- Introduzione
- Cause e trasmissione
- Sintomi
- Raffreddore e bambini
- Complicazioni
- Diagnosi
- Rimedi e cura
- Prevenzione
- Fonti e bibliografia
Introduzione
Il raffreddore comune è un’infezione virale che interessa la mucosa
- delle cavità nasali,
- dei seni paranasali
- e della faringe.
È senza dubbio tra le malattie di più comune riscontro ed è caratterizzato da numerosi sintomi, in parte variabili da un paziente all’altro, come ad esempio:
Il contagio avviene in genere toccando superfici contaminate e portando poi le mani alla bocca o agli occhi, oppure per contagio diretto attraverso l’inspirazione dei virus responsabili, espulsi da pazienti sintomatici attraverso
- colpi di tosse,
- starnuti,
- o anche solo parlando, ridendo, …
I sintomi generalmente fanno il loro esordio 1-3 giorni dopo l’infezione (tempo d’incubazione) e possono durare da due giorni a due settimane.
Lavarsi bene e frequentemente le mani, oltre a evitare il contatto con pazienti infetti, è la strategia di prevenzione più efficace per il raffreddore.
Non esiste una vera e propria cura per il raffreddore, in grado di bloccarne lo sviluppo o accelerarne l’evoluzione, ma tra i rimedi naturali più utili in grado di fornire sollievo dai sintomi ricordiamo:
- riposo,
- bere molto,
- gargarismi con acqua tiepida e salata.
È infine possibile valutare il ricorso a farmaci da automedicazione per i disturbi più fastidiosi.

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Contagio e trasmissione
Molti virus sono in grado di provocare il raffreddore, tra cui per esempio alcuni ceppi appartenenti ai gruppi di
- rinovirus,
- adenovirus,
- coronavirus (seppure con con ceppi non correlati alla COVID-19).
Il rinovirus è il virus più comunemente implicato, soprattutto in primavera e in autunno.
Quando le mani entrano in contatto con le secrezioni nasali di un soggetto infetto (per esempio, toccando la maniglia di una porta) e poi vengono portate a contatto con una mucosa (bocca, naso, occhi) il virus può riuscire a penetrare con successo nell’organismo..
Più rara è la diffusione tramite l’inalazione di goccioline di secrezione nasale presenti nell’aria degli ambienti dove persone infette hanno starnutito o tossito.
Tempo d’incubazione
Il periodo di incubazione è di due o tre giorni e chi ne è colpito risulta a sua volta maggiormente contagioso nei primi due o tre giorni dall’inizio dello sviluppo dei sintomi.
Fattori di rischio
- Età: i neonati e i bambini risultano particolarmente esposti alla malattia (vedi in seguito).
- Sistema immunitario depresso.
- Stagionalità: alle nostre latitudini il raffreddore è più frequente in autunno e in inverno, in quanto in questi periodi dell’anno le persone passano molto tempo in ambienti chiusi, dove è più facile contrarre i virus.
- Aria secca, dal momento che una mucosa nasale ben idratata è meno soggetta a infezioni.
- Fumo.
- Allergie: chi soffre di rinite allergica ha una probabilità più alta di contrarre il raffreddore.
Il clima freddo e lo stato di salute generale non determinano l’insorgenza del raffreddore, né causano una maggiore predisposizione a esso.
Sintomi
La fase acuta del raffreddore, quella con i sintomi più tipici, è in genere preceduta da una fase prodromica (o secca) che si presenta con:
- mal di gola,
- irritazione alla gola (pizzicore),
- senso di secchezza o di irritazione delle mucose nasali.
Questi sintomi sono seguiti da una fase secretiva caratterizzata da:
- starnuti,
- aumento della secrezione nasale, che si manifesta come gocciolamento nasale. In un primo momento, le secrezione sono acquose, trasparenti ed estremamente copiose, in un tempo successivo diventano più dense, verdastri e meno abbondanti,
- riduzione del senso dell’olfatto e/o del gusto,
- rinolalia, ovvero voce nasale,
- tosse leggera (non sempre),
- a volte scolo retronasale,
- raucedine,
- naso arrossato per l’irritazione delle secrezioni nasali,
- possibile ingrossamento dei linfonodi laterocervicali,
- malessere generale (mal di testa, inappetenza, dolori muscolari).
La febbre di solito è assente, ma può verificarsi un lieve rialzo della temperatura corporea nelle fasi iniziali; fanno eccezione i bambini piccoli che, al contrario degli adulti, possono manifestare febbre anche elevata in caso di raffreddore.
Quanto dura il raffreddore
I sintomi del raffreddore persistono di solito per quattro-dieci giorni ma la tosse, quando presente, può protrarsi anche più a lungo (2-3 settimane).
Raffreddore e bambini
I neonati e i bambini sono particolarmente soggetti al raffreddore, a causa dell’immaturità del loro sistema immunitario e del mancato rispetto di alcune importanti norme igieniche, come lavarsi le mani e usare i fazzoletti.
I sintomi sono i medesimi che negli adulti, a parte per il fatto che la malattia può durare un po’ più a lungo e può andare incontro con maggiore facilità a complicazioni come
- otiti,
- bronchiti
- e polmoniti.
Il raffreddore può infine interferire anche con la respirazione e l’allattamento.
Consultare il pediatra in presenza di:
- febbre superiore ai 38°C,
- persistenza della sintomatologia per oltre tre settimane,
- difficoltà respiratorie (recarsi in Pronto Soccorso),
- sospetta otite: in tal caso, il neonato manifesta pianto inconsolabile, specialmente notturno.
