Protrusione discale: cause, sintomi e cura

Premessa

Quando si parla di protrusione discale e di discopatia in generale è comune imbattersi in frequenti imprecisioni ed inesattezze; questo gruppo di patologie della colonna vertebrale vengono infatti regolarmente scambiate per significato, anche se il quadro della malattia è in realtà ben chiaro ed univoco.

Per fare chiarezza è necessario innanzitutto definire la discopatia: tale termine si utilizza in maniera generale per comprendere tutte le condizioni caratterizzate da un’alterazione anatomica o funzionale dei dischi intervertebrali – piccole strutture di forma rotondeggiante (a disco, appunto) poste tra una vertebra e l’altra. Tali alterazioni vanno dalla riduzione in spessore alla vera e propria rottura del disco con l’eventuale fuoriuscita del suo contenuto.

Considerata la posizione e la funzione di queste delicate strutture, non dovrebbe sorprendere che si tratti di uno dei distretti anatomici più frequentemente correlati ad infortunio o a degenerazione: i carichi pesanti e le sollecitazioni – spesso eccessive o esercitate con una postura errata – rappresentano infatti un importante fattore stressante per la colonna vertebrale, che può determinare lombalgie o cervicalgie importanti già dopo i 40 anni di età.

All’interno di questo macro-gruppo di patologie sono comprese le protrusioni discali e le ernie del disco, condizioni simili per manifestazione clinica ma differenti nella patogenesi:

  • protrusione: il disco intervertebrale si sposta dalla posizione anatomica corretta ed impegna la regione di fuoriuscita dei nervi spinali,
  • ernia: il disco si rompe con la fuoriuscita del cosiddetto nucleo polposo.
Anatomia della discopatie

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Cosa significa protrusione discale ad ampio raggio?

Il termine “ampio raggio” indica che il fenomeno di fuoriuscita è rilevante in termini di spostamento del disco.

Cenni di anatomia

La colonna vertebrale costituisce l’impalcatura su cui si impiantano muscoli, legamenti, tendini e ossa a formare il rachide; è formata da 33-34 vertebre, a loro volta composte da un corpo di forma discoidale e da archi che circoscrivono il foro vertebrale (contenente il midollo spinale).

L’articolazione tra le vertebre è per larga parte mediata dai dischi intervertebrali, formazioni fibrocartilaginee contenenti un nucleo polposo aventi il ruolo di ammortizzare e facilitare i movimenti del rachide.

Dalle vertebre, attraverso i fori intervertebrali, fuoriescono i nervi scheletrici che originano dal midollo spinale e si portano ad organi o tessuti periferici.

Cause

Il disco intervertebrale è una formazione delicata che risente degli stress esercitati sul rachide, soprattutto se questi vengono eseguiti in maniera impropria o con una postura scorretta; l’energia derivante da questi eventi stressanti (ad esempio il sollevamento di un peso da terra con carico sulla colonna piuttosto che sugli arti inferiori) può determinare lo spostamento del disco al di fuori dello spazio intervertebrale, determinandone la protrusione sulla zona di fuoriuscita dei nervi spinali.

Tra le principali condizioni che possono condurre a sviluppare una protrusione del disco ricordiamo:

  • sollevamento pesi
  • rotazione repentina del rachide
  • atto del tirare verso di sé
  • atto del piegarsi verso il basso inarcando la schiena

Un disco intervertebrale fuori sede può comprimere i nervi della regione determinando una sintomatologia variabile tra stati di dolore e di anestesia (perdita di sensibilità) o parestesia (alterazione della sensibilità, ad esempio come formicolio).

La sede di fuoriuscita influenza il lato di insorgenza dei sintomi e anche la regione: una protrusione lombare o sacrale causa manifestazioni sull’arto inferiore, mentre a livello cervicale può interessare l’arto superiore.

La protrusione discale può costituire l’inizio di un’ernia del disco, che si verifica quando il disco intervertebrale si rompe definitivamente con la fuoriuscita del nucleo polposo.

Fattori di rischio

I dischi intervertebrali sono per loro natura dei veri e propri cuscinetti su cui ricade ogni evento stressante per la colonna; nel corso della vita del paziente è quindi da considerarsi relativamente inevitabile una loro progressiva degenerazione ed un eventuale indebolimento strutturale.

Sono tuttavia possibili cause di deterioramento discale e quindi di una successiva protrusione:

  • Infortuni a carico della colonna vertebrale
  • Obesità
  • Fumo di sigaretta
  • Abitudini posturali scorrette
  • Vita sedentaria

Sintomi

La protrusione discale può avvenire in qualsiasi parte della colonna vertebrale, dal collo (protrusione cervicale) fino alla regione lombosacrale (protrusione lombare); le regioni inferiori sono quelle più frequentemente colpite da questo tipo di patologia, in virtù del vasto range di movimenti che tale sezione della colonna compie (oltre al peso maggiore che tali segmenti devono sopportare per effetto cumulativo).

La sintomatologia di una protrusione discale è legata a fenomeni meccanico-compressivi che avvengono a carico delle strutture nervose locali quando il disco entra in contatto con esse.

Sono sintomi tipici di una protrusione discale:

  • Dolore continuo, sia locale che diffuso agli arti
  • Dolore che peggiora di notte, o assumendo determinate posizioni
  • Dolore che peggiore con alcuni specifici movimenti del rachide
  • Senso di anestesia, sovente limitato ad un solo emisoma (una sola metà del corpo)
  • Senso di formicolio, sovente limitato ad un solo emisoma
  • Senso di “pelle cartonata” in ampie losanghe cutanee
  • Senso di debolezza muscolare non altrimenti spiegato

Diagnosi

La diagnosi della protrusione discale inizia con un’accurata anamnesi che riguarda tutti gli ambiti della vita dell’individuo, da quello lavorativo fino a quello delle attività ricreative preferite (ad esempio sport che prevedono il sollevamento di pesi o lavori pesanti); viene quindi effettuato l’esame obiettivo, che prevede un controllo delle regioni dolorose, della funzionalità nervosa e dell’effettiva forza muscolare scheletrica.

Nella maggior parte dei casi il colloquio con il Medico può essere sufficiente a far insorgere un sospetto di protrusione discale, sospetto che può poi venire approfondito mediante l’ausilio delle tecniche di imaging in grado di di visualizzare i rapporti tra ossa, muscoli e strutture nervose della colonna vertebrale.

 

A chi rivolgersi? Quale specialista?

In genere lo specialista che si occupa delle discopatie, ivi compresa la protrusione discale, è un neurochirurgo od un ortopedico.

Trattamento

Le possibilità di trattamento di una protrusione discale sono diverse e hanno un variabile grado di invasività. Nei casi più semplici può essere sufficiente l’astensione allo sforzo fisico per un periodo di tempo, talvolta accompagnata ad una specifica ginnastica posturale di rinforzo.

Il dolore può essere trattato farmacologicamente con principi attivi che comprendono:

  • Paracetamolo
  • Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
  • Farmaci corticosteroidi in forma locale (infiltrazioni epidurali)
  • Oppiacei
  • Farmaci antiepilettici specifici come il pregabalin, in quanto utili per il trattamento del dolore neuropatico

Qualora vi fosse un fallimento delle suddette tecniche potrà essere valutata l’opzione neurochirurgica, riservata comunque ad una percentuale di casi piuttosto ridotta.

Fonti

 

A cura del Dr. Marco Cantele, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.