Punture e morsi d’insetti: sintomi, pericoli e rimedi

Introduzione

Alcuni insetti sono in grado di pungere l’uomo, spesso per proteggere loro stessi o il loro territorio. La maggior parte dei morsi e delle punture di insetti non sono gravi e generalmente migliorano nel giro di poche ore o giorni. Si presentano comunemente con sintomi localizzati come

  • dolore,
  • irritazione,
  • arrossamento,
  • prurito,
  • bruciore,
  • gonfiore

nella maggior parte dei casi dovuti all’iniezione di piccole quantità di veleno dell’insetto o di sue altre sostanze, come la saliva, che sono in grado di scatenare una risposta infiammatoria da parte dell’organismo.

Tuttavia, in alcuni soggetti, le sostanze rilasciate dall’insetto nell’organismo possono causare una grave reazione allergica chiamata anafilassi o shock anafilattico, una condizione potenzialmente letale per la vita del paziente. Alcuni insetti, inoltre, sono in grado di diffondere malattie infettive gravi come la malattia di Lyme e la malaria.

Tra gli insetti che pungono e mordono l’uomo i più comuni sono

  • api,
  • vespe,
  • calabroni,
  • zecche,
  • zanzare,
  • ragni,
  • moscerini,
  • tafani,
  • pulci
  • e cimici.

Di seguito verranno analizzate le punture dei principali insetti, come si manifestano e come gestirle. Va sottolineato che in alcuni soggetti suscettibili, definiti allergici, la puntura di tutti gli insetti elencati può scatenare una reazione anafilattica, che verrà trattata solo alla fine dell’articolo. Solitamente i soggetti allergici sono sensibili alla puntura di un solo insetto e agli analoghi appartenenti alla stessa famiglia, ma in alcuni casi possono essere allergici anche a più di un insetto.

Puntura d’ape

Ape su sfondo bianco

iStock.com/HHelene

Le api sono insetti appartenenti all’ordine degli imenotteri e il loro corpo termina con un pungiglione collegato a una sacca contenente veleno.

Le punture d’ape sono un meccanismo di difesa che questo insetto utilizza per proteggere il proprio territorio quando si sente in pericolo e sono più comuni nei mesi estivi.

Le reazioni cutanee che seguono la puntura di un’ape sono la conseguenza dell’ingresso del pungiglione nella cute e dell’iniezione nel sotto-cute di alcune sostanze velenose contenute nel sacco velenifero.

Nella maggior parte delle persone, la puntura d’ape ha solo dei sintomi minori nella zona in cui si è stati punti, tra cui

  • dolore,
  • gonfiore,
  • rossore,
  • prurito,
  • bruciore.

Questi sintomi possono anche aumentare nelle ore successive alla puntura, ma si risolvono spontaneamente in una giornata

Gestione

In caso di puntura di ape è innanzi tutto necessario procedere alla rimozione del pungiglione; non esistono metodi particolari di estrazione, procedura che può quindi essere portata a termine con le dita o, preferibilmente, con una pinzetta. La tecnica migliore è quella di farsi aiutare da un’altra persona, spremendo la cute circostante il pungiglione, in modo tale che la rimozione ne risulti più semplice.

Per alleviare e ridurre la durata dei sintomi locali della puntura d’ape si consiglia di porre sulla zona colpita impacchi di ghiaccio. Se il dolore fosse particolarmente severo è possibile ricorrere all’assunzione dei comuni antidolorifici da banco, come paracetamolo o ibuprofene. Se i sintomi cutanei locali non dovessero scomparire può essere applicata anche una crema a base di cortisone sulla ferita.

Punture di vespe e calabroni

Calabrone su sfondo bianco

iStock.com/BarnabyChambers

Come le api, anche i calabroni e le vespe fanno parte dell’ordine degli imenotteri e anche il loro corpo termina con un pungiglione collegato ad una sacca contenente veleno. A differenza delle api però, quando le vespe e i calabroni pungono, non lasciano il loro pungiglione nella pelle e per questo motivo sono in grado di attaccare e pungere più di una volta.

I sintomi e la gestione delle punture di vespe e calabroni sono sovrapponibili a quelli visti per le api, con la differenza che non è ovviamente necessario procedere alla rimozione del pungiglione.

