La psoriasi: sintomi, foto, cause e cura

Cos’è la psoriasi

La psoriasi è una patologia cutanea ad eziologia non ancora perfettamente conosciuta, ma di grande impatto sulla vita sociale dei pazienti colpiti.

La manifestazione principale consiste nella formazione di placche di cute arrossata o addirittura argentea, rilevate, spesso pruriginose, localizzate in alcune regioni caratteristiche come

  • gomiti,
  • ginocchia,
  • cuoio capelluto.

La psoriasi non è una malattia infettiva né contagiosa.

Esistono nella sottospecie poi diverse classificazioni di psoriasi, in base alle multiple varianti che possono manifestarsi nei pazienti.

La causa principale sembra essere rappresenta da un’alterazione del sistema immunitario (appartiene quindi al grande gruppo delle patologie autoimmunitarie) in pazienti geneticamente predisposti. L’andamento è cronico e progressivo, quindi lo scopo della terapia farmacologica è quello di ridurre la frequenza e l’intensità con cui si manifestano le lesioni.

Talvolta la psoriasi si ritrova associata ad altre patologie multifattoriali come

  • diabete,
  • malattie cardiovascolari,
  • risposte infiammatorie alterate,

a dimostrazione del fatto che l’elemento comune sia una disregolazione della capacità del sistema immunitario di far fronte agli insulti esterni e/o interni dell’organismo.

Il decorso e la prognosi sono strettamente correlati al tipo di psoriasi e alla gravità con cui questa si presenta; in genere le manifestazioni cutanee hanno una durata variabile da alcune settimane a diversi mesi. Analogamente la durata della remissione clinica è imprevedibile e, in molti casi, la riacutizzazione non è riconducibile a un evento specifico.

Cause

La psoriasi colpisce circa il 2,2% della popolazione mondiale e negli Stati Uniti rappresenta la patologia autoimmune più frequente nella popolazione; gli uomini spesso manifestano sintomi più severi.

Non esiste una causa univoca da correlare allo sviluppo di psoriasi, ma nel complesso la patogenesi sembrerebbe da riferire ad un mancato equilibrio a carico del sistema immunitario, soprattutto nella risposta cellulo–mediata dei linfociti T e dei neutrofili, che per errore attaccano i tessuti sani della pelle (reazione autoimmune). Questa reazione comporta

  • vasodilatazione,
  • arrossamento cutaneo,
  • proliferazione di cellule epiteliali,

che concorrono alla formazione della classica placca psoriasica.

Relativamente al terzo punto, l’aumentata proliferazione delle cellule epiteliali, se normalmente vanno incontro a una sostituzione ogni 3-4 settimane, nel paziente psoriasico si rileva un accorciamento fino a 3-7 giorni; l’accumulo risultante consiste nella tipica placca in rilievo.

Sfortunatamente l’instaurarsi di questo fenomeno genera un circolo vizioso che si autoalimenta, comportando la progressione più o meno rapida della psoriasi fintanto che non si intraprende un trattamento medico mirato.

Familiarità

La psoriasi tende ad esibire una certa familiarità, quindi è ragionevole pensare che di base possa esserci una componente genetica; avere famigliari che ne sono colpiti potrebbe cioè esporre ad un rischio maggiore di svilupparla a propria volta, anche se i termini in cui questo accade non sono chiari.

La ricerca ha dimostrato che molti geni diversi sono collegati allo sviluppo della psoriasi ed è probabile che differenti combinazioni geniche possano rendere le persone più vulnerabili allo sviluppo della condizione, ma possedere questi geni NON significa necessariamente che si svilupperà la malattia.

Fattori d’innesco

Sulla predisposizione di ciascun individuo possono poi incidere alcuni “triggers” (fattori d’innesco) occasionali che diventano responsabili dell’inizio o del peggioramento dei sintomi:

Foto e immagini

Psoriasi sul gomito

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Psoriasi sulle mani

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Psoriasi sulle ginocchia

iStock.com/JodiJacobson

Classificazione

La prima classificazione che è possibile effettuare nel contesto di un paziente affetto da psoriasi si basa sulla gravità e sull’estensione con cui la malattia si manifesta:

  • Leggera: le placche occupano meno del 3% della superficie cutanea.
  • Moderata: le placche occupano dal 3 al 10% della superficie cutanea.
  • Grave: le placche occupano oltre il 10% della superficie cutanea.

In base alle caratteristiche e alla localizzazione maggiore possiamo invece classificarla in:

  • Psoriasi a placche: rappresenta la forma più comune di psoriasi. Le placche, arrossate e solitamente coperte con squame bianco/argentee, possono provocare prurito o addirittura dolore e possono localizzarsi ovunque sulla superficie corporea.
  • Psoriasi ungueale: può affliggere sia le unghie delle mani che quelle delle dita dei piedi. L’esito più frequente in questo caso è l’onicolisi (cioè il distacco dell’unghia dal suo letto sottostante).
  • Psoriasi guttata: colpisce tipicamente bambini o adolescenti. È scatenata spesso da un’infezione batterica sottostante e determina lesioni più piccole delle classiche, con forma di goccia d’acqua, soprattutto a carico di cuoio capelluto, braccia, gambe e tronco. Lo spessore è solitamente inferiore rispetto a quello delle tipiche placche eritematose e talvolta può dare una singola manifestazione anche con regressione spontanea.
  • Psoriasi invertita: colpisce soprattutto zone atipiche (sotto al torace, intorno ai genitali, regione ascellare). Si manifesta con placche eritematose, infiammate, soprattutto in zone soggette a sudore e frizione cronica.
    Tende a mancare la tipica desquamazione della placca psoriasica. Ad essa può spesso associarsi nelle stesse regioni una sovra-infezione micotica, dato l’habitat ideale per questi patogeni.
  • Psoriasi pustolosa: si sviluppa di solito molto rapidamente, in aree più o meno estese di superficie corporea, con formazione di pustole pruriginose o meno. L’andamento talvolta può essere molto rapido ed associarsi a manifestazioni sistemiche come
  • Psoriasi eritrodermica: le macchie in questo caso risultano più estese, dolorose o addirittura associate a bruciore intenso. È spesso grave ed invalidante, con importante compromissione della barriera cutanea.
  • Artrite psoriasica: la manifestazione cutanea tipica della psoriasi può associarsi in questo caso a forme di artrite (coinvolgimento infiammatorio di articolazioni e/o colonna vertebrale) sempre su base autoimmunitaria.

