Puntura di vespa: cosa fare, rimedi efficaci e quando preoccuparsi

Vespa

Getty/Adam Gault

Prurito, gonfiore ed altri sintomi

Prurito, gonfiore e bruciore sono i sintomi caratteristici, ma di norma tendono ad essere sopportabili e soprattutto risolversi spontaneamente entro 24-48 ore (1-2 giorni); il rischio di reazioni gravi è relativamente ridotto e nella maggior parte degli individui la puntura di una vespa si traduce solo in un fastidio temporaneo.

Vale la pena notare che è possibile lo sviluppo di una reazione locale anche piuttosto estesa, ad esempio una puntura sull’avambraccio potrebbe causare il gonfiore dell’intero arto; nonostante l’estensione possa comprensibilmente allarmare, in genere questo non è necessariamente segno di complicazioni o reali pericoli.

Le reazioni alla puntura delle vespe possono essere classificate in base alla loro gravità:

  • Reazioni non allergiche: Le reazioni locali e non allergiche comprendono tipicamente sintomi infiammatori locali quali bruciore, prurito, arrossamento ed indolenzimento; in soggetti sensibili, e/o in presenza di importanti quantità di veleno iniettato, il gonfiore può tuttavia essere importante e durare fino a 7 giorni.
  • Reazioni allergiche non pericolose per la vita: Una reazione allergica può includere orticaria od altra eruzione cutanea, gonfiore apprezzabile anche lontano dal sito della puntura, e sintomi sistemici quali mal di testa, sintomi respiratori minori e disturbi gastrointestinali (come una blanda nausea). Sebbene non espongano a rischi di vita, si raccomanda il parere di un medico.
  • Reazioni allergiche pericolose per la vita: Molto raramente e nei soggetti predisposti, come conseguenza di una puntura di vespa (o di più punture) è possibile osservare lo sviluppo di una reazione allergica sistemica pericolosa per la vita (shock anafilattico). I sintomi in questo caso sono più gravi e comprendono tra l’altro svenimento, difficoltà respiratorie, gonfiore delle vie respiratorie), che possono comparire entro pochi minuti dalla puntura. Si tratta di un’emergenza medica, che richiede immediata assistenza ospedaliera.

Relativamente al rischio di shock anafilattico è importante notare che:

  • è improbabile che si manifesti alla prima puntura, che è in genere causa di sola sensibilizzazione in soggetti predisposti;
  • non è detto che la reazione allergica alla puntura sia sempre la stessa in caso di nuovi episodi, in altre parole lo sviluppo di una limitata reazione locale non esclude che si possa sviluppare uno shock anafilattico in caso di successive esposizioni al veleno.

Si segnala infine la possibilità di sottoporsi ad esami del sangue specifici per evidenziare un’eventuale allergia (IgE contro il veleno delle vespe), utile a:

  • diagnosticare e/o confermare un’allergia,
  • avvalorare l’utilità di un percorso di desensibilizzazione (vaccino).

Cosa fare in caso di puntura? I rimedi più efficaci

  • Spostarsi se necessario in un’area priva di insetti, per evitare il rischio di ulteriori punture.
  • Applicazione di ghiaccio.
  • Lavare delicatamente l’area interessata con acqua e sapone per prevenire infezioni secondarie.
  • Elevare, se possibile, la parte colpita (possibile ad esempio in caso di braccio o gamba), per ridurre il gonfiore sfruttando la forza di gravità.
  • Restare fermi per ridurre la diffusione del veleno.
  • Assumere un antistaminico per il prurito e/o un antidolorifico per il dolore.

Le reazioni locali di gonfiore e prurito trovano sollievo dall’applicazione di ghiaccio, particolarmente utile se applicato entro breve tempo dalla puntura, e di unguenti topici a base di antistaminici o, meglio, cortisonici (l’applicazione locale non è correlata allo sviluppo dei classici effetti indesiderati associati al cortisone).

In caso di reazioni allergiche minori il soggetto può trovare sollievo dall’assunzione di antistaminici e/o cortisonici assunti per bocca, che possono essere associati ai rimedi locali.

In caso di shock anafilattico, anche se solo presunto, è necessario procedere alla somministrazione di adrenalina mediante autoiniettore (se disponibile) e poi il soggetto deve IN OGNI CASO essere trasportato in Pronto Soccorso, perché è molto spesso necessario procedere ad ulteriori somministrazioni.

