Shock: cause, sintomi e conseguenze

Introduzione

Lo shock è un’emergenza sanitaria caratterizzata da uno stato improvviso di insufficienza circolatoria, che comporta una mancanza di sostanze vitali per il nostro organismo, come ossigeno e nutrienti.

Lo shock può avere effetti gravi, ma reversibili in caso di intervento tempestivo; se di contro la condizione non viene identificata, la diagnosi avviene in ritardo oppure le cure non sono tempestive, le conseguenze sono quasi sempre fatali, a causa di un quadro di:

  • mancanza di ossigeno irreversibile (ipossia) a tutte le cellule ed i tessuti del nostro corpo
  • deficit funzionali degli organi (insufficienza multiorgano)
  • morte.

Classificazione e Cause

Lo shock provoca danni potenzialmente pericolosi per la vita a causa della scarsa disponibilità di ossigeno e nutrienti agli organi vitali e, l’ossigeno in particolare, può venire a mancare perché:

  • ne circola poco attraverso il sangue (shock ipovolemico, ostruttivo e cardiogeno)
    e è aumentato il consumo o si verifica un cattivo utilizzo di ossigeno da parte di tessuti e organi (shock distributivo).

È possibile identificare schematicamente quello che succede in caso di shock in 3 fasi:

  1. Fase iniziale (pre-shock o shock compensato): l’organismo mette in atto una serie di meccanismi per contrastare la diminuzione di ossigeno disponibile, come tachicardia, vasocostrizione delle pareti dei vasi sanguigni posti alle estremità del corpo e variazioni della pressione sanguigna.
  2. Shock: compaiono i segni e sintomi di shock a causa di disfunzioni d’organo precoci ma ancora reversibili, dovuti ad un’insufficiente risposta dell’organismo ai meccanismi compensatori.
  3. Fase finale: si verifica una disfunzione irreversibile degli organi, insufficienza multiorgano e morte.

Abbiamo quindi individuato 4 tipi di shock, distinti in base alla causa scatenante:

  • distributivo, in cui si verifica una distribuzione anomala del sangue nei vasi sanguigni
  • ipovolemico, quando il volume di sangue circolante diventa insufficiente
  • cardiogeno, determinato da un’alterazione della funzione di pompa del cuore
  • ostruttivo, in conseguenza di un’ostruzione del sangue in uscita dal cuore.

Il tipo più comune di shock è quello distributivo su base infettiva (da sepsi), al secondo posto c’è lo shock ipovolemico e al terzo quello cardiogeno. Lo shock ostruttivo è invece raro.

Lo shock distributivo può essere causato da:

Lo shock ipovolemico può essere causato da:

Lo shock cardiogeno può essere causato da:

Lo shock ostruttivo può essere causato da:

Quando non sia possibile identificare la causa dello shock, si parlerà di shock indifferenziato.

 

Sintomi

In caso di shock si osservano uno o più dei seguenti sintomi/segni di malattia:

  • crollo della pressione del sangue (ipotensione)
  • aumento della frequenza cardiaca
  • respiro affannoso
  • confusione e/o ottundimento delle capacità mentali.

Il paziente può inoltre manifestare

Sopravvivenza

  • Lo shock settico (la forma più comune di shock distributivo) ha un tasso di mortalità compreso tra il 40% e il 50%, mentre lo shock anafilattico ha una mortalità inferiore all’1% nei pazienti rapidamente ospedalizzati.
  • Lo shock cardiogeno ha un tasso di mortalità che va dal 50% al 75%.
  • Lo shock ipovolemico ed ostruttivo generalmente hanno una mortalità molto più bassa e rispondono meglio ad un trattamento tempestivo.

I pazienti che sopravvivono ad uno shock vanno ricoverati in strutture per acuti a lungo termine o centri di assistenza post-acuta.

Diagnosi

È importante un’attenta e dettagliata raccolta della storia clinica del paziente attraverso un colloquio con quest’ultimo (se possibile) o con i suoi famigliari, in particolare ottenendo informazioni circa:

  • fattori di rischio
  • farmaci
  • malattie note

per poi passare alla visita medica e al rilevamento dei parametri vitali comprendenti

In laboratorio può essere richiesto:

Alcuni sintomi/segni possono aiutare a stabilire la causa dello shock. Ad esempio:

  • ipotensione ortostatica, pallore, assenza/riduzione delle pulsazioni del collo (delle vene giugulari) e segni di deficit epatici sono tipici di shock ipovolemico;
  • febbre e segni di infezioni, in caso di shock settico;
  • ipotensione, rossore, orticaria, affanno, raucedine, gonfiore di labbra e viso in caso di shock anafilattico (specie se il paziente o il parente raccontano di un’esposizione ad allergeni comuni come farmaci o alimenti a cui il paziente è allergico o punture di insetto).

È richiesto un ECG per escludere segni di sindrome coronarica acuta, aritmie, versamento pericardico o embolia polmonare.

Utile è inoltre l’esecuzione di radiografie del torace, o meglio TAC, alla ricerca di segni di infezione polmonare o altre cause di shock.

Cura

Il paziente in stato di shock necessita di una pronta rianimazione, che richiede

  • intubazione e ventilazione assistita per assicurare un adeguato supporto d’ossigeno
  • accesso venoso periferico, attraverso cui iniziare l’infusione di liquidi e farmaci (come antibiotici, vasopressori quali noradrenalina o vasopressina, cristalloidi isotonici, antistaminici, corticosteroidi, …)
  • correzione della causa che ha provocato lo shock come ad esempio:
    • una trasfusione di sangue in caso di emorragia
    • una toracotomia in caso di pneumotorace iperteso o tamponamento cardiaco
    • una cardioversione in caso di aritmie instabili.

La cooperazione delle varie figure professionali (medici, infermieri, tecnici di laboratorio e farmacia ospedaliera) è essenziale per i pazienti, al fine di garantire loro maggiori possibilità di recupero dallo shock con minimi effetti a lungo termine.

 

A cura della Dr.ssa Tiziana Bruno, medico chirurgo

 

 

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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