Si consiglia, se possibile, di premere leggermente intorno al sito in cui è avvenuta la puntura, in modo tale da far fuoriuscire il veleno e ridurre l’entità e la durata dei sintomi. Questa procedura deve essere effettuata entro circa 30 secondi – 1 minuto dalla puntura, altrimenti perde la sua efficacia.

Puntura di zanzara

Zanzara tigre

iStock.com/GordZam

La zanzara è un insetto ematofago (ovvero che si nutre di sangue) che punge anche l’essere umano; le reazioni locali cutanee che seguono la puntura della zanzara sono causate dalla risposta del sistema immunitario ad alcuni agenti irritanti presenti nella saliva dell’insetto.

I sintomi che seguono la puntura della zanzara sono

  • comparsa di un pomfo cutaneo,
  • forte prurito,
  • rossore.

Va prestata particolare attenzione alle punture di zanzara nei bambini piccoli che, non riuscendo a trattenere lo stimolo di grattarsi, possono causarsi delle abrasioni cutanee locali con conseguente possibile sovra-infezione.

Alcuni tipi di zanzare, fortunatamente non comuni alle nostre latitudini, sono in grado di trasmettere anche gravi malattie, tra cui:

  • febbre Dengue (trasmessa dalla zanzara di genere Ades),
  • febbre gialla (trasmessa dalla zanzara di genere Ades),
  • West-Nile virus (trasmessa prevalentemente dalla zanzara del tipo Culex),
  • malaria (trasmessa dalla zanzara di genere Anopheles).

Gestione

I segni e i sintomi della puntura di zanzara comune scompaiono in poco tempo, ma per trovare sollievo dal prurito può essere utile ricorrere a:

  • impacchi di acqua fredda con ghiaccio,
  • pomate antistaminiche a basso dosaggio,
  • pomate o creme a base di canfora o camomilla,
  • una lieve pressione sul ponfo.

Nei bambini si consiglia di lavare e disinfettare la ferita ed eventuali lesioni da grattamento, onde evitare sovra-infezioni batteriche cutanee.

Punture di zecca

Zecca su sfondo bianco

iStock.com/Antagain

Le zecche sono degli insetti artropodi ematofagi, che necessitano di sangue per sopravvivere. Per succhiare il sangue si attaccano all’ospite, che può essere l’uomo o  alcuni animali come il cane, e lo mordono attraverso il loro apparato buccale chiamato rostro.

La puntura di zecca molte volte è asintomatica e nella maggior parte dei casi non ci si accorge di essere stati morsi. Per questo motivo è sempre bene effettuare una accurata ispezione del proprio corpo, soprattutto delle gambe, quando si visitano boschi o campagne, soprattutto ad erba alta, habitat naturale delle zecche. Sebbene spesso non dia segni di sé, in alcuni soggetti il morso della zecca può manifestarsi con

  • arrossamento,
  • lieve prurito,
  • gonfiore.

Di per sé il morso della zecca non è particolarmente pericoloso, se non fosse che alcuni tipi di zecche sono vettori di importanti patologie infettive batteriche. Tra queste le più importanti sono

  • malattia di Lyme,
  • encefalite da morso di zecca,
  • ehrlichiosi,
  • febbre bottonosa,
  • tularemia,
  • febbre Q,
  • babesiosi.

Gestione

Per evitare possibili patologie infettive la zecca va rimossa nel più breve tempo possibile. Per la sua estrazione si consiglia l’utilizzo di una pinzetta. La zecca va afferrata in un punto molto vicino alla pelle sana del soggetto facendo attenzione a rimuoverla completamente e non lasciare in sede il rostro adeso alla cute (l’estrazione richiede in genere una moderata rotazione, per favorire una fuoriuscita integra). La zecca va quindi immersa in alcool per provocarne la morte e la cute disinfettata.

Va prestata particolare attenzione ai giorni successivi, perché nel caso di comparsa del caratteristico eritema circolare “a bersaglio” è necessario rivolgersi tempestivamente al proprio medico curante, in quanto questo potrebbe essere il primo segno della malattia di Lyme.

Morso di ragno

Malmignatta, un pericoloso ragno italiano

Malmignatta, uno dei pochi ragni pericolosi presenti in Italia (iStock.com/Frank Buchter)

I ragni fanno parte della famiglia degli aracnidi e Il morso è noto anche con il termine aracnidismo.