Sintomi

La malattia può esordire in modo improvviso oppure più gradualmente, ma soprattutto si osserva una grandissima variabilità dei sintomi tra un paziente e l’altro; tra i più comuni e tipici ricordiamo:

  • papule o placche eritematose coperte con squame argentee,
  • esfoliazione o eruzioni cutanee,
  • pelle disidrata, secca, a volte sanguinante,
  • punteggiature rossastre (soprattutto quando compare nei bambini),
  • prurito e/o bruciore,
  • unghie ispessite, onicolisi (distacco indolore dell’unghia).

Nei casi di artrite psoriasica si riscontrano dolori articolari e manifestazioni artritiche.

La malattia si caratterizza per un decorso altalenante e spesso imprevedibile, con episodi di riacutizzazione e successive remissioni anche complete (assenza di sintomi).

L’assunzione di estrogeni, la pubertà, gli squilibri ormonali in generale possono aggravare le manifestazioni cliniche, mentre tra i fattori ambientali l’esposizione solare ha in genere un effetto benefico (anche se alcuni soggetti possono invece andare incontro ad un aggravamento della malattia).

Complicazioni

Le problematiche a livello cutaneo rappresentano per molti soggetti un problema che ha ripercussioni di tipo sociale e psicologico non indifferente, tanto da impattare pesantemente sulla qualità di vita e favorire lo sviluppo di depressione e riduzione dell’autostima.

Più in generale il paziente psoriasico sembra inoltre essere esposto ad un rischio maggiore di sviluppare patologie organiche quali:

Diagnosi

La diagnosi di psoriasi si basa fondamentalmente su:

  • Anamnesi (soprattutto per valutare i fattori di rischio e la predisposizione genetica) ed esame obiettivo a carico di cute, unghie e cuoio capelluto.
  • Ricerca del segno di Auspitz: piccole e numero emorragie puntiformi quando si tenta di asportare una placca psoriasica.
  • Esami del sangue (aumento degli indici infiammatori come PCR e VES)
  • Biopsie cutanee, non sempre necessarie. In tal caso, previa applicazione di un anestetico locale, il prelievo di minime quote di tessuto e la successiva analisi microscopica permette di avere una diagnosi istologica definitiva.

Cura

La terapia per la psoriasi prevede la possibilità di tre grandi approcci:

  1. Terapia locale: creme ed unguenti applicati direttamente nelle regioni cutanee interessate, soprattutto per forme lievi o moderate di psoriasi. Tali farmaci possono includere corticosteroidi (ma se ne raccomanda un utilizzo limitato nel tempo, in virtù delle complicanze collegate), analoghi della vitamina D, retinoidi topici (ma possono aumentare la suscettibilità cutanea all’esposizione solare), immunomodulatori (come gli inibitori della calcineurina, tipici esempi sono il tacrolimus ed il pimecrolimus), acido salicilico, catrame di carbone (che riduce prurito e infiammazione), emollienti.
  2. Farmaci (a somministrazione orale o endovenosa): retinoidi (quando le terapie fin qui menzionate non hanno trovato successo), ricordando di evitare il concepimento per almeno 3 anni dopo l’utilizzo di tali farmaci. Metotrexate, ciclosporina ed altri immunomodulatori capaci di lavorare sul sistema immunitario.
  3. Fototerapia a base di raggi ultravioletti naturali (tramite esposizione solare) o sintetici (UVA o UVB). Molto spesso quella che viene utilizzata è la terapia PUVA, basata sulla somministrazione di un farmaco sensibilizzante (lo psoralene) e successivamente l’esposizione ad UVA. Al grande complesso della fototerapia appartiene anche il laser ad eccimeri, per psoriasi lieve/moderata e richiede solitamente un numero di sedute inferiore rispetto al trattamento con UVB.

Prevenzione e stile di vita

Nonostante la patogenesi multifattoriale, nonostante l’andamento progressivo e l’incapacità di guarire totalmente questa malattia, esistono piccoli accorgimenti che i soggetti predisposti alla psoriasi possono adottare quotidianamente per ridurre l’impatto della malattia sulla qualità di vita:

  1. Evitare pelle secca e disidratazione: bagni caldi, emollienti e un’alimentazione corretta possono alleviare la desquamazione delle placche e ridurre il prurito ed il fastidio da esse generato.
  2. Corretta e moderata esposizione al sole.
  3. Evitare possibili trigger, come infezioni o stati di immunodepressione.
  4. Evitare alcol e fumo.

 

A cura della dott.ssa Ergasti Raffaella, medico chirurgo

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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