Video
Introduzione
La rinite allergica è una condizione molto diffusa e caratterizzata dalla presenza di
- starnuti,
- prurito agli occhi, al naso e alla bocca,
- ostruzione nasale
- ed eccessiva produzione di muco.
La patologia è legata al contatto con una sostanza alla quale il soggetto in questione risulta ipersensibile e che viene definita “allergene” (da cui il termine “allergica”): è bene sottolineare che gli allergeni non sono di per sé causa di malattia, ma provocano una risposta esagerata soltanto in alcuni individui predisposti. Un soggetto può essere sensibile a diversi tipi di sostanze e può presentare svariate manifestazioni di tipo allergico (come ad esempio la dermatite eczematosa, l’asma o l’orticaria): nel complesso questa particolare tendenza viene anche definita “atopia”.
La forma più comune di rinite allergica è quella stagionale, che si presenta in modo ricorrente durante specifiche stagioni, tipicamente quella primaverile e per alcuni pazienti un paio di settimane a settembre, a causa dell’elevata concentrazione nell’aria di pollini (che sono allergeni). La patologia, tuttavia, può essere presente anche tutto l’anno se il paziente è allergico a una sostanza alla quale viene esposto continuativamente, come per esempio la polvere (più correttamente gli acari che vi si annidano) o al pelo di alcuni animali (nonché alla loro saliva od altri residui).
Anche se la rinite allergica non è una condizione grave, può risultare fastidiosa, perfino debilitante, ed impattare quindi in modo incisivo sul quotidiano: in questo articolo cercheremo di comprenderne meglio le cause e la sintomatologia, il trattamento e i mezzi di prevenzione. Precisiamo comunque che il presente scritto non deve essere considerato un’alternativa al parere del medico curante, al quale consigliamo di rivolgersi in caso di necessità.

iStock.com/heidijpix
Causa
La causa delle allergie è da ricercare in una disfunzione del sistema immunitario: in alcuni individui si osserva una reazione esagerata ed immotivata verso sostanze normalmente innocue, che vengono invece scambiate per una minaccia; tale reazione porta alla produzione di un elevato numero di anticorpi (in particolare della sottoclasse IgE) che agiscono allertando i mastociti, cellule del sistema immunitario che contengono al loro interno diverse sostanze attive. Il reclutamento dei mastociti li spinge a rilasciare massivamente il loro contenuto in circolo: in particolar modo viene secreta una grande quantità di istamina, una molecola che provoca
- prurito,
- dilatazione dei vasi sanguigni (vasodilatazione)
- e stravaso di liquido nei tessuti (edema).
È proprio questo mediatore, quindi, il responsabile di tutta la sintomatologia legata alle reazioni allergiche.
Le sostanze in grado di scatenare le reazioni allergiche (allergeni) sono moltissime, ma la suscettibilità è strettamente individuale; esistono comunque alcune molecole che più comunemente sono causa di allergia. Nel caso della rinite allergica, ad esempio, ricordiamo:
- polline, soprattutto quello graminacee, composite, urticacee e betullacee,
- pelo di animale (o, più precisamente, sostanze presenti sul pelo),
- acaro della polvere,
- spore delle muffe.
Fattori di rischio
I fattori di rischio sono condizioni che predispongono allo sviluppo di una patologia aumentando la probabilità di svilupparla, pur non causandola direttamente. Possiamo considerare i seguenti dei fattori di rischio per la rinite allergica:
- Età: La rinite allergica colpisce più frequentemente le fasce di popolazione più giovani, in particolar modo bambini e adolescenti, mentre al contrario è raro che la prima manifestazione di malattia compare al di sopra dei quaranta anni. I sintomi, inoltre, tendono a diminuire con l’avanzare dell’età, anche se difficilmente si assiste a una totale scomparsa..
- Familiarità: È più facile che la rinite allergica si sviluppi in persone che hanno già dei parenti affetti da tale patologia o da altre manifestazioni allergiche, in particolar modo i familiari di primo grado (genitori e figli).
- Altre manifestazioni allergiche: La presenza di una malattia di tipo allergico indica una certa disfunzione del sistema immunitario. Chi soffre di tali patologie (come l’asma, l’orticaria o la dermatite eczematosa) è quindi più prono a svilupparne altre, come appunto la rinite allergica. La presenza di molte manifestazioni allergiche contemporaneamente nello stesso individuo deve far sospettare una certa predisposizione a questo tipo di ipersensibilità, detta “atopia”.
