- Introduzione
- Significato
- Sintomi
- I sintomi iniziali
- Cause
- Complicazioni
- Terapia e possibili interventi
- Fonti e bibliografia
Introduzione
Il termine “psicosi” è stato coniato in tempi abbastanza recenti ed ha assunto per moltissimi anni l’accezione di follia o di malattia mentale.
La letteratura ha raccontato la psicosi nelle sue tante sfaccettature anche se, per esigenze di scrittura, gli scrittori che se ne sono interessati hanno spesso riadattato e romanzato le principali peculiarità del disturbo. È possibile leggere in numerosi romanzi o in racconti di fantasia, come ad esempio negli scritti di Dick, i Viceré o Don Chisciotte, le vicende di alcuni personaggi che agiscono in modo bizzarro e guardingo o sotto l’effetto di droghe, che combattono i mulini a vento credendoli giganti oppure intenti a spiare se stessi con la convinzione di stare osservando dei perfetti estranei.
Passando dai libri alla realtà, vediamo insieme come possiamo delineare il profilo di un soggetto psicotico e da quali peculiari caratteristiche lo si può riconoscere e distinguere.
Significato
La psicosi può essere definita come un disturbo psichiatrico severo che comporta nel soggetto che ne è affetto una grave perdita di controllo e di contatto con il mondo reale.
Il soggetto psicotico interpreta la realtà circostante sulla base di allucinazioni, deliri e strani pensieri che prendono forma ed esistono solo nella sua testa e, di conseguenza, non corrispondono a quanto realmente avviene intorno a lui.
È un disturbo che colpisce maggiormente gli adolescenti ed i giovani (la sua insorgenza riguarda infatti la fascia di età compresa tra i 15 e i 35 anni).
Sintomi
Le persone che sviluppano il disturbo manifestano un quadro sintomatologico che non è sempre uguale per tutti; ciascun soggetto, infatti, a seconda della gravità dei sintomi e della loro combinazione, presenta una condizione unica benché simile a quella degli altri soggetti con cui condivide la problematica.
Per semplificare l’analisi del disturbo è possibile suddividere didatticamente i sintomi in cinque grandi categorie che fanno riferimento alle aree che risultano maggiormente compromesse. Un episodio psicotico, ossia il manifestarsi del disturbo psicotico, può essere contraddistinto principalmente da:
- Alterazione e confusione delle funzioni mentali: il soggetto vive gli eventi della vita come se fosse uno spettatore passivo, non più in grado di dare un ordine logico né temporale alle cose. Si esprime in modo confuso o poco chiaro e spesso mostra difficoltà nella concentrazione e fatica a ricordarsi di fatti o persone;
- Presenza di deliri o false convinzioni: il soggetto psicotico ha delle convinzioni che non sono attendibili né tanto meno veritiere. Potrebbe pensare ad esempio di essere costantemente spiato o di essere vittima di persecuzioni senza alcun tipo di fondamento reale e mantenere questo suo pensiero radicato anche dopo ripetute spiegazioni o dimostrazioni che ciò che sta vivendo non è realistico ma frutto del suo disturbo;
- Presenza di allucinazioni: il soggetto psicotico vede, sente, tocca ed odora cose che non esistono. Le allucinazioni riguardano maggiormente la vista e l’udito, ma non di rado la psicosi può causare una percezione errata nei gusti o nei sapori di alcuni cibi.
Spesso le allucinazioni sono connesse con i deliri: il soggetto psicotico potrebbe assaggiare un alimento o una bevanda e pensare che qualcuno lo abbia avvelenato per causargli un danno. - Alterazioni severe dell’umore: chi manifesta un disturbo psicotico potrebbe sentirsi inspiegabilmente triste o oltremodo eccitato, oppure ancora potrebbe modificare il proprio stato d’animo, anche in modo repentino, sulla base di deliri o allucinazioni che sta vivendo;
- Disturbi comportamentali: in questo settore possiamo annoverare tutte quelle modifiche che l’individuo apporta nel proprio modo di porsi con gli altri o in generale quando agisce nella realtà circostante sulla base dei sintomi che vive. Chiamare la polizia pensando di essere in pericolo senza alcun motivo reale, smettere di mangiare un dato cibo credendo sia avvelenato, oppure ridere in una situazione tragica sono solo alcuni degli esempi che possiamo riportare per spiegare come interpreta la vita un soggetto psicotico.
I sintomi iniziali
È opportuno precisare che la psicosi potrebbe fare la sua comparsa (nel 75- 85% dei casi) con alcuni sintomi chiamati “prodromici” che possiamo immaginare come dei campanelli d’allarme, ovvero segnali cui bisogna prestare attenzione affinché si possano mettere in atto alcuni interventi di prevenzione per ritardare o bloccare l’insorgere del disturbo.
