Steatoepatite non alcolica (NASH): cause, sintomi e cura

Introduzione

La steatoepatite non alcolica (Non-alcoholic Steatohepatitis, NASH) è considerata una complicanza della steatosi epatica (o fegato grasso, NAFLD) e si caratterizza per un’alterazione della funzionalità dell’organo causata da processi infiammatori, cicatriziali o di necrosi (morte) del tessuto sano, conseguenti all’accumulo di lipidi a livello epatico; questa situazione, pur non essendo distinguibile all’esame istologico dall’epatite alcolica (l’infiammazione del fegato determinata dall’assunzione di ingenti quantitativi di alcol), riguarda principalmente pazienti che non consumano quantità eccessive di alcol, ma che presentano uno o più fattori di rischio cardiovascolari.

La malattia può decorrere in maniera asintomatica o presentarsi con:

Negli stadi più avanzati possono comparire sintomi di maggior rilievo, benché non specificatamente riconducibili alla NASH, quali ad esempio:

  • Riduzione dell’appetito
  • Gonfiore agli arti inferiori
  • Stanchezza
  • Ittero (colorazione giallastra della pelle e degli occhi)
  • Confusione
  • Senso di ansia e\o agitazione
  • Ascite (raccolta patologica di liquidi in corrispondenza della cavità addominale).

La diagnosi si avvale dell’esecuzione di alcuni

  • esami di laboratorio (principalmente esami del sangue, con particolare attenzione alle transaminasi),
  • esami strumentali di imaging (ecografia addominale, TAC o RM),

a cui segue l’esecuzione di una biopsia per confermare il sospetto diagnostico.

Non tutti i pazienti affetti da steatoepatite e, anche per questa ragione, il trattamento non è specifico e si avvale dell’eliminazione delle cause e dei fattori di rischio associati, in modo da ridurre l’eventuale comparsa di complicanze, prime fra tutte

Cause

La malattia colpisce prevalentemente pazienti tra i