- Introduzione
- Cause
- Sintomi
- Quando rivolgersi al medico
- Complicazioni
- Diagnosi
- Cura
- Fonti e bibliografia
Introduzione
Il pericardio è una sottile membrana che avvolge il cuore; è costituito da 2 strati che si ripiegano l’uno sull’altro consentendo così la raccolta di una piccola quantità di liquido (circa 50 ml) con funzione di lubrificazione.
L’infiammazione del pericardio prende il nome di pericardite, che viene classificata in base alla durata della condizione:
- pericardite acuta, meno di una settimana,
- pericardite subacuta, tra 7 giorni e 3 mesi,
- pericardite cronica, più di 3 mesi.
Si parla infine di pericardite ricorrente quando si verifica in modo intermittente, con periodi di lunghezza variabile liberi dalla malattia.
Tra le cause più comuni si annoverano le infezioni (virali, batteriche, fungine), l’infarto e procedure di chirurgia cardiaca.
Uno dei sintomi più caratteristici è il dolore toracico, facilmente confuso con quello di un infarto.
Nella maggior parte dei casi la pericardite è lieve e si risolve da sola con il riposo o terapie di breve durata, mentre in alcuni pazienti è richiesto un approccio più aggressivo volto alla prevenzione delle possibili complicanze; la prognosi della condizione dipende dallo stato di salute del soggetto, oltre che dall’origine dell’infiammazione:
- la pericardite di origine virale, la più comune, è quella a prognosi migliore e in genere guarisce nel giro di un paio di settimane,
- mentre un decorso più grave caratterizza la pericardite successiva ad infarto del miocardio ed in generale le forme croniche.

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Cause
Le possibili cause di pericardite sono numerose:
- Infezioni:
- Virus: rappresentano la causa più frequente di pericardite, principalmente ad opera di Coxsackie-virus, adenovirus e virus dell’epatite. Nel caso in cui l’origine sia virale, è frequente che, prima del manifestarsi della pericardite, il paziente accusi sintomi influenzali.
- Batteri, primi fra tutti streptococco e pneumococco, ma è nota anche la pericardite tubercolare (tipica dei pazienti affetti da tubercolosi).
- Miceti, ad esempio del genere Candida.
- Parassiti
- Patologie autoimmuni: in questo caso la pericardite non è una manifestazione isolata, ma generalmente si associa ad altre patologie come
- Malattia reumatica
- Lupus eritematoso sistemico
- Artrite reumatoide
- Spondilite anchilosante
- Sclerodermia
- Farmaci:
- Procainamide (antiaritmico)
- Fenitoina (antiepilettico)
- Isoniazide (antibiotico utilizzato per la cura della tubercolosi)
- Warfarin (anticoagulante)
- Infarto miocardico: Una pericardite può svilupparsi anche in seguito ad un infarto, sia nell’immediato che a distanza di mesi (in questo secondo caso si parla di sindrome di Dressler).
- Radiazioni ionizzanti: In questo caso la pericardite si verifica in soggetti sottoposti a radioterapia del torace (per esempio pazienti in trattamento per tumore della mammella o linfomi).
- Traumi al torace, accidentale o post-chirurgico.
- Insufficienza renale.
- Ipotiroidismo.
- Gravidanza.
La realtà è purtroppo che in molti casi è difficile quando non addirittura impossibile determinare la causa scatenante; si stima che la gran parte delle pericarditi sia di origine virale, ma quando non si riesce ad individuare l’origine dell’infiammazione si parla genericamente di pericardite idiopatica (diagnosi di esclusione).
Sintomi
La pericardite può essere paucisintomatica, ovvero presentarsi con sintomi lievi e generici, o addirittura asintomatica (priva di sintomi).
Quando presenti i sintomi possono comprendere:
- dolore toracico
- febbre
- ipotensione (pressione bassa)
- tachipnea (frequenza respiratoria elevata)
- tachicardia (frequenza cardiaca elevata)
- nausea
- gambe e piedi gonfi (edema degli arti inferiori).
Il dolore è il sintomo più caratteristico della pericardite: inizia in modo improvviso, peggiorando durante i colpi di di tosse, i respiri profondi (in conseguenza dell’aumento dei pressione) e in posizione distesa; si localizza a livello del torace (dietro lo sterno), ma può risalire coinvolgendo anche collo e spalla sinistra (dolore riflesso).
Una posizione seduta, con il busto leggermente in avanti è spesso in grado di offrire un certo sollievo al paziente, ma è di fatto molto difficile distinguere l’insorgenza di una pericardite da un infarto sulla base dei soli sintomi.
Quando rivolgersi al medico
Poiché i sintomi della pericardite sono comuni ad altre gravi patologie cardio-respiratorie, si raccomanda di cercare immediatamente assistenza medica in caso di dubbi, lasciando al personale sanitario l’onere della diagnosi.