I farmaci non sono in genere consigliabili, ma alcuni accorgimenti possono essere di giovamento:
- lavaggi di acqua fisiologica con una siringa priva di ago,
- garantire un adeguato apporto di liquidi, continuando l’allattamento o, se il bambino è più grande, facendolo bere,
- umidificare l’ambiente.
Complicazioni
In genere il raffreddore decorre in forma benigna senza alcuna complicazioni, ma soprattutto in soggetti fragili non è impossibile che possa favorire lo sviluppo di:
- Asma, le infezioni da rinovirus possono provocare una riacutizzazione nei soggetti che soffrono di tale patologia;
- Otiti batteriche, in quanto la mucosa nasale congestionata impedisce il drenaggio di muco dall’orecchio medio;
- Sinusiti batteriche, per il medesimo motivo del possibile sviluppo di otiti, viene cioè ostacolato il deflusso di muco dai seni paranasali;
- Bronchiti, se l’infezione si approfondisce.
Diagnosi
La diagnosi di raffreddore è clinica, viene cioè posta in base ai sintomi, tuttavia molti di questi sono in comune con la rinite allergica, condizione che entra quindi in diagnosi differenziale e che può essere distinta in base alle seguente osservazioni
- Le secrezioni nasali in corso di raffreddore sono sierose e solo in seguito diventano mucose, mentre la rinite allergica presenta esclusivamente secrezioni sierose (trasparenti).
- Il raffreddore, essendo una patologia infettiva, può essere accompagnato da febbricola, meccanismo atto a sconfiggere i microrganismi patogeni, mentre tale sintomo è assente in corso di allergie.
- La rinite allergica, al contrario del raffreddore, può dare luogo a manifestazioni a carico di altri organi, come sintomi oculari (bruciore, arrossamento, lacrimazione) e bronchiali (broncospasmo).
- Se i sintomi persistono per più di due settimane, solitamente si tratta di un’allergia (che ha durata maggiore).
Rimedi e cura
Dal momento che si tratta di un’infezione virale, gli antibiotici non trovano impiego né utilità nel raffreddore comune.
Risulta quindi più proficuo seguire basilari norme igienico-comportamentali, come:
- il riposo a letto, anche per evitare di diffondere la malattia ad altri,
- bere molta acqua, evitando il rischio di secchezza delle mucose,
- fare gargarismi con acqua salata,
- sottoporsi a suffimigi, pratica che, rendendo più fluide le secrezioni, parrebbe facilitarne l’espulsione.
A propria discrezione, si possono provare alcuni farmaci da banco i quali, tuttavia, non guariscono l’infezione, ma aiutano ad alleviare i sintomi. Tra questi, sono presenti in commercio:
- Decongestionanti, disponibili sia in forma di spray nasale per inalazione che in formulazione orale. Mirano ad aprire le vie nasali congestionate, diminuendo la sensazione di naso chiuso. Vanno utilizzati con cautela, specialmente gli spray, in quanto l’interruzione del loro utilizzo può determinare la ricomparsa della congestione nasale per effetto rebound. Questi farmaci non devono essere somministrati ai bambini sotto i 12 anni. Sono controindicati nelle donne incinte.
- Antistaminici, i quali riducono la secrezione nasale, ma possono indurre sonnolenza. Non vanno dati ai bambini di età inferiore ai 4 anni e in gravidanza
- FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) e paracetamolo: si assumono per ridurre il dolore, l’infiammazione e la febbre. È importante ricordare, tuttavia, che i bambini non devono assumere aspirina a causa del rischio di sviluppare la sindrome di Reye, una patologia potenzialmente fatale.
- Sciroppi per la tosse. Ne esistono di due tipi: quelli che rendono più fluide le secrezioni (mucolitici, di cui esistono poche o nulle evidenze di efficacia in letteratura) e quelli che agiscono sopprimendo la tosse (sedativi della tosse). I farmaci che inibiscono la tosse non sono tuttavia da consigliare, in quanto la tosse è un meccanismo che l’organismo mette in atto per espellere i microbi. Trovano pertanto indicazione solo nei casi in cui la tosse sia tale da disturbare il sonno.
Raffreddore e gravidanza
Il raffreddore è una delle infezioni più comuni in gravidanza e come visto non esistono farmaci specifici per guarire da questa condizione; per questo motivo le cure agiscono ed eliminano solo i sintomi e non le cause.
Gli antibiotici devono essere presi in caso di infezione dovuta a batteri (ad esempio bronchite) e si raccomanda di assumere farmaci solo e soltanto dietro espressa prescrizione medica, anche quando si tratta di medicinali senza obbligo di prescrizione di medica.
Fonte: http://www.farmaciegravidanza.gov.it/patologie-mamme/raffreddore (Pagina non più disponibile)
Prevenzione
Una buona igiene rappresenta il modo migliore per evitare l’infezione:
- lavarsi frequentemente e accuratamente le mani, soprattutto se si è contatto con persone affette da raffreddore,
- i soggetti affetti dovrebbero starnutire e tossire in un fazzoletto, da smaltire subito dopo l’uso,
- coprirsi il naso e la bocca, quando si starnutisce o si tossisce,
- evitare il fumo sia attivo che passivo.
Fonti e bibliografia
- Allan GM, Arroll B.Prevention and treatment of the common cold: making sense of the evidence, CMAJ. 2014 Feb 18;186(3):190-9.
A cura della Dottoressa Giovanna Celia, medico chirurgo
Articoli ed approfondimenti
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