Osteomielite: cause, sintomi, pericoli e cura

Introduzione

L’osteomielite è un’infiammazione dell’osso (solitamente delle ossa lunghe come femore, tibia e omero) e della relativa cavità midollare; è causata dalla presenza di batteri (tipicamente stafilococchi e streptococchi), micobatteri, virus, parassiti o funghi che sono stati trasportati attraverso il flusso sanguigno o a causa di una ferita aperta e contaminata.

Tra i sintomi caratteristici si annoverano:

  • tipici segni d’infezione locale (dolore, gonfiore, calore e rossore)
  • febbre
  • malessere.

La patologia colpisce più frequentemente soggetti anziani e bambini, ma può comunque verificarsi in pazienti di ogni età, specialmente in concomitanza di altre patologie croniche.

Un trattamento tempestivo può assicurare la cura dell’osteomielite con la presa in carico da parte di ortopedico e infettivologo e l’utilizzo di antibiotici, ma è necessario che venga individuata e diagnosticata tempestivamente trattandosi, comunque, di una condizione complessa.

In alcuni casi è necessario ricorrere al trattamento chirurgico che può sopperire alle possibilità della patologia di recidivare.

La prognosi dell’osteomielite acuta è molto positiva, con una possibilità di eradicazione completa dell’infezione stimata attorno al 90%.

L’osteomielite cronica, invece, è più soggetta a recidivare e, in alcuni casi molto gravi, il soggetto potrebbe dover essere sottoposto ad amputazione dell’arto coinvolto.

Cause

Femore

Il femore è una delle sedi più comunemente interessate da osteomielite (Getty/
SEBASTIAN KAULITZKI/SCIENCE PHOTO LIBRARY)

L’osteomielite è una patologia caratterizzata dall’infezione dell’osso e del rispettivo midollo, ove possono essere trasportati numerosi microrganismi pericolosi; a causa dell’importante apporto sanguigno, infatti, le ossa più coinvolte sono quelle lunghe quali:

  • Arto inferiore
    • Tibia
    • Femore
  • Arto superiore
    • Omero

ma non è raro osservare infezioni di

  • Vertebre
  • Mascella
  • Mandibola.

L’osteomielite può essere classificata in base all’andamento temporale:

  • Osteomielite acuta: la durata della sintomatologia è inferiore alle due settimane (più frequenti in età pediatrica)
  • Osteomielite subacuta: la durata è superiore alle due settimane
  • Osteomielite cronica: la durata è superiore ai tre mesi e comporta una reazione periostale (della membrana fibrosa che avvolge l’osso).

L’infezione e l’infiammazione possono riguardare esclusivamente l’osso (osteite) oppure irradiarsi ai tessuti che lo circondano, venendo quindi distinta in:

  • Osteo-condrite: cartilagini
  • Osteo-artrite: articolazioni
  • Osteo-mielite: midollo osseo

Il trasporto dei microrganismi può avvenire in tre differenti possibili modalità:

  • Ematogena: un’infezione di un distretto diverso causata, ad esempio, da un batterio provoca il passaggio del batterio nel flusso sanguigno che ne consente l’arrivo nelle sedi implicate nell’osteomielite. I batteri più spesso implicati sono
    • batteri Gram-negativi enterici (Escherichia Coli, Kingella Kingae, Salmonella) negli adulti
    • batteri Gram-positivi (stafilococchi e streptococchi) nei bambini

    Funghi o altri microrganismi possono diffondersi all’interno dell’osso nel medesimo modo.

  • Contiguità o contaminazione diretta: l’infezione avviene attraverso una ferita aperta, come ad esempio una frattura esposta o a causa di strumenti di metallo apposti all’osso, per altri trattamenti medici; le seguenti condizioni aumentano il rischio di sviluppo:
  • Contaminazione indiretta da un focolaio infettivo adiacente: l’infezione riguarda un tessuto adiacente all’osso colpito, spesso conseguente ad interventi chirurgici o radioterapia, e si diffonde all’osso nel giro di qualche settimana.

