Rosolia: sintomi, foto, vaccino, gravidanza e cura

Introduzione

La rosolia (dal latino piccolo rosso) è una malattia infettiva esantematica causata da un virus ad RNA del genere Rubivirus.

È tipica dell’età infantile e ha un decorso generalmente benigno.

Una volta contratta, la malattia lascia un’immunità che di norma è permanente (non è cioè possibile farla due volte, salvo eccezioni).

Per la rosolia esiste un vaccino ed il suo ruolo è fondamentale per prevenire i rischi dell’infezione in gravidanza, in cui può causare complicazioni anche molto gravi.

Cause

La malattia è causata dal Rubella virus.

Il principale fattore di rischio è rappresentato dall’età, perché la rosolia colpisce soprattutto la fascia di età compresa tra i 5 e i 14 anni.

Trasmissione e contagio

La rosolia si trasmette per contatto diretto da persona infetta a persona sana, attraverso le goccioline di saliva emesse con starnuti, colpi di tosse o semplicemente parlando. Il virus è in grado di attraversare la placenta, per questo in caso di infezione durante la gravidanza vi possono essere gravi conseguenze per il feto.

I pazienti sono contagiosi a partire da una settimana prima della comparsa dell’esantema cutaneo fino ad una settimana dopo, ma il picco di contagiosità di verifica durante la fase esantematica (quando è presente il rash cutaneo).

I bambini che contraggono la rosolia durante la gestazione possono essere contagiosi per molti mesi.

Foto e immagini

Rosolia sul collo di una donna

Shutterstock/aAkkalak Aiempradit

Esantema da rosolia sulla schiena di un bambino

By CDC – crop of File:Rash of rubella on skin of child’s back.JPG, Public Domain, Link

Sintomi

L’incubazione dura 14-21 giorni, tipicamente 16-18 giorni.

Fase prodromica

Questa fase ha una durata di 1-5 giorni ed è decisamente poco comune nei bambini, mentre si osserva più facilmente in adolescenti ed adulti; la febbre, se presente, è lieve e le papule rosse sul palato si manifestano in un paziente su cinque.

Possono essere presenti anche:

Fase esantematica

Inizialmente si nota un arrossamento della gola, di norma senza dolore.

L’eruzione cutanea inizia a comparire dal volto, passa al collo e poi ad arti e tronco nel giro di 24 ore; al termine del secondo giorno inizia a sparire dal volto e, progressivamente, anche dal resto nel corpo nelle successive 24.

Nel complesso dura quindi pochi giorni.

Le macchie sono piccole (1-4 mm) di colore rosato o rosso pallido, mentre caratteristico è il gonfiore dei linfonodi (soprattutto dietro le orecchie e nel collo).

Negli adulti l’esantema può causare leggero prurito e possono comparire dolori articolari la cui durata può arrivare a diverse settimane.

La febbre in genere non è elevata (sotto i 38.5 °C).

Gravidanza e rosolia congenita

Il virus della rosolia è in grado di attraversare la placenta e attaccare il feto, in questo caso si parla di sindrome della rosolia congenita.

Si stima che la sindrome della rosolia congenita si presenti nel 90% dei neonati portati in grembo da donne infettate dalla rosolia prima dell’undicesima settimana di gestazione; tanto più precoce è il contagio, maggiore è il rischio di danno embrio-fetale.

Contrarre la rosolia in gravidanza può causare

  • aborto spontaneo,
  • morte intrauterina del feto,
  • gravi malformazioni fetali e ritardi:
    • sordità,
    • ritardo mentale,
    • microcefalia,
    • cataratta,
    • malattie congenite del cuore,
    • danni epatici e splenici (alla milza).

Alle donne che decidono di provare ad avere una gravidanza e che non siano vaccinate o naturalmente immuni nonostante la malattia, verrà consigliato il vaccino; la gravidanza andrebbe poi evitata nei 3 mesi successivi, in quanto il vaccino stesso potrebbe infettare il feto durante la prima fase della gravidanza.

