- Cos’è la polimialgia reumatica?
- Cause: è una malattia autoimmune?
- Sintomi
- Conseguenze e complicazioni
- Diagnosi
- Cura
- Fonti e bibliografia
Cos’è la polimialgia reumatica?
La polimialgia reumatica è una condizione infiammatoria che colpisce principalmente pazienti di età superiore ai 50 anni, con una maggiore incidenza nelle donne.
Questa patologia si caratterizza per dolori muscolari intensi e rigidità, che interessano soprattutto le spalle, il collo e le anche.
I sintomi tendono a manifestarsi in modo simmetrico su entrambi i lati del corpo e sono spesso più intensi al mattino o dopo periodi di inattività.
Oltre al dolore e alla rigidità, le persone affette da polimialgia reumatica possono sperimentare
- affaticamento,
- febbricola,
- perdita di appetito,
- perdita di peso
- e una sensazione generale di malessere.
La causa esatta della polimialgia reumatica non è completamente compresa, ma si ritiene che fattori genetici e ambientali possano giocare un ruolo importante.
Il trattamento standard prevede l’uso di corticosteroidi a basso dosaggio, che in genere portano a un rapido miglioramento dei sintomi. Tuttavia, la terapia può essere necessaria per diversi mesi o anni, e richiede un attento monitoraggio per gestire potenziali effetti collaterali.
Si guarisce?
La patologia presenta generalmente un decorso favorevole, grazie sia all’efficacia dei trattamenti farmacologici che alla sua naturale propensione alla remissione spontanea, sebbene quest’ultima possa richiedere tempi considerevoli in assenza di terapia mirata.
Cause: è una malattia autoimmune?
La polimialgia reumatica non sembra essere una malattia autoimmune, ma ad oggi le cause non sono ancora state chiarite; è relativamente rara (in Italia, la prevalenza della patologia si attesta intorno ai 13 casi ogni 100.000 persone).
Sono due i fattori chiave che sembrano giocare un ruolo chiave nel suo sviluppo:
- Predisposizione genetica.
- Fattori ambientali: È interessante notare che i nuovi casi di polimialgia reumatica tendono a presentarsi a ondate, spesso seguendo un pattern stagionale. Questo fa pensare che possa esserci un fattore scatenante ambientale, come un virus, che fa da innesco. Tuttavia, finora nessun virus specifico è stato identificato come il colpevole diretto.
In sostanza, la polimialgia reumatica sembra essere il risultato di una complessa interazione tra la nostra genetica e l’ambiente che ci circonda, un po’ come un puzzle di cui non abbiamo ancora tutte le tessere.
Diffusione e fattori di rischio
La malattia interessa principalmente soggetti di età superiore ai 50 anni, con un’incidenza che si accentua notevolmente dopo i 70 anni. È interessante notare che in altre nazioni la frequenza della patologia risulta significativamente più elevata.
Si osserva inoltre una maggiore predisposizione nel genere femminile, con una percentuale di casi più alta rispetto a quello maschile.
Sintomi
Il sintomo più comune della polimialgia reumatica consiste nello sviluppo di rigidità e dolore muscolare che colpisce tipicamente
- spalle,
- collo,
- fianchi.
L’insorgenza è rapida, nell’arco di pochi giorni o settimane al massimo, e in genere sono colpiti in modo simmetrico entrambi i lati del corpo.
La rigidità spesso peggiora la mattina dopo il risveglio, per migliorare gradualmente dopo circa 45 minuti con il movimento.
Ad accompagnare il dolore spesso sono anche presenti:
- stanchezza severa
- riduzione di appetito e, conseguentemente, di peso.
Conseguenze e complicazioni
Purtroppo molti pazienti sviluppano un sentimento depressivo a causa della persistenza dei sintomi, che può limitare la qualità di vita nel quotidiano, rendendo particolarmente ostico e doloroso compiere azioni comuni come vestirsi e salire/scendere dall’auto. Anche la qualità del sonno può venire meno.
Arterite temporale
Fino a un paziente su 5 sviluppa una condizione più grave chiamata arterite temporale (nota anche come arterite a cellule giganti), caratterizzata da un’infiammazione delle arterie di capo e collo. I sintomi dell’arterite temporale possono includere:
- un mal di testa nuovo o frequente con insorgenza improvvisa (il fastidio viene avvertito anche a livello del cuoio capelluto)
- dolore ai muscoli della mascella o alla lingua quando si mangia o si parla
- disturbi della vista, come visione doppia o diminuzione della capacità visiva.
A differenza della polimialgia reumatica, l’arterite temporale richiede cure mediche immediate: se non trattata rapidamente può evolvere in complicazioni gravi come ictus o cecità.