Fattori di rischio

Alcuni fattori patologici risultano essere concorrenti all’insorgenza dell’osteomielite:

  • Età avanzata
  • Giovinezza
  • Debilitazione
  • Utilizzo di droghe per iniezione
  • Abitudine al fumo
  • Immunocompromissione
  • Diabete (soprattutto in presenza di ulcere al piede)
  • Emodialisi
  • Drepanocitosi
  • Lesioni cutanee
  • Pregresse fratture esposte
  • Insufficienza renale
  • Anemia falciforme
  • Malattia epatica

Sintomi

I sintomi dell’osteomielite acuta, la forma più comune nei soggetti giovani, sono:

Nell’osteomielite cronica, invece, il paziente può riportare alternativamente periodi di totale benessere a fasi intermittenti caratterizzate da:

  • Febbricola
  • Dolore pulsante nella zona coinvolta
  • Comparsa di fistole contenenti liquido purulento
  • Arrossamento
  • Deformazione dell’osso (nel caso in cui l’osteomielite persiste da diversi anni)
  • Tumefazione

Complicazioni

L’osteomielite può provocare l’occlusione dei vasi sanguigni con conseguente necrosi dell’osso e una propagazione dell’infezione in altri distretti. Nei casi peggiori l’osso coinvolto potrebbe andare incontro a fratture di varia gravità.

L’assenza di trattamento può provocare l’accorciamento osseo e possibili deformità scheletriche permamenti.

Diagnosi

Dopo un’accurata raccolta anamnestica è possibile formulare una prima ipotesi diagnostica clinica tramite l’osservazione e la palpazione della zona compromessa per verificarne la dolorabilità e l’eventuale presenza dei segni clinici di osteomielite. La diagnosi sarà poi supportata da esami del sangue per verificare l’infiammazione:

ed affiancata ad esami strumentali:

  • RX,
  • TC,
  • RMN,
  • Scintigrafia con leucociti marcati (nel caso in cui fosse difficile individuare l’esatta ubicazione)
  • PET

In alcuni pazienti potrebbe rivelarsi utile o necessario il prelievo di campioni dall’osso o dall’ascesso periosseo (tramite ago aspirato o biopsia ossea) per effettuare un esame istologico e colturale.

La diagnosi differenziale dev’essere effettuata con:

  • Artrite settica
  • Cellulite infettiva
  • Possibili masse tumorali
  • Sarcoma di Ewing

Cura

Gli specialisti di riferimento per il trattamento dell’osteomielite sono l’ortopedico e l’infettivologo.

La terapia di base prevede l’utilizzo di antibiotici (flucloxacillina, clindamicina) per combattere l’infezione batterica, somministrati inizialmente (per la durata di almeno quindici giorni) per via endovenosa e, successivamente, per via orale per un periodo che va dalle quattro alle otto settimane.

Contestualmente all’utilizzo degli antibiotici vengono prescritti anche analgesici per il trattamento del dolore.

Il trattamento farmacologico risulta essere esclusivamente conservativo poiché, nella maggior parte dei casi, la diminuzione della carica batteria è solo temporanea e sono purtroppo frequenti recidive.

Nell’osteomielite acuta, oltre la terapia antibiotica, potrebbe essere necessario il drenaggio dell’ascesso all’interno della cavità ossea.

Se i sintomi persistono nonostante la cura farmacologica e regioni ossee vengono danneggiate, il tessuto necrotico dev’essere rimosso chirurgicamente tramite una procedura chiamata debridement: viene asportato il tessuto morto o danneggiato assieme ai tessuti molli adiacenti all’osso in questione; contemporaneamente viene effettuata una pulizia dei tessuti ossei.

L’anestesia può essere locale o generale in base all’ubicazione dell’osteomielite e alla tipologia di paziente.

Successivamente all’intervento chirurgico il paziente dovrà comunque procedere ad una terapia antibiotica per diverse settimane o mesi; la pulizia chirurgica, invece, potrebbe dover essere ripetuta in seguito al fine di garantire una completa risoluzione.

 

Fonti e bibliografia

  • Lew, D. P., & Waldvogel, F. A. (2004). Osteomyelitis. The Lancet, 364(9431), 369-379.
  • Lew, D. P., & Waldvogel, F. A. (1997). Osteomyelitis. New England Journal of Medicine, 336(14), 999-1007.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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