Complicazioni
Le possibili complicanze dipendono dalla tipologia dell’infiammazione e la stessa pericardite cronica è considerata una complicazione della forma acuta; è considerata cronica se persiste per oltre 6 mesi e può ulteriormente essere classificata in
- Costrittiva: l’infiammazione continua del pericardio porta la membrana a diventare fibrotica, termine che indica che il normale tessuto viene gradualmente ma irreversibilmente sostituito da un tessuto rigido, incapace di garantire al cuore la necessaria capacità di espansione richiesta per un’adeguata raccolta di sangue. La conseguenza è che il cuore potrà pompare meno sangue nelle arterie, mentre una quantità notevole continuerà ad accumularsi nelle vene. Questo processo, protraendosi nel tempo, porterà allo sviluppo di uno scompenso cardiaco.
- Essudativa: il continuo insulto infiammatorio porta ad un lento accumulo di liquido tra i 2 foglietti che formano il pericardio. In questo caso la malattia può persistere senza che il paziente avverta sintomi, se non un leggero senso di “peso” e/o “pienezza” a livello del torace, subito dietro lo sterno. Quando tuttavia la quantità di liquido diventa importante si manifestano i sintomi franchi di scompenso cardiaco, che in questo frangente viene definito tamponamento cardiaco. Il tamponamento cardiaco si verifica quando il liquido presente nel pericardio diventa così abbondante da andare ad esercitare un’eccessiva pressione sulle pareti del cuore (tale pressione dipende tanto dalla quantità di liquidi presenti quanto dalla velocità con cui essi si accumulano). La pressione esercitata sulle pareti cardiache può crescere al punto tale da “comprimerle” rendendone difficoltoso il riempimento da parte del sangue. Nei casi più gravi può portare alla morte per shock, una sindrome legata ad un’insufficiente quantità di ossigeno disponibile ai tessuti, a causa del poco sangue che il cuore è in grado di pompare nel circolo arterioso.
Una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo riducono il rischio di complicanze a lungo termine.
Diagnosi
Il medico può diagnosticare una pericardite grazie a:
- Anamnesi: procedura che consiste nella raccolta dei dati del paziente, approfondendo eventuali patologie pregresse o in corso e analizzando i sintomi lamentati.
- Esame obiettivo: visita medica, in cui il cardine della diagnosi di pericardite consiste nell’auscultazione del cuore.
- Esami del sangue: sono utili oltre che per diagnosticare la pericardite, anche per comprenderne le cause; l’infiammazione è tipicamente caratterizzata da un rialzo degli indici infiammatori (VES e PCR) ed eventualmente dei leucociti, in caso di pericardite infettiva.
- Esami strumentali
- Elettrocardiogramma: esistono segni tipici di pericardite rilevabili all’ECG.
- Ecocardiogramma: Permette di valutare l’eventuale presenza di accumulo di liquido, se abbondante, e di escludere altre cause di scompenso cardiaco.
- Esami di imaging
- Radiografia del torace, che permette di valutare le dimensioni del cuore.
- TAC.
- Risonanza magnetica.
Cura
La terapia varia in base alla causa della pericardite ed alle condizioni cliniche del paziente; nella maggior parte dei casi si tratta fortunatamente di una condizione destinata a risolversi entro qualche settimana e senza lasciare complicazioni, necessitando unicamente della somministrazione di antinfiammatori a supporto del processo di guarigione.
Il ricovero si rende necessario solo nei casi più gravi, quando il paziente presenti:
- patologie concomitanti,
- febbre particolarmente alta,
- rischio di tamponamento cardiaco,
- globuli bianchi particolarmente elevati.
Le possibili opzioni terapeutiche comprendono:
- Farmaci: La terapia farmacologica viene normalmente proseguita per circa 7-14 giorni, ma nel caso in cui i sintomi persistano viene continuata fino alla scomparsa degli stessi.
- Antinfiammatori non steroidei (come l’ibuprofene) e/o antidolorifici (spesso si ricorre agli oppiacei, molto efficaci nel controllare il dolore, ma utilizzabili solo per brevi periodi).
- Colchicina (molecola ad azione antinfiammatoria che viene spesso utilizzata, in associazione agli antinfiammatori non steroidei, per prevenire le ricadute in caso di pericardite ricorrente).
- Antibiotici (utili quando la pericardite abbia origine batterica).
- Corticosteroidi (usati solo quando strettamente necessario, in quanto il trattamento a lungo termine ed alte dosi è associato allo sviluppo di numerosi effetti collaterali)
- Chirurgia: È necessario ricorrevi solo in casi particolarmente gravi e può consistere in:
- Pericardiocentesi (aspirazione del liquido in eccesso presente nel pericardio, che si effettua in caso di tamponamento cardiaco o pericardite cronica essudativa);
- Pericardiectomia (consiste nella rimozione del pericardio, si effettua in caso di pericardite cronica costrittiva).
Fonti e bibliografia
- Rugarli. Medicina interna sistemica
A cura della Dr.ssa Maria Teresa Bitonti, medico chirurgo