Si stima che il rischio di danno fetale a causa di un vaccino per la rosolia somministrato meno di 3 mesi prima di un’eventuale gravidanza possa provocare danno fetale nel 3% dei casi.

Il vaccino è invece controindicato nei soggetti con meccanismi immunitari compromessi o alterati.

In caso di contagio:

  • Settimane: 0 → 4: Non c’è ancora placenta. quindi il rischio di contagio dell’embrione è scarso; in caso questo avvenga è quasi certo l’aborto.
  • Settimane: 4 → 5: Si sono formati i vasi sanguigni per cui il contagio comincia a divenire più probabile; in questo caso i rischi sono di aborto o di gravi malformazioni.
  • Settimane: 5 → 16: Il feto si trova in una fase di grande e rapida evoluzione, quindi il virus è in grado di provocare danni gravi come cataratta, malformazioni cardiache e sordità.
  • Settimane: 17 → 40: Si ha infezione senza malformazioni; si possono manifestare danni al fegato, carenza di piastrine, polmonite, …

Complicazioni

Di norma la malattia si risolve spontaneamente senza complicazioni, che nei pazienti altrimenti sani sono piuttosto rare:

  • vi possono essere artralgie (dolore alle articolazioni) o sviluppo di artrite in un caso su 200 (più frequente negli adulti),
  • si stima che la porpora trombocitopenia interessi 1 caso su 3000,
  • si stimano encefalite o nevrassite in 1 caso su 8000,
  • otite media (molto rara).

Altre complicanze citate in letteratura, talvolta aneddotiche, comprendono

  • orchite,
  • neurite
  • e una rara sindrome tardiva di panencefalite progressiva.

Quando chiamare il medico?

Chiama il medico se:

  • il bambino manifesta un esantema,
  • una donna in gravidanza viene a contatti con pazienti affetti da rosolia (il contagio è possibile già sette giorni prima dei sintomi) o manifesta un rash cutaneo.

Vai all’ospedale se.:

  • Compaiono febbre molto alta, gravi sintomi respiratori, mal di testa invalidante, eccessiva sonnolenza, convulsioni.
  • Compare un sanguinamento inspiegabile 1-4 settimane dopo la malattia a carico di gengive, naso, utero, …

Cura

Non esiste un trattamento specifico per la rosolia, ma i sintomi tendono a risolversi spontaneamente entro 7-10 giorni.

In caso di disturbi particolarmente significativi è possibile ricorrere alla somministrazione di paracetamolo o ibuprofene, per ridurre febbre e dare sollievo all’eventuale malessere o dolore.

Si raccomanda poi riposo e abbondante idratazione.

Vaccino

La strategia migliore di prevenzione è sicuramente il vaccino, obbligatorio per i nuovi nati e consigliabile per le donne in gravidanza che risultassero non immuni alla verifica attraverso gli esami del sangue.

Siringa infilata in un flaconcino del vaccino

iStock.com/Liuhsihsiang

Ai nuovi nati viene in genere somministrato attraverso una formulazione che contiene anche i vaccini contro morbillo e parotite (vaccino MPR) ed eventualmente varicella (MPRV); il piano vaccinale prevede:

  • un’iniezione attorno all’anno di età,
  • un richiamo verso i 6 anni.

Il vaccino è sicuro e particolarmente efficace (97% circa nel caso di della rosolia) e gli effetti collaterali più comuni prevedono semplicemente la possibile comparsa di:

  • arrossamento e dolore nel sito d’iniezione,
  • febbre, malessere e un’eruzione cutanea della durata di 5-21 giorni dopo la prima vaccinazione (legata al vaccinazione del morbillo),
  • dolore articolare (3% dei casi, superiore nel caso di donne adulte).

Vi è assoluta certezza scientifica, comunque, che un bambino vaccinato è molto più al sicuro di un bambino non vaccinato.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.