I ragni tendono solitamente a fuggire alla vista dell’uomo e il loro morso è più frequentemente un evento casuale, quando vengono fortuitamente calpestati a piedi scalzi o quando il ragno si introduce involontariamente nelle lenzuola o dentro la manica di un capo di abbigliamento del soggetto.

Il ragno utilizza il suo apparato buccale per iniettare il veleno paralizzante nelle sue vittime, solitamente altri piccoli insetti, per poi nutrirsene. Il contatto del veleno dei ragni presenti nel nostro Paese con l’uomo non dà nella maggior parte dei casi sintomi severi, che in genere si limitano a:

  • dolore nel sito del morso,
  • arrossamento,
  • gonfiore,
  • riduzione delle sensibilità nel sito del morso.

Questi sintomi tendono in genere a scomparire nell’arco di alcune ore dalla puntura del ragno.

In Italia, i tipi di ragno che possono, con il loro morso, provare sintomi più gravi sono

  • malmignatta (Latrodectus tredecimguttatus),
  • ragno violino (Loxosceles rufescens),
  • tarantola (Lycosa tarentula).

In questi casi i sintomi possono essere più gravi e sistemici, tra questi i più importanti sono:

Se dovessero comparire questi sintomi in seguito al morso di un ragno si consiglia di rivolgersi tempestivamente in Pronto Soccorso.

Gestione

Qualora si venga morsi da un ragno, può essere utile per alleviare la sintomatologia

  • sollevare l’arto interessato,
  • comprimere la zona del morso,
  • applicare impacchi di acqua fredda con ghiaccio,
  • lavare e disinfettare la ferita,
  • ricorrere a comuni antidolorifici come il paracetamolo o l’ibuprofene.

Questa gestione vale solo per quanto riguarda i segni e sintomi locali cutanei del morso del ragno. Si consiglia di mantenere un’elevata attenzione all’eventuale insorgenza di una nuova sintomatologia, soprattutto sistemica, e si invita di rivolgersi tempestivamente al medico nel caso in cui dovesse comparire. In rari casi infatti, dovranno essere utilizzati antidoti specifici, per neutralizzare la tossina iniettata con il morso. Ricordiamo che questi sono eventi rari alle nostre latitudini, per qualsiasi dubbio comunque si consiglia di rivolgersi al proprio medico.

Shock anafilattico

Lo shock anafilattico è una grave reazione allergica conseguente all’esposizione a determinate sostanze in individui geneticamente predisposti. Segue solitamente la puntura di un insetto, ma può essere conseguente anche all’ingestione di alcuni alimenti o farmaci.

Si verifica solamente al secondo contatto con una determinata sostanza nei soggetti allergici. Ad esempio, l’organismo dei soggetti allergici al veleno dell’ape, alla prima puntura manifesta una sintomatologia modesta locale cutanea, ma alla seconda esposizione il sistema immunitario sensibilizzato reagisce in maniera esagerata, rilasciando una quantità eccessiva di modulatori della cascata immunologica che danno il via allo shock anafilattico.

I principali sintomi con cui si manifesta lo shock anafilattico sono

I sintomi insorgono in maniera molto rapida, nell’arco di minuti o ore. È necessario recarsi immediatamente al pronto soccorso nel caso in cui insorga, in quanto è una condizione che può portare a morte per arresto respiratorio in poco tempo.

Il trattamento principale dello shock anafilattico consiste nell’iniezione di adrenalina intramuscolo. Vanno inoltre somministrati liquidi per via endovenosa. Altre misure, come l’uso di antistaminici e corticosteroidi, possono alleviare la sintomatologia nel caso in cui non si abbia la possibilità di recarsi immediatamente in pronto soccorso, ma non sono la terapia di prima scelta. I pazienti consapevoli di essere allergici a determinate sostanze dovrebbero sempre portare con sé un auto-iniettore di adrenalina da somministrare intramuscolo tempestivamente nel qual caso si venga a contatto con la sostanza per cui si è allergici.

Fonti e bibliografia

  • Rugarli C., Medicina interna sistematica 2000
  • Harrison, Principi di medicina interna, 18ª ed., Milano, CEA Casa Editrice Ambrosiana, 2012

A cura del Dr. Alberto Carturan, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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