respiratoria fosse rilevante è possibile ricorrere all’assunzione di cortisonici ma, poiché questi possono favorire l’insorgenza di infezioni batteriche, è consigliato limitarne l’utilizzo ai casi più complicati.

Nel caso di sovrainfezione batterica della faringo-tonsillite è possibile ricorrere alla somministrazione di antibiotici, ma avendo cura di evitare di utilizzare ampicillina o amoxicillina che potrebbero scatenare l’esantema cutaneo.

Data la scarsa contagiosità della malattia non è necessario l’isolamento del malato; i donatori di sangue devono sospendere le donazioni per un periodo di almeno 6 mesi.

A cura della Dott.ssa Giulia Grotto, medico chirurgo

Fonti e bibliografia

  • Longo, Fauci, Kasper, Hauser, Jameson, Loscalzo. Harrison, Principi di Medicina Interna, IX edizione, Casa Editrice Ambrosiana, 2016.
  • Moroni, Esposito, De Lalla. Malattie infettive, VII edizione, Masson, 2008.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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