Come rimuovere il pungiglione

Sebbene sia raro che il pungiglione delle vespe rimanga ancorato alla pelle, potrebbe comunque succedere; in tal caso se ne raccomanda una rapida rimozione per evitare l’inoculazione di ulteriore veleno.

Non esiste completa unanimità sulla tecnica ideale per l’estrazione del pungiglione; alcune fonti privilegiano una riduzione del rischio di spremitura (consigliando di NON usare pinzette o dita), altre danno maggior importanza alla velocità di esecuzione, tra cui anche l’American Academy of Allergy Asthma & Immunology, evidenziando l’utilità di procedere entro 30 secondi circa mediante un rapido raschiamento dell’unghia (o con una carta di credito o altra superficie sottile e dura) volto a rimuovere pungiglione e sacca.

Cosa non fare

  • Non grattare la pelle interessata dalla puntura, perché questo potrebbe aumentare gonfiore, prurito e rischio di infezione.
  • Non rompere eventuali vesciche che dovessero formarsi.
  • In caso di soggetto allergico non lasciarlo da solo.

Quando preoccuparsi

Sebbene non comune, una puntura di vespa può diventare rapidamente fatale nel caso di soggetti sensibili e allergici.

Chiunque potrebbe sviluppare uno shock anafilattico, ma i soggetti con storia personale e/o familiare di allergia sono sicuramente a maggior rischio.

Si raccomanda di allertare immediatamente i soccorsi in caso di:

Prevenzione

  1. Ridurre i fattori in grado di attirare vespe ed api, come ad esempio:
    • Cibo (non solo dolce)
    • Profumi (soprattutto quando di essenze floreali o fruttate), ivi compresi quelli presenti in prodotti per capelli, deodoranti, …
    • Colori vivaci dei vestiti, in particolare viola e blu (il rosso sembra invece essere più sicuro, perché non direttamente apprezzabile dalle api).
  2. In caso di insetto in avvicinamento rallentare i movimenti fino all’eventuale immobilità, agitare le braccia potrebbe al contrario essere interpretato come minaccia.

Il veleno delle vespe

La dolorosa puntura delle vespe, sebbene raramente pericolosa per la vita, comporta l’iniezione di un veleno che è una complessa miscela di:

  • ammine (istamina, tiramina, serotonina, catecolamine), sostanze che il nostro organismo utilizza anche come neurotrasmettitori,
  • peptidi e proteine.

Il veleno ha pH alcalino (basico), a differenza di quello delle api che è acido.

La differente composizione dei veleni di api, vespe e calabroni rende conto del fatto che un soggetto allergico alla puntura di vespa non manifesterà necessariamente la stessa reazione anche in caso di puntura da parte di imenotteri diversi.

Api, vespe o calabroni?

All’occhio poco esperto possono comprensibilmente apparire simili e difficili da distinguere, ma api, vespe e calabroni presentano importanti differenze, che è importante conoscere (quella che segue è una panoramica superficiale, che non entra nel merito di singole specie che popolarmente vengono peraltro spesso confuse).

Api, vespe e calabroni

ShutterStock/Estragon

Le api comuni (Apis mellifera) sono in genere più piccole di vespe e calabroni, rispettivamente circa 1 cm, 1.5 cm e 2 cm (le regine di tutte le specie sono ancora più grandi); all’osservazione ravvicinata è poi possibile apprezzare la presenza di una superficie lanuginosa nelle api, utile nella raccolta del polline.

Dal punto di vista delle punture l’aspetto più rilevante è che, al contrario delle api, vespe e calabroni possono pungere ripetutamente. Poiché l’ape sacrifica sé stessa pungendo un eventuale minaccia, l’insetto va infatti incontro a morte a seguito della perdita del pungiglione, se ne descrive l’atteggiamento come mansueto, perché tendenzialmente attacca solo se minacciata.

Al contrario le vespe hanno carattere più aggressivo, benché non attacchino comunemente l’uomo se non come risposta ad un’apparente minaccia, che riflette peraltro la loro natura di predatori prettamente carnivori; i calabroni, che appartengono peraltro allo stesso genere delle vespe, esibiscono invece un approccio più schivo verso l’uomo (ma l’eventuale puntura risulta più dolorosa).

Vespe e calabroni non presentano un pungiglione uncinato, che quindi solo raramente si spezza rimanendo incastrato nella cute.

 

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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