Per approfondire: Arterite temporale
Diagnosi
La diagnosi della polimialgia reumatica è un processo complesso che richiede molteplici esami diagnostici. Questa complessità deriva dalla somiglianza dei suoi sintomi con quelli di patologie più comuni, come l’artrite reumatoide, che devono essere escluse preliminarmente.
Nonostante l’assenza di un test specifico, a seguito della visita medica si procede in genere a una serie di esami del sangue che possono comprendere marker infiammatori sistemici, come
Valori normali di entrambi i parametri rendono improbabile la diagnosi di polimialgia reumatica, tuttavia si possono riscontrare casi in cui la VES è nella norma mentre la PCR è elevata, scenario che suggerisce una maggiore probabilità di polimialgia reumatica.
È importante notare che l’infiammazione è un segno comune a numerose patologie, pertanto livelli elevati non sono necessariamente indicativi di polimialgia reumatica.
Altri esami del sangue vengono prescritti per valutare ed escludere ulteriori ipotesi, come infezioni, funzionalità degli organi (in particolare i reni) e attività tiroidea, la cui disfunzione può causare dolori muscolari.
L’esame delle urine può essere richiesto per valutare la funzionalità renale, mentre indagini radiografiche ed ecografiche possono essere impiegate per esaminare lo stato di ossa e articolazioni.
Dopo aver escluso altre possibili condizioni, la diagnosi può essere confermata con relativa certezza se si soddisfano tutti i seguenti criteri:
- Età superiore ai 50 anni
- Dolore a livello scapolo-omerale o coxo-femorale
- Rigidità mattutina di durata superiore a 45 minuti
- Persistenza dei sintomi per più di due settimane
- Analisi ematiche indicative di elevati livelli di infiammazione
- Rapida remissione dei sintomi in seguito al trattamento con cortisonici.
Cura
Il trattamento di elezione per la polimialgia reumatica è la terapia steroidea (cortisone) e tra i farmaci più prescritti figurano prednisone e prednisolone.
Questi medicinali agiscono inibendo l’effetto di alcune sostanze chimiche responsabili dell’infiammazione nell’organismo. Pur non essendo una cura definitiva per la polimialgia reumatica, questo farmaco può attenuarne significativamente i sintomi.
Vengono somministrati per via orale; il trattamento inizia di solito con una dose moderata e, se il paziente risponde bene alla terapia e i sintomi sono sotto controllo, la dose viene gradualmente ridotta ogni 1-2 mesi.
Sebbene un miglioramento dei sintomi sia spesso riscontrabile entro pochi giorni dall’inizio del trattamento, è probabile che sia necessario continuare l’assunzione di una dose bassa di prednisolone per circa 2 anni.
Dopo questo periodo, la polimialgia reumatica tende spesso a migliorare spontaneamente, anche se esiste la possibilità di una recidiva dopo l’interruzione del trattamento.
È fondamentale non interrompere bruscamente l’assunzione di farmaci steroidei senza il parere del medico. Una sospensione improvvisa della terapia steroidea può infatti causare gravi effetti collaterali.
È possibile curarla senza cortisone?
In alcuni casi altri farmaci possono essere associati ai corticosteroidi per prevenire le recidive o consentire una riduzione del dosaggio di prednisolone, mentre è più complesso, benché possibile, fare a meno del cortisone.
Per alcuni pazienti, si ricorre alla prescrizione di farmaci immunosoppressori, come il metotrexato; questo medicinale agisce modulando il sistema immunitario, ovvero le difese naturali dell’organismo contro infezioni e malattie.
L’uso di immunosoppressori può risultare particolarmente utile per i pazienti affetti da polimialgia reumatica che presentano frequenti ricadute o che non rispondono adeguatamente alla terapia steroidea standard.
Durante la fase di riduzione graduale del dosaggio di prednisolone il medico potrebbe suggerire l’assunzione di analgesici, come il paracetamolo, per alleviare il dolore e la rigidità muscolare.
Meglio il riposo o il movimento?
Nella gestione della polimialgia reumatica sia l’attività fisica che il riposo giocano un ruolo cruciale (fonte: Arthritis Foundation).
- Mantenersi in movimento con una certa regolarità è fondamentale per preservare la mobilità delle articolazioni, la tonicità muscolare e la funzionalità generale. Tra le attività più indicate ci sono le passeggiate, l’uso della cyclette e gli esercizi in acqua.
- D’altra parte, non bisogna sottovalutare l’importanza del riposo: concedere al corpo pause adeguate è essenziale per recuperare dopo l’attività fisica e le altre incombenze quotidiane.
In sostanza, la chiave sta nel trovare il giusto equilibrio tra movimento e riposo, creando una routine su misura che tenga conto delle proprie esigenze e limitazioni. Questo approccio bilanciato e personalizzato può contribuire significativamente a migliorare la qualità di vita di chi convive con la polimialgia reumatica.
Fonti e bibliografia
Articoli ed approfondimenti
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