Intolleranza al glutine non celiaca: sintomi, test e cura

Cos’è il glutine?

Il glutine è una proteina presente nel grano ed in altri cereali, come farro, segale ed orzo; l’origine prima è quindi alimentare, ma si trova con facilità anche in altri prodotti, come ad esempio medicinali, integratori, cosmetici.

Sono invece naturalmente privi di glutine cereali e pseudocereali come riso, mais, amaranto, quinoa, grano saraceno, miglio, sorgo teff, fonio ed avena (ma in alcuni casi sono possibili contaminazioni in fase di lavorazione industriale).

Glutine

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Le reazioni al glutine

  • La reazione più nota e studiata al glutine è la celiachia, una condizione di origine autoimmune (l’organismo attacca sé stesso) scatenata dal consumo di alimenti contenenti la proteina.
  • L’allergia al grano è invece una reazione allergica indotta da proteine presenti nel cereale, non necessariamente il glutine.
  • In anni più recenti (Nonceliac gluten sensitivity, Alessio Fasano, Anna Sapone, Victor Zevallos, Detlef Schuppan, 2010) sta delineandosi una nuova entità patologica definita come “sensibilità al glutine non celiaca” (NCGS) descritta genericamente come condizione caratterizzata dallo sviluppo di numerosi sintomi che trovano sollievo da una dieta priva di glutine, dopo che siano stati esclusi celiachia ed allergia al grano.

Il termine “intolleranza al glutine” sarebbe quindi da evitare, perché da un punto di vista scientifico non denota in modo specifico alcuna condizione e può quindi diventare fonte di confusione (sebbene nella letteratura inglese sia spesso indicata come gluten intolerance).

Cos’è la sensibilità al glutine non celiaca?

La sensibilità al glutine non celiaca è causa di sintomi in parte sovrapponibili a quelli della celiachia (ad esempio gonfiore e diarrea, ma anche stanchezza, mal di testa e riduzione del tono dell’umore), soprattutto a livello gastrointestinale, ma nel complesso la condizione è sicuramente molto meno grave, perché tra l’altro non causa danni permanenti alla parete intestinale.

Non è una malattia autoimmune e nemmeno una reazione allergica, bensì una reazione nei confronti del glutine che si sta tuttora cercando di caratterizzare e che alcuni autori non riconoscono ancora come reale, in quanto non esistono prove inconfutabili del fatto che possa essere effettivamente il glutine ad innescare i sintomi (ad esempio c’è chi sospetta che i colpevoli possano in realtà essere i FODMAPS, sostanze contenute prevalentemente negli stessi alimenti esclusi in una dieta senza glutine).

Cause

Le cause alla base dello sviluppo della condizione sono ancora in gran parte da delineare, ma tra le ipotesi figurano proposte non necessariamente glutine dipendenti:

  • fermentazione dei carboidrati a livelli intestinale, a prescindere dalla presenza di glutine
  • eccessiva permeabilità delle pareti intestinali, che potrebbero perdere in parte la loro funzione di filtro consentendo l’assorbimento di patogeni nella circolazione sanguigna.

Vengono invece escluse per definizione reazioni autoimmune o allergiche, anche se esistono indizi relativi ad un possibile coinvolgimento del sistema immunitario.

Sintomi

L’insorgenza dei sintomi nei pazienti con sensibilità al glutine non celiaca può verificarsi entro un arco di tempo variabile da poche ore a qualche giorno dall’ingestione di glutine e comprendere:

La condizione può quindi causare anche sintomi non necessariamente legati all’intestino e, in alcuni pazienti, questi possono comparire anche in completa assenza di disturbi digestivi.

Diagnosi

NON esiste un test diagnostico specifico per l’intolleranza al glutine non celiaca, che è invece una diagnosi ad esclusione; è quindi di grandissima importanza ai fini della diagnosi NON interrompere autonomamente il consumo di glutine, perché l’iter diagnostico è tipicamente condotto in accordo con lo specialista (gastroenterologo) in step successivi ben definiti, ad esempio:

  • Fase 1: Esami necessari ad escludere allergia al grano e celiachia, che richiedono un consumo regolare di glutine da almeno 6 settimane.
  • Fase 2: Esclusione del glutine dalla dieta, secondo precise indicazioni dello specialista, con redazione di un diario dei sintomi; in genere anche questa fase dura 6 settimane.
  • Fase 3: Reintroduzione graduale del glutine.

Se durante la fase 2 i disturbi lamentati dal pazienti dovessero migliorare sensibilmente fino a risolversi, per poi ricomparire in fase 3, la diagnosi di sensibilità al glutine viene considerata possibile, anche se purtroppo non è in questo modo possibile escludere il coinvolgimento di un effetto placebo/nocebo (ma si stanno accumulando studi randomizzati in doppio cieco che sembrano escludere questa ipotesi). Va notato che, a patto di mantenere la giusta obiettività, molti pazienti scoprono di sentirsi meglio perché la dieta migliora nel complesso, non per la specifica esclusione del glutine.

Questa è la ragione per cui idealmente alla Fase 3 andrebbe fatta seguire un’ultima fase, che consiste in un test di provocazione orale classico.

La sensibilità al glutine non celiaca entra in diagnosi differenziale con numerose condizioni, tra cui celiachia, allergia al grano e sindrome del colon irritabile.

Cura

Non esiste cura per la sensibilità al glutine non celiaca, che viene invece affrontata escludendo la sostanza dalla dieta.

Dieta senza glutine

Sebbene si stia assistendo alla diffusione dell’idea che una dieta senza glutine possa essere salutare a prescindere, è importante ribadire che l’eliminazione degli alimenti che lo contengono dalla propria alimentazione potrebbe essere non solo inutile, ma addirittura controproducente, perché in grado di condurre verso lo sviluppo di pericolose carenze.

Ad oggi una dieta senza glutine dovrebbe quindi essere seguita solo a seguito di diagnosi di specifiche condizioni come:

  • celiachia
  • sensibilità al glutine non celiaca, diagnosticata da personale medico competente
  • atassia glutinica
  • allergia al grano (in questo caso l’esclusione è ovviamente spesso solo limitata al singolo cereale).

Rischio di carenze

A prescindere dalla diagnosi si raccomanda di fare riferimento ad un professionista sanitario per l’impostazione di una dieta senza glutine che sia completa di tutti i macro e micronutrienti necessari, evitando così pericolose carenze od effetti indesiderati (ad esempio, secondo gli specialisti della ClevelandClinic, iperglicemia, diabete di tipo 2 ed in genere disordini conseguenti ad una dieta eccessivamente povera di fibra).

Un regolare consumo di cereali integrali è associato ad effetti positivi per la salute, come un miglioramento dei livelli di colesterolo circolanti e del profilo glicemico, oltre ad essere alimenti che rappresentano fonti rilevanti di vitamine del gruppo B, ferro e magnesio. È poi importante comprendere che “alimento senza glutine” non è sinonimo di “alimento sano”, anche perché spesso per ragioni tecnologiche ed organolettiche vengono addizionate elevate quantità di sale, zucchero e grassi (tipicamente di cattiva qualità).

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.