Piattole (pidocchi del pube): foto, cause e rimedi

Introduzione

Le pediculosi sono forme d’infestazione sostenute dal pidocchio, un insetto molto piccolo la cui sopravvivenza è strettamente legata alla permanenza sulla cute dell’uomo; si tratta in altre parole di un parassita, ossia un organismo che per vivere necessita dello stretto contatto con l’ospite da cui trae il proprio nutrimento (parassita obbligato).

Il pidocchio è un insetto di colore bianco-grigiastro, privo di ali, con un corpo dalla forma tipicamente appiattita e zampe ad uncino che gli consentono di aderire fermamente agli annessi cutanei dell’ospite (capelli e peli in generale). È dotato di uno speciale apparato buccale che gli consente di perforare la cute e aspirarne il sangue, di cui si nutre.

Il pidocchio ha come ospite pressoché esclusivo l’essere umano, ciò significa che gli animali domestici non possono trasmettere all’uomo questa specifica parassitosi (anche se possono essere portatori di altre forme di vita nocive, causa di zoonosi).

Le pediculosi pubiche, nello specifico, sono forme di pediculosi che colpiscono l’area prossima alle spine iliache inferiori, ovvero della zona subito superiore al pene nel maschio e del monte di Venere nella femmina.

Cosa sono le piattole?

Il termine “pidocchio” si utilizza nel linguaggio comune per parlare di un parassita che può infestare diverse zone del corpo, dal cuoio capelluto al pube; in realtà quello dei pidocchi è un ordine di insetti che conta almeno 3 specie diverse, ciascuna caratterizzata da un differente distretto corporeo di proliferazione:

  • Phtirus pubis — è anche detta “piattola” per la sua forma appiattita, ed è responsabile delle localizzazioni genitali e pubiche.
  • Pediculus humanus capitis — è la specie più diffusa, ed è quella responsabile della pediculosi del capo.
  • Pediculus humanus corporis — è una specie simile per forma al pidocchio del capo, ma a differenza di esso infesta zone diverse (biologicamente parlando si tratta di una diversa sottospecie).

Ciclo di vita

I pidocchi si nutrono del sangue umano, sono quindi forme di vita inquadrabili come “parassiti obbligati”, ovvero vincolati dalla permanenza su di un ospite per il loro sostentamento. Il loro ciclo di vita è suddiviso in 3 fasi:

  • Uovo (lendine)
  • Ninfa (forma immatura)
  • Pidocchio adulto (forma matura, capace di riproduzione)

Una volta venuto a contatto con la sede pubica il pidocchio vi aderisce tenacemente utilizzando le proprie zampe ad uncino. Depone quindi le proprie uova alla radice del pelo, ricoprendole di una speciale cera particolarmente tenace (la chitina, assimilabile ad una colla biologica) per stabilizzarne il contatto con gli annessi cutanei. Tale sostanza è difficile da sciogliere anche utilizzando i detergenti convenzionali, per cui la sola igiene intime non è sufficiente a liberarsi del parassita.

La femmina depone circa tre uova al giorno, indicativamente tra le 24 e le 48 ore successive all’accoppiamento; le uova impiegano 6–8 giorni per schiudersi, determinando la nascita della ninfa che, nutrendosi di sangue dell’ospite, matura e cresce e diventando a sua volta adulta e acquisendo la capacità riproduttiva (in 10-17 giorni).

Gli adulti vivono fino a 30 giorni e consumano un pasto di sangue 4-5 volte al giorno. Lasciate a sé stesse è quindi evidente il rapido aumento del numero di parassiti che può svilupparsi in pochi giorni.

Foto

Come si riconoscono?

Le piattole adulte sono lunghe 1,5–2,0 mm e di forma appiattita (sono più schiacciate e larghe rispetto ai pidocchi della testa e del corpo); se si osservano piccoli insetti in movimento a livello pubico è ragionevole pensare che si tratti di piattole (anche se ad occhio nudo può essere difficile individuarli, a meno che non si presentino più gonfi a seguito di un pasto recente).

Come si prendono?

La pediculosi pubica si trasmette esclusivamente mediante contatto stretto, che non necessariamente è di tipo diretto: letti poco puliti, spogliatoi pubblici o biancheria contaminata possono infatti rappresentare una fonte di contagio. È altresì possibile la trasmissione per via diretta, quindi durante rapporti sessuali con soggetti già infestati da pidocchi nella zona genitale. A tal proposito è opportuno ricordare che, in caso di parassitosi particolarmente intense ed avanzate, vi possono essere localizzazioni secondarie anche sui peli di:

  • ascelle,
  • gambe,
  • petto.

In tutti questi casi è comunque possibile il contagio.

Pregiudizi e domande frequenti sulla pediculosi pubica

Come “nascono” le piattole?

La presenza di pidocchi, siano essi del capo, del pube o presenti in altre regioni corporee, è sempre dovuta ad un contagio avvenuto per contatto con un altro ospite (per esempio un partner sessuale) o con fomiti (ossia oggetti e superfici contaminate, come asciugamani, spogliatoi, letti, …).

Quanto durano?

Se non curata l’infestazione NON può andare incontro a risoluzione.

I pidocchi possono in qualche modo “saltare” da un individuo all’altro?

No, non è possibile. Il contagio avviene per contatto stretto, anche se non deve per forza avvenire in via diretta: possono infatti essere veicoli di scambio alcuni effetti personali come biancheria intima, asciugamani, vestiti.

Le piattole infestano solamente le persone con una scarsa igiene personale?

No, l’igiene non ha nulla a che fare con l’infestazione. Qualsiasi individuo può essere infestato, sia che esso sia “sporco” piuttosto che “pulito”. Misure igieniche stringenti non rappresentano fonte di protezione, per cui in presenza di un rischio concreto di infestazione occorre effettuare frequenti controlli ed eventualmente attivare un adeguato protocollo terapeutico.

La trasmissione può avvenire solamente tra sessi diversi?

No, il genere non rappresenta un fattore determinante nella trasmissione del parassita.

L’utilizzo del preservativo protegge dai pidocchi?

No, il preservativo in nessun caso può proteggere dalla parassitosi da pidocchio, perché non protegge dal contatto con le zone di cute dimora del parassita.

Quanto sopravvivono nell’ambiente?

I pidocchi adulti si trovano quasi esclusivamente sull’ospite umano perché richiedono un costante apporto di sangue per sopravvivere; in assenza dell’ospite muoiono entro 24-48 ore.

Segni e sintomi

Quando il pidocchio punge la cute dell’ospite inocula una piccola quantità di saliva che contiene, tra le diverse sostanze, una quota di anestetico. Durante l’infestazione, ed in particolar modo nel giro di qualche settimana, si monta una risposta allergica nei confronti della saliva del pidocchio che determina un crescente senso di prurito, talvolta associato a linfadenopatia locale (linfonodi ingrossati).

Il prurito in fase iniziale è limitato alla zona pubica (o comunque alla sede di infestazione, che può essere ad esempio anche l’area perianale o quella inguinale), mentre con il progredire della risposta allergica si diffonde anche alle regioni circostanti.

La saliva del pidocchio contiene anche una parcella di sostanza anticoagulante, che una volta inoculata determina la formazione di macule di colore pallido (maculae ceruleae); il riscontro di tali lesioni, anche se infrequente, è estremamente caratteristico dell’infestazione.

Diagnosi

La pediculosi pubica si diagnostica attraverso una clinica suggestiva (prurito della zona pubica) accompagnata sia dal riscontro delle lendini (uova di pidocchio) e/o dell’insetto adulto: in assenza di queste caratteristiche non si può fare diagnosi.

Il Dermatologo, il medico specialista che si occupa anche di questo tipo di condizione, può avvalersi di strumenti come lenti d’ingrandimento e dermatoscopio (un piccolo strumento specialistico dotato di lente d’ingrandimento e luce).

Dermatoscopio tenuto in mano da un dermatologo

iStock.com/Kateryna Kukota

Rimedi

Per il trattamento della pediculosi pubica in commercio sono disponibili numerosi prodotti, tra cui creme, lozioni e polveri contenenti principi attivi ad azione antiparassitaria, tra i quali spiccano per efficacia piretrine e la permetrina su tutti

In associazione all’applicazione di prodotti specifici è essenziale ricorrere all’uso scrupoloso di un pettine a denti stretti, utile ad eliminare i pidocchi e soprattutto le uova; questo processo può essere coadiuvato dall’applicazione di detergenti (o di una semplice soluzione di acqua e aceto) in grado di favorire la dissoluzione della chitina che lega le lendini al pelo.

L’intero procedimento va ripetuto a distanza di 7-10 giorni per uccidere gli eventuali pidocchi sopravvissuti e nati dalle uova schiuse dopo il primo trattamento, prima che ne vengano deposte ulteriori.

Oltre al trattamento locale dell’infezione, di cui andranno tassativamente informati i propri partner, per una corretta risoluzione sarà necessario anche:

  • Lavare correttamente anche la propria biancheria (intimo, asciugamani, lenzuola…).
  • Sterilizzare eventuali oggetti utilizzati nei pressi delle aree interessate.

Nel caso di indumenti non lavabili ad alte temperature è possibile riporli in sacchi da lasciare chiusi un paio di settimane.

Prevenzione

Le pediculosi pubiche sono condizioni facilmente prevenibili mediante semplici regole fondate su buon senso ed una corretta igiene della persona (volta in questo caso a evitare situazioni a rischio e, nel peggiore dei casi, una diagnosi precoce).

Misure utili per la prevenzione sono:

  • Prestare attenzione al proprio/ai propri partner.
  • Evitare lo scambio di indumenti intimi o di effetti personali.
  • Evitare il contatto diretto della cute con gli ambienti pubblici particolarmente affollati (ad esempio sedie, o la tavoletta del water).

Va comunque sottolineato che, a differenza della pediculosi del capo, per quella del pube la modalità di contagio principale è il contatto diretto, per cui è doveroso ricordare che i rapporti sessuali a rischio andrebbero evitati.

Fonti e bibliografia

 

A cura del Dr. Marco Cantele

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.