Introduzione
La sindrome da affaticamento cronico, riconosciuta dall’OMS con il nome di encefalomielite mialgica, è una patologia dalle cause incerte, caratterizzata da una sensazione di stanchezza persistente che invalida le normali attività quotidiane e lavorative del paziente che ne è affetto, presentando anche sintomi fastidiosi in correlazione, come cefalea, dolori crampiformi addominali o sintomi simili a quelli influenzali.
Come il nome della patologia suggerisce, coloro che ne sono affetti non si sentono ristorati dal sonno o dal riposo.
L’epidemiologia della malattia mostra che è maggiormente presente nei soggetti adulti (insorgenza tra i 29 e i 35 anni), con una maggiore probabilità di presentarsi nei soggetti di sesso femminile (75%), appartenenti a minoranze etniche e nei soggetti con minor livello di scolarizzazione ed un’occupazione lavorativa modesta.
La patologia pone importanti sfide cliniche, soprattutto in termini di difficoltà di diagnosi perché caratterizzata da molteplici manifestazioni sintomatologiche in gran parte sovrapponibili a ad alcuni disturbi psichiatrici e del sonno.
Cause
Le ipotesi eziologiche della sindrome da affaticamento cronico sono numerose ma, ad oggi, non vi sono teorie a supporto dell’attribuzione dell’insorgenza ad una causa specifica.
Le teorie spaziano tra molteplici possibili cause:
- disfunzione neuroendocrina conseguente ad un trauma infantile
- patologia infettiva simil-influenzale o una mononucleosi infettiva
- interventi chirurgici
- esperienze di vita traumatiche o particolarmente stressanti
- difetti del sistema immunitario.
Fattori di rischio
Più che le cause, ad oggi sono noti i fattori di rischio predisponenti:
- Traumi infantili quali abusi sessuali, fisici, psicologici
- Esperienze traumatiche
- Precedenti malattie psichiatriche/psicopatologiche
- Inattività fisica durante l’infanzia
- Stress psicosociale
- Presunta ereditarietà genetica
Sintomi
Il sintomo principale è il senso di fatica e spossatezza persistente che non viene risollevato dal riposo; questo può inoltre essere accompagnato da numerose altre manifestazioni sintomatiche, tra cui le più comunemente riportate dai pazienti sono:
- cefalea (mal di testa),
- faringodinia (mal di gola),
- linfadenopatia (ingrossamento dei linfonodi di varia natura),
- dolori muscolari e articolari,
- febbre,
- tachicardia,
- disturbi del sonno,
- problematiche di ordine psichiatrico,
- allergie,
- dolori crampiformi addominali,
- deficit di memoria e di concentrazione,
- disturbi d’ansia e dell’umore.
Le condizioni di stanchezza riportate dai pazienti peggiorano dopo attività sia fisica che mentale e, nonostante il successivo riposo, i soggetti non riacquisiscono facilmente uno stato di piena energia, rimanendo stanchi e spossati anche per molte ore successive.
Diagnosi e test
Il primo passo dell’iter diagnostico prevede un’anamnesi completa del soggetto, seguito dall’esame obiettivo, al fine di escludere alcune altre patologie organiche che potrebbero essere responsabili della fatica cronica (ad esempio insufficienza cardiaca o malattie endocrine).
Non esistono test specifici per la diagnosi, che resta quindi clinica ed in parte ad esclusione; tra gli esami di laboratorio più utili in questo senso ricordiamo
- emocromo,
- creatinina,
- elettroliti, calcio e ferro,
- glicemia,
- creatin fosfochinasi,
- test di funzionalità epatica,
- anticorpi antigliadina,
- analisi delle urine.
La diagnosi differenziale dovrà essere condotta principalmente verso
- malattie del sonno (insonnia, sindrome delle apnee ostruttive del sonno, sindrome delle gambe senza riposo, …)
- malattie che possono causare dolori articolari, disturbi del sonno e stanchezza, come ad esempio la fibromialgia,
- patologie croniche quali anemia, diabete, ipotiroidismo e insufficienza surrenalica.
Alcune malattie psichiatriche escludono la diagnosi di sindrome da affaticamento cronico, come ad esempio
- disturbo da uso di sostanze,
- schizofrenia e demenze,
- disturbo bipolare,
- disturbo depressivo maggiore con eventi psicotici,
- disturbi alimentari tra cui anoressia e bulimia nervosa.
I criteri diagnostici per attribuire la causa della stanchezza alla sindrome da stanchezza cronica sono:
- la sensazione di fatica, così come descritta, perdura da almeno 6 mesi con almeno 4 dei sintomi sopradescritti,
- la fatica non è attribuibile ad altra patologia organica o ad attività fisica persistente,
- la fatica non è ristorabile.
Complicazioni
Le complicazioni che possono insorgere nei soggetti affetti da stanchezza cronica riguardano la possibilità di manifestare disturbi di ansia, dell’umore o disturbi depressivi come conseguenza dello stile di vita cui costringe tale patologia, in termini di allontanamento dal lavoro e di isolamento sociale. Le conseguenze psicologiche sono gravi e comportate dall’impossibilità del soggetto di condurre una vita quotidiana e relazionale nella norma, di condurre le classiche attività fisiche e lavorative.
Cura
Per curare alcuni dei sintomi dolorosi che la patologia causa, possono essere prescritti al paziente dei farmaci antinfiammatori non steroidei, ma non si può prescindere da uno stile di vita sano, regolando il proprio ritmo sonno-veglia e cercando di svolgere il più possibile attività fisica per allenarsi gradualmente.
Il trattamento specifico per la sindrome da affaticamento cronico è effettuato da un terapeuta cognitivo-comportamentale al fine di trattare principalmente i fattori che comportano il mantenimento della patologia come la mancanza di supporto sociale o le problematiche psichiche aggravate dagli atteggiamenti dei medici restii ad effettuare tale diagnosi. La terapia cognitivo comportamentale, basata su esercizi graduati, si effettua nell’arco di 6 mesi, con 12 o 24 incontri totali allo scopo di educare il paziente alla ripresa graduale dell’attività fisica e lavorativa e al recupero di orari regolari di sonno-veglia, nonché alla modificazione dei meccanismi comportamentali e cognitivi alla base degli atteggiamenti disfunzionali che possono concorrere all’insorgenza della sindrome.
Non tutti i pazienti traggono beneficio dalla psicoterapia, spesso è quindi necessario affiancarla anche alla somministrazione di farmaci antidepressivi e ad un supporto di natura psicologica offerto da un professionista della salute mentale, ove consista una comorbilità di disturbi depressivi conseguenti al peggioramento della qualità della vita.
Un’opzione di trattamento cui ricorrere per la ripresa graduale dell’attività fisica è quella fisioterapica, per garantire l’allenamento del tono muscolare senza stressare eccessivamente i muscoli del paziente.
Prevenzione
Non essendo chiare ad oggi le cause, è difficile predisporre una cura preventiva che eviti l’insorgenza della sindrome da affaticamento cronico, ma esiste un sostanziale accordo nella comunità scientifica a proposito della necessità di:
- intrapresa di un percorso psicoterapeutico o di un supporto psicologico per gestire le cause dello stress,
- garantire un’attività fisica costante per mantenere la muscolatura allenata,
- condurre uno stile di vita sano dal punto di vista alimentare,
- preservare il naturale ritmo circadiano di sonno-veglia.
Fonti e bibliografia
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A cura del Dr. Enrico Varriale, medico chirurgo
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