Tra i principali si annoverano:
- Mancanza totale di energia
- Ritiro sociale
- Eccessiva ansia
- Irritabilità
- Umore depresso
- Pensieri e idee strane
- Scambiare il giorno per la notte
- Senso di impotenza e disperazione
- Avvertire il mondo circostante diverso dal solito
- Difficoltà severe di concentrazione
- Difficoltà severe nel ricordare le cose
- Ritenere che le proprie funzioni mentali siano troppo veloci o troppo lente
Gli educatori, i genitori e tutte le figure di riferimento degli adolescenti devono prestare attenzione all’eventuale comparsa di uno o più sintomi prodromici, in modo da segnalarli opportunamente e consentire la loro identificazione da parte delle figure professionali competenti.
È giusto ribadire che se da una parte i campanelli d’allarme richiedano un’attenta osservazione ed un’eventuale indagine, dall’altra non devono condurre a conclusioni affrettate, perché sarà compito degli specialisti valutare se un sintomo sia effettivamente da ricondurre alla psicosi o meno.
Un periodo di particolare stress scolastico o familiare potrebbe infatti influenzare l’umore dell’adolescente o il suo comportamento, provocando l’insorgere di alcuni sintomi sopracitati, seppur in versione blanda ma, allo stesso modo potrebbe risolversi nel giro di poco tempo senza comportare ulteriori difficoltà.
Cause
La psicosi assume caratteristiche diverse nei soggetti ed è molto importante identificare quali possano essere le cause che hanno scatenato un episodio psicotico in ciascuno, poiché questo aspetto aiuta ad individuare le varie tipologie di psicosi e conseguentemente ad intervenire in modo mirato a seconda dei singoli casi.
Stabilire le cause scatenanti del disturbo è tuttavia molto complicato al punto che, per la formulazione di una diagnosi precisa, c’è bisogno di tempo e di una costante osservazione del soggetto soprattutto all’interno dei contesti in cui agisce maggiormente (casa, scuola, sport).
È in genere possibile ricondurre l’insorgenza della psicosi o le situazioni potenzialmente scatenanti il disturbo ai seguenti fattori:
- Assunzione di droghe: un soggetto potrebbe sviluppare i sintomi in seguito all’assunzione di droghe o alcool o in seguito a delle crisi di astinenza;
- Fattori organici: in questo caso possiamo identificare la causa in un fattore di tipo organico come una malattia fisica, un tumore, una lesione cerebrale o un’encefalopatia;
- Fattori di tipo genetico: la presenza di parenti prossimi con psicosi aumenta il rischio di sviluppare il disturbo;
- Gravi forme di stress o ansia: essere sottoposti a periodi di stress o ansia acuti potrebbe favorire l’insorgere della psicosi nei soggetti che hanno già una predisposizione genetica.
Prima di emettere una diagnosi di psicosi bisogna quindi indagare i fattori psicologici, i fattori genetici e quelli di tipo organico- fisico.
Complicazioni
Cosa succede se un disturbo psicotico non viene individuato precocemente?
Nei numerosi studi pubblicati sono stati individuati alcune complicanze connesse al ritardo nel trattamento della psicosi, che tra le più rilevanti annoverano:
- Maggiore dispersione e abbandono scolastico
- Remissione dei sintomi solo parziale e non totale
- Inizio di storie di abuso di alcool o droghe
- Depressione
- Tentativi di suicidio
- Maggior numero di ricoveri in ospedale
- Notevole carico emotivo per i genitori o i parenti
Terapia e possibili interventi
Il primo approccio terapeutico per la psicosi è di tipo preventivo e consiste nell’individuazione precoce dei sintomi in modo da garantire un recupero più veloce e completo del soggetto.
Qualora non si riuscisse ad intervenire in tempo è possibile mettere in atto principalmente due tipologie di azioni
- La terapia farmacologica consiste nel ripristino del funzionamento biochimico dell’individuo. La somministrazione dei farmaci antipsicotici garantisce un ritorno alla normalità nella quasi totalità dei casi, salvo complicazioni che possono subentrare in un secondo momento e che aggravano ulteriormente il quadro diagnostico.
- Le terapie di tipo psicoterapeutico (cognitivo comportamentale in primis) intervengono innanzitutto sul potenziamento della consapevolezza dell’individuo circa la sua situazione, in modo che questi possa essere sempre più partecipe e coinvolto in prima persona nel suo percorso di guarigione. È previsto anche un supporto ai familiari del soggetto con psicosi, così da poter intervenire anche sulle pratiche educative e relazionali e ridurre lo stato di ritiro sociale che è spesso causato dalla presenza del disturbo.
A cura della Dr.ssa Valentina Bruno, Psicologa
Fonti e bibliografia
- American Psychiatric Association (2013), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, Quinta edizione (DSM-5), trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2014.
- Carcione, A., Nicolò, G., Procacci, M. (a cura di) Manuale di terapia cognitiva delle psicosi. Franco Angeli. 2012.
- Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, La guida ai servizi di salute mentale, ASS1 Triestina, DSM Trieste 2009.
- McGorry P.,Jackson H., Riconoscere e affrontare le psicosi all’esordio. Un approccio preventivo. Centro Scientifico Editore. 2001
Articoli ed approfondimenti
- Malattie
- Scheda presente nelle categorie: Psicologia