- Definizione
- Classificazione delle parasonnìe
- Cause
- Sintomi
- Complicanze
- Diagnosi
- Cosa fare?
- Bibliografia
Definizione
Il pavor notturno, altrimenti noto come terrore notturno o terrore nel sonno, è un disturbo del sonno comune dell’età prescolare, in cui un bambino si sveglia rapidamente da una fase di sonno profondo (fase non REM) in uno stato terrorizzato; si verifica in genere nella prima parte della notte.
Il pavor notturno è la forma più comune dei disturbi del sonno noti come parasonnìe; non ha significato patologico, ovvero non è la conseguenza di una malattia e non la è di per sé. Anche per questa ragione ha un andamento imprevedibile, può manifestarsi una sola volta nella vita o più volte, senza alcun tipo di cadenza o regolarità.
Per la maggior parte di questi episodi il bambino non avrà alcun ricordo dell’accaduto.
Il pavor notturno in 10 punti
Il pavor notturno:
- interessa i bambini piccoli, fra i 2 e i 12 anni d’età, specie i maschi
- ha una durata compresa tra pochi minuti a mezzora
- ha una frequenza irregolare
- avviene nel sonno profondo non-REM (fasi 3 e 4), ossia nel primo terzo della notte
- la crisi risulta particolarmente impressionante: il bambino sembra in preda al terrore, non risponde ai genitori e non è consapevole di quanto sta accadendo
- non è una malattia
- si manifesta per una attivazione del sistema limbico non causata da vissuti emotivi, traumi o problemi relazionali
- non è richiesta nessuna cura medica
- le crisi generalmente cessano spontaneamente in adolescenza
- avere il pavor notturno non aumenta le possibilità di epilessia nel bambino né lascia altre conseguenze cliniche.
Classificazione delle parasonnìe
Le parasonnìe sono disordini del sonno che possono manifestarsi in modo parossistico (con andamento occasionale ed eventi acuti) nell’addormentamento, durante le fasi di sonno REM o quelle di sonno non REM.
Sono condizioni benigne, dovute ad un’anomala attivazione durante il sonno di sistemi fisiologici normalmente attivi quando siamo svegli e vigili. Ciò significa che chi ne soffre ha un comportamento fisico o verbale insolito: parla nel sonno, si può alzare dal letto e camminare, compiere movimenti scomposti e bruschi, …
Esistono diverse classificazioni delle parasonnìe, ma per semplicità è utile limitarci a distinguerle in base alla fase del sonno in cui si manifestano:
- sonnolenza
- spasmus nutans
- jactatio capitis
- sonno non REM
- sonniloquio
- sonnambulismo
- pavor nocturnus
- bruxismo
- sonno REM
- incubi notturni
- paralisi nel sonno
- disturbo comportamentale della fase REM
Le parasonnìe che compaiono durante la fase di sonno non REM si manifestano generalmente nelle prime ore della notte e riguardano in particolar modo i bambini; generalmente si tratta di disturbi benigni, più frequenti nel sesso maschile, di cui spesso esiste una familiarità (cioè altri membri della stessa famiglia hanno sofferto di un disturbo del sonno da piccoli) e di regola il bambino non ricorda l’accaduto.
Di contro le parasonnìe della fase di sonno REM si verificano nella seconda parte della notte e sono più comuni tra gli adulti; anche queste hanno carattere di benignità, con l’eccezione del solo disturbo comportamentale della fase REM che si è dimostrato in taluni casi precedere di circa 5-10 anni lo sviluppo di alcune malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson o la demenza a corpi di Lewy.
Le fasi del sonno
Il sonno si compone essenzialmente di tre diverse fasi:
- veglia
- sonno non-REM
- sonno REM
a sua volta suddivisi in 4 fasi di sonno non-REM (fasi 1, 2, 3, 4) ed una fase 5 di sonno REM.
A questa fasi corrispondono specifiche attività elettriche del nostro cervello, che sono state rilevate e misurate negli studi sul sonno grazie all’ausilio dell’elettroencefalogramma (EEG), insieme a diversi parametri come
- il movimento degli occhi,
- la regolazione della frequenza del respiro e dei battiti del cuore,
- la tonicità/rilassamento dei muscoli,
- …
Nella realtà non esiste una suddivisione così netta, e capita che queste fasi o stadi possano sovrapporsi, per esempio attraverso una combinazione di veglia e sonno insieme: si ritiene che sia proprio in queste situazioni che potrebbero svilupparsi le parasonnìe.
Cause
Ad oggi si sa ancora poco circa le cause e la patogenesi delle parasonnìe; il pavor notturno si osserva in bambini dai 3 ai 7 anni d’età, con una spiccata preferenza per il sesso maschile (in rapporto di 3 a 1).
Negli adulti le manifestazioni di pavor notturno sono rare e possono essere espressioni di disturbi neurologici non noti al paziente, che richiedono indagini diagnostiche opportune.
La crisi del pavor notturno sembrerebbe essere, come le altre parasonnìe, la conseguenza dell’attivazione del sistema nervoso che va a stimolare muscoli e vie del sistema nervoso vegetativo. La crisi è causata dall’attivazione del sistema limbico, probabilmente dell’amigdala, ossia quella zona del cervello situata nel lobo temporale che regola le nostre emozioni, in particolare la paura.
Il sistema limbico non si attiva a causa di un disturbo neurologico, né per un problema di natura affettiva o relazionale, quindi per dare una spiegazione razionale e scientifica dell’accaduto non è necessaria alcuna valutazione psicologica o medica del piccolo paziente.
È probabile che un certo grado di stress o fatica possa influenzare lo sviluppo di una crisi di pavor notturno, come si verifica in particolari condizioni predisponenti come ad esempio:
- febbre alta
- vescica piena
- apnee notturne
- alterazioni elettrolitiche (ad esempio uno stato di acidosi)
- asma
- reflusso gastro-esofageo
- infezioni dell’orecchio
- mancanza di sonno
- stimolazioni sonore o luminose fastidiose durante il riposo notturno
- ingrossamento delle adenoidi
- attività fisica intensa
Sintomi
La crisi di pavor notturno si manifesta nella prima metà della notte, durante il sonno profondo. I genitori vengono svegliati all’improvviso dalle grida del proprio figlio e, una volta recatisi nella sua cameretta, lo vedranno:
- seduto in mezzo al letto
- agitarsi, spesso compiendo violenti movimenti con le mani, come se tentasse di respingere qualcosa,
- che grida, piange, a volte singhiozza.
Può inoltre apparire
- sudato
- pallido o paonazzo in volto
- con il respiro corto e frequente (tachipnea)
- con il polso accelerato (tachicardia)
- con le pupille dilatate (midriasi)
- con i muscoli tesi e irrigiditi.
La scena può risultare impressionante agli occhi dei genitori, che non di rado vengono sopraffatti dall’ansia nel vedere il loro piccolino come in preda ad uno stato di terrore inconsolabile: se lo chiamano non risponde, non li vede, non li riconosce, anche se ha gli occhi aperti e sbarrati, fissi nel vuoto; in alcuni casi può verificarsi anche enuresi (il bambino fa la pipì a letto).
Il motivo per cui il bambino non risponde agi stimoli è che, in realtà, anche durante la crisi non è sveglio, pur vivendo piuttosto un sonno disturbato.
Al termine della crisi, il piccolo torna a dormire profondamente e tranquillamente, ed il mattino al risveglio non ricorderà nulla dell’accaduto; qualora i genitori tentassero di svegliarlo durante la crisi, magari nel tentativo di tranquillizzarlo, è possibile che si scateni un effetto controproducente: il bambino svegliato forzatamente, vedendo l’angoscia sui volti dei genitori (per lui inspiegabile, poiché ignaro dell’accaduto), ne conserverà il ricordo con terrore.
Si raccomanda quindi di non abbracciare, toccare o parlare con toni di allarmismo al bambino in questi momenti, per non aumentare il suo stato di terrore.
I genitori devono tenere a mente che si tratta di una condizione benigna e che dopo la crisi vedranno il loro bambino ridistendersi, rilassarsi e dormire serenamente, ed al mattino successivo non ricordare nulla.
Quanto dura?
La crisi non deve destare particolare preoccupazione nei genitori: solitamente si esaurisce in una manciata di minuti sebbene, talvolta, possa durare più a lungo, per circa 10 minuti o al massimo mezzora.
Complicanze
Il pavor notturno è una condizione benigna e transitoria, innocua, che non deve destare alcuna preoccupazione nei genitori: né subito dopo l’accaduto, né negli anni successivi il pavor notturno lascia conseguenze nel piccolo paziente.
Chi da piccolino abbia sofferto di pavor notturno generalmente non presenta più questo tipo di disturbo una volta cresciuto, già a partire dai 10 anni: il pavor notturno infatti tende a scomparire spontaneamente con l’età.
Diagnosi
Le parasonnìe non richiedono particolari indagini diagnostiche, se non nei casi in cui via siano dubbi sulla possibilità di crisi convulsive notturne o altre patologie (vedi diagnosi differenziale).
Il medico di famiglia o il pediatra valuta con attenzione il racconto della crisi riferita dai genitori e può richiedere, nei casi incerti, un esame elettroencefalografico (EEG) per tutta la notte o una registrazione polisonnografica, per escludere manifestazioni di natura epilettica o altro.
Diagnosi differenziale
Il pavor notturno non va confuso con altre parasonnìe o disturbi di altra natura, come ad esempio
- sonnambulismo
- incubo
- convulsioni
- attacco di panico
- crisi respiratoria
- tic
- tremori essenziali
Gli incubi, così come i sogni, non sono presenti durante la fase non-REM del sonno, ossia durante quella fase del riposo notturno che corrisponde al sonno profondo ed in cui, come abbiamo già detto, si può scatenare il pavor notturno.
Cosa fare?
Non esistono né sono consigliabili terapie mediche con farmaci per il trattamento del pavor notturno.
Così come per i sonnambuli, i bambini che soffrono di pavor notturno non vanno svegliati durante una crisi. Se lo si sveglia nel tentativo di rassicurarlo, il piccolo potrebbe provare ancora più paura alla vista dei genitori angosciati per lui. Conclusa la crisi, infatti, il bambino torna a dormire serenamente come se nulla fosse ed al risveglio al mattino, non avrà nessun ricordo dell’accaduto.
Ciò che i genitori possono fare è invece vegliare sul figlio per prevenire che si faccia male o cada a seguito di movimenti bruschi ed inconsapevoli durante la crisi, mantenendo un tono di voce basso, pacato e rassicurante.
È utile inoltre:
- rendere sicura la casa, ad esempio bloccando porte e/o scale, togliere oggetti con cui il bambino possa venire a contatto e ferirsi o inciampare
- dare ai propri figli una corretta igiene del sonno, ad esempio
- mandandoli a letto sempre alla stessa ora,
- evitare l’assunzione di bibite eccitanti alla sera (ad esempio bibite gassate a base di cola),
- ridurre l’uso della tv o altri strumenti tecnologici prima del riposo notturno (tablet, cellulari, computer, ..)
- non raccontare dell’accaduto il giorno dopo, per non suscitare un possibile stato d’ansia nel piccolo paziente
I rari casi di pavor notturno che persistono anche in età adolescenziale o adulta possono richiedere una terapia con ansiolitici o antidepressivi al fine di ridurre la frequenza delle crisi e cercare di normalizzare il sonno.
A cura della Dr.ssa Tiziana Bruno, medico chirurgo
Bibliografia
- Ellington E. It’s Not a Nightmare: Understanding Sleep Terrors. J Psychosoc Nurs Ment Health Serv. 2018 Aug 01;56(8):11-14.
- Kim DS, Lee CL, Ahn YM. Sleep problems in children and adolescents at pediatric clinics. Korean J Pediatr. 2017 May;60(5):158-165.
- Ngoc L. Van Horn; Megan Street. Night Terrors. StatPearls Publishing;March 2, 2019.
Articoli ed approfondimenti
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