Sintomi
I sintomi più comuni della rinite allergica sono:
- Naso chiuso: La mucosa nasale (cioè lo strato di cellule che riveste questa cavità) diviene gonfia ed edematosa a causa della liberazione di istamina da parte dei mastociti e si imbeve di liquido che trasuda dai vasi sanguigni dilatati; questo provoca l’ispessimento delle pareti nasali che ostruisce quindi il passaggio di aria. Quando l’esposizione all’allergene è persistente si può arrivare anche alla formazione di polipi nasali, cioè piccole protrusioni della mucosa che contribuiscono a peggiorare ulteriormente l’ostruzione, portando a ingravescente difficoltà respiratoria.
- Iperproduzione di muco: La mucosa nasale reagisce all’ingresso degli allergeni con un’eccessiva produzione di muco ricco di cellule immunitarie, nel tentativo di eliminare la sostanza che ha scatenato i sintomi. L’aumento della quantità di muco porta inoltre alla rinorrea (ovvero “naso che cola”).
- Starnuti: Anche lo starnuto, esattamente come l’ipersecrezione di muco, è un meccanismo di difesa con lo scopo di espellere l’allergene dal naso.
- Lacrimazione eccessiva e occhi rossi: Anche gli occhi possono essere sede di una reazione di ipersensibilità: in tale organo il ruolo di protezione è invece svolto dalle lacrime.
- Prurito: Il prurito, come già spiegato sopra, è una reazione scatenata dalla eccessiva liberazione dell’istamina; in caso di rinite allergica si concentra a livello di bocca, naso e occhi.
Alcuni pazienti sviluppano inoltre tosse secca, riduzione dell’olfatto, mal di testa, dolore alle orecchie, stanchezza e malessere.
In caso di contemporanea presenza di asma è possibile manifestare infine:

iStock.com/Image Source
Complicazioni
La rinite allergica ha una prognosi favorevole: i sintomi compaiono in età giovanile e tendono a ridursi di intensità con l’invecchiamento, anche se la completa scomparsa di sintomatologia è estremamente rara.
È bene comunque tenere presente che più malattie allergiche tendono a coesistere nella stessa persona, dunque è consigliabile indagare nei pazienti affetti da rinite cronica anche l’eventuale presenza di asma (un’associazione che, secondo alcuni autori, supera il 40% dei casi totali). Ovviamente quest’ultima patologia dev’essere trattata in modo adeguato.
Spesso sottovalutato è l’impatto che la patologia può avere sul quotidiano, in termini di disagio, malessere, peggioramento della qualità del sonno e conseguente stanchezza durante il giorno, irritabilità e difficoltà di concentrazione, oltre ovviamente a poter limitare le occasioni di vita sociale come la possibilità di passeggiare all’aria aperta nel verde.
Da un punto di vista organico una possibile complicanza della rinite cronica è lo sviluppo di polipi nasali, che potrebbe quindi rendere sensato beneficiare di periodiche valutazioni otorinolaringoiatriche per valutare la presenza di tali formazioni ed eventualmente rimuoverle endoscopicamente.
La sinusite è un’altra complicazione relativamente comune e consiste nell’accumulo di muco a livello dei seni paranasali, quattro cavità direttamente collegate anche al naso che possono quindi andare incontro ad infiammazione ed eventualmente infezione, con sviluppo di dolore, difficoltà respiratorie, senso di pressione sul viso, russamento ed altri sintomi.
Citiamo infine la possibilità di sviluppare otite media, sempre a causa di un accumulo di muco.
Diagnosi
La diagnosi di rinite allergica si fonda principalmente sull’anamnesi, ovvero sulle informazioni che il paziente fornisce al curante in quanto a sintomi, storia medica personale e familiare.
È inizialmente importante escludere che si tratti di una rinite infettiva, che però è tipicamente ad esordio acuto ed accompagnata da una serie di sintomi ben diversi da quelli sopra descritti (come febbre e malessere generale). Una volta che il sospetto diagnostico è indirizzato verso una rinite allergica, si procede quindi all’identificazione dell’allergene responsabile del quadro clinico. Talvolta il riconoscimento è molto semplice o addirittura scontato, come ad esempio nei casi di rinite stagionale (già nel corso dell’anamnesi è possibile identificare o quantomeno sospettare quale sia la sostanza incriminata), ma se non si è in grado di determinare l’agente causale (specialmente in coloro che soffrono di rinite allergica perenne) è utile procedere all’esecuzione di alcuni esami di approfondimento, come ad esempio:
- Dosaggio delle IgE sieriche specifiche: Si tratta di un semplice esame del sangue che prevede il dosaggio degli anticorpi, in particolar modo quelli causa di reazioni allergiche. Attraverso l’analisi del laboratorio è talvolta possibile anche riconoscere quale sia l’agente verso cui tali anticorpi sono diretti.
- Prick-test cutaneo: Questo test prevede invece che una serie di allergeni venga messa a contatto per un certo tempo con la pelle del paziente: lo sviluppo di una eventuale reazione cutanea confermerà l’esistenza di un’ipersensibilità verso un particolare agente.
Cura e rimedi
Nonostante il trattamento più efficace consista ovviamente nell’allontanamento dell’allergene, spesso questo non è possibile e si rende quindi utile (se non necessaria) una terapia farmacologica:
- Glucocorticoidi per via nasale: I glucocorticoidi (o corticosteroidi o ancora più semplicemente cortisonici) sono farmaci antinfiammatori e antiedemigeni molto efficaci, tanto che spesso rappresentano il farmaco di prima scelta. Se somministrati per via nasale risultano un compromesso ideale, grazie alla capacità di ridurre la sintomatologia della rinite allergica ed un rischio di sviluppare effetti collaterali estremamente limitato (perché si evita il loro ingresso nel circolo sanguigno). Possono provocare l’irritazione della mucosa nasale e, raramente, sanguinamento. Vale la pena notare che raggiungono un effetto pieno dopo 2-3 giorni di utilizzo.
- Antistaminici: Questa classe di farmaci antagonizza gli effetti dell’istamina, alleviando quindi gli starnuti, il prurito, la rinorrea e la lacrimazione. Vengono associati ai cortisonici spray quando questi, da soli, non siano sufficienti al contenimento dei sintomi; le molecole di vecchia generazione erano gravate dalla possibile comparsa di sonnolenza, effetto collaterale mitigato o del tutto assente in quelle di nuova generazione (bilastina, fexofenadina, …).
- Decongestionanti nasali: I farmaci di questa categoria vengono somministrati per mezzo di spray all’interno del naso, dove provocano una forte vasocostrizione migliorando così l’ostruzione nasale. Purtroppo non solo l’efficacia si riduce nel tempo, mail paziente viene ad essere esposto a due importanti rischi: un possibile “effetto rimbalzo” (rebound) con il peggioramento della sintomatologia, ma soprattutto la possibilità di sviluppare una vera e propria dipendenza verso il medicinale, tanto che si raccomanda un utilizzo assolutamente occasionale e mai superiore a 5-6 giorni consecutivi. Inoltre un importante effetto collaterale è l’ipertensione arteriosa e per tutti questi motivi il loro utilizzo dev’essere limitato, anche se questo si osserva soprattutto in caso di assunzione per bocca (esistono alcune formulazioni che associano ad esempio la pseudoefedrina, un decongestionante, ad un antistaminico).
- Colliri decongestionanti, molto efficaci e rapidi nella loro azione, ma comunque da limitare a non più di qualche giorno; in alternativa colliri antistaminici, che invece possono essere usati con maggior tranquillità.
- Immunoterapia (o iposensibilizzazione): Questo tipo di terapia è possibile solo nel momento in cui si conosca con certezza quale sia l’allergene responsabile della malattia e consiste in una serie di iniezioni sottocutanee (o somministrazione orale sublinguale) di piccole quantità di sostanza, a concentrazioni gradualmente crescenti. Tale trattamento porta con il tempo alla desensibilizzazione; pur molto efficace, ha lo svantaggio di protrarsi per alcuni anni e in genere comporta solo un miglioramento del quadro clinico, per quanto spesso sostanziale.
Rimedi pratici
Tra i rimedi di automedicazione che si possono affiancare ai farmaci per una miglior gestione della patologia ricordiamo:
- applicazione di un sottile strato di vaselina intorno alle narici per intrappolare il polline
- sottoporsi frequentemente a lavaggi nasali con acqua fisiologica
- indossare occhiali da sole con lenti avvolgenti per ridurre il contatto tra polline ed occhi
- fare una doccia e cambiarsi i vestiti al ritorno a casa,
- tenere finestre e porte il più chiuse possibile
- aspirare regolarmente gli ambienti interni e spolverare con un panno umido
- in caso di uso di condizionatori, in casa e/o automobile, verificare alla periodica pulizia dei filtri
- ridurre il contatto con il fumo di sigaretta, anche passivo, che può peggiorare i sintomi al pari di odori forti, come profumi, deodoranti per ambienti, lacca per capelli, soluzioni detergenti, cloro delle piscine, scarichi di automobili e altri inquinanti atmosferici
- evitare di stendere i vestiti all’aperto
- ridurre il contatto con il pelo degli animali domestici (che può intrappolare il polline), ad esempio lavandosi le mani dopo averli accarezzati.
Prevenzione
Come per tutte le malattie allergiche, il metodo di prevenzione più efficace consiste nell’evitare l’esposizione agli allergeni.
Fonti e bibliografia
- Longo et al. Harrison – Principi di medicina interna. Milano, Casa editrice Ambrosiana; 2016.
A cura del dottor Daniele Busatta, medico chirurgo