Introduzione
Quella che viene comunemente chiamata “spalla congelata”, più correttamente capsulite adesiva, è una sindrome che colpisce l’arto superiore e che determina una limitazione nella mobilità a livello dell’articolazione della spalla.
È legata alla presenza di fenomeni infiammatori cronici di lunga durata, che portano nel tempo all’ispessimento dei tessuti articolari e come conseguenza la riduzione del lasco presente tra le parti in movimento. L’aumentato attrito determina a sua volta uno stimolo alla produzione di trama cicatriziale e un aggravamento ulteriore dei processi infiammatori, che nel giro di pochi mesi possono portare al completo blocco dell’articolazione (spalla congelata).
La patologia risulta riconoscibile anche dal paziente per l’eclatante riduzione nel range di movimenti che si possono compiere con l’articolazione scapolo-omerale (spalla), in apparente assenza di sintomi associati alla pressione o alla manipolazione della stessa.
È importante sottolineare che una diagnosi (e quindi un trattamento) precoce e tempestivo può fare la differenza sul decorso e sulle conseguenze a medio termine.
Cause
Le possibili cause della capsulite adesive sono molteplici, ma spesso accomunate da una certa predisposizione all’infiammazione cronica delle articolazioni.
Possono contribuire all’insorgenza della malattia:
- Scompensi ormonali
- Diabete mellito (il rischio è di ben tre volte superiore a quello della popolazione generale)
- Sindromi da immunodeficienza
- Condizioni predisponenti alla formazione di aderenze:
- Periodi di riposo prolungato dall’attività fisica con immobilizzazione dell’articolazione
- Traumatismi o lesioni a carico dell’articolazione
- Recenti interventi chirurgici a carico dell’articolazione
Il periodo medio che intercorre tra l’insulto (primum movens) e l’insorgenza della sintomatologia può variare tra i 2 e i 9 mesi.
Fattori di rischio
La sindrome della spalla congelata si riscontra con maggiore frequenza nei pazienti di mezza età e con maggiore incidenza tra le donne. Sono da considerarsi fattori di rischio, oltre a quelli già elencati nel paragrafo “Cause”:
- utilizzo di un tutore per la spalla per un periodo prolungato dopo un infortunio o un intervento chirurgico
- allettamento prolungato dopo un evento acuto, come un ictus o un intervento chirurgico particolarmente invasivo
- la comorbilità per patologie tiroidee.
Sintomi
Le manifestazioni cliniche della capsulite adesiva sono piuttosto caratteristiche, ma va tenuto presente che si tratta di una patologia ad insorgenza estremamente graduale; nei casi più tipici ci si rende conto del problema avvertendo dolori, anche lievi, quando si tenta di compiere movimenti (anche molto semplici) con l’arto superiore, evidenziando quindi una difficoltà che fino a poco tempo prima non c’era.
Più nello specifico l’andamento di malattia può essere definito trifasico:
- Nel primo periodo di durata solitamente compresa tra i 3 e i 4 mesi, si verifica una riduzione del range di movimenti che si riescono ad eseguire con la spalla, accompagnata da una sintomatologia dolorosa acuta.
- Nel secondo periodo, di durata compresa tra i 3-4 mesi e l’anno, la sintomatologia dolorosa viene progressivamente meno, ma permane la difficoltà funzionale legata al movimento.
- Nel terzo periodo, che può durare anche anni, si assiste infine ad un progressivo recupero funzionale.
Per fare un esempio pratico sui movimenti di abduzione (l’allontanamento dell’arto superiore dal busto), avvertire dolore o addirittura essere incapaci di raggiungere un oggetto presente su uno scaffale può costituire una spia d’allarme legata alla possibile presenza di capsulite adesiva.
Nei casi più avanzati anche gesti quotidiani, come vestirsi, possono diventare di difficile esecuzione, esitando in una riduzione dell’autonomia per il paziente affetto.
Diagnosi
La diagnosi di capsulite adesiva può essere posta su base clinica, nel corso di una visita medica con il Curante o direttamente con lo Specialista, che nel corso dell’esame obiettivo valuta la mobilità articolare attraverso la richiesta di una serie di manovre specifiche d’indagine sul range di movimenti possibili o dolorosi.
Per una diagnosi corretta può rendersi necessaria l’integrazione con esami di imaging quali:
- risonanza magnetica nucleare (RM)
- ecografia della spalla (ECO)
- radiografia della spalla (RX)
Trattamento
Il trattamento precoce della capsulite adesiva può influenzare radicalmente il decorso di malattia, riducendone l’impatto sulla qualità della vita, ma allo stesso tempo la tendenza alla risoluzione spontanea può rendere superfluo intraprendere un percorso terapeutico: si tratta ovviamente di una decisione che spetta al paziente, da prendere in concerto con il proprio Medico, in base alle caratteristiche di ogni specifico caso.

iStock.com/solidcolours
Le opzioni per chi desidera trattare la patologia al suo esordio sono molteplici.
- Rimedi domestici: L’applicazione del ghiaccio sulla spalla interessata per 15 minuti, più volte al giorno, può aiutare a ridurre il dolore o l’eventuale edema articolare. Fanno parte delle cure che si possono svolgere a domicilio anche gli eventuali esercizi consigliati dal fisioterapista.
- Farmaci: L’approccio farmacologico può essere utile per ridurre il dolore e l’infiammazione a livello articolare, pertanto il proprio medico curante potrà raccomandare la somministrazione di farmaci antinfiammatori come l’ibuprofene o il naprossene sodico. Nei casi più eclatanti potranno essere praticate infiltrazioni locali di corticosteroidi (cortisone).
- Fisioterapia: La fisioterapia è la forma di trattamento più comune per la capsulite adesiva. L’obiettivo in questo caso è quello di mobilitare l’articolazione al massimo delle proprie possibilità al fine di migliorare il range di movimento. L’impostazione del corretto programma di fisioterapia, attraverso l’esecuzione di specifici esercizi, deve essere pianificata con professionisti qualificati, tenendo presente che i primi risultati possono richiedere un periodo di tempo compreso tra le poche settimane e i sei mesi.
- Chirurgia: Qualora la terapia fisica non risultasse in un miglioramento della condizione potrà essere preso in considerazione l’opzione chirurgica, solitamente riservata ad una coorte di pazienti molto ristretta. Il razionale del trattamento in questo senso è di manipolare la spalla in completa anestesia al fine di rompere tutte le adesioni che si sono formate, oppure di agire direttamente in artroscopia effettuando un piccolo taglio ed entrando con un artroscopio per rimuovere a vista il tessuto cicatriziale. L’operazione viene solitamente effettuata in regime di day-hospital, con una medicazione programmata circa 10 giorni dopo l’intervento per la rimozione dei punti di sutura. La fisioterapia post-operatoria è raccomandata al fine di mantenere mobile l’articolazione, e nella maggior parte dei pazienti si ha un recupero completo già a 3 mesi dall’intervento.
Fonti e bibliografia
- Frozen Shoulder | Harvard Health Publishing
- Frozen Shoulder | Mayo Clinic
A cura del Dr. Marco Cantele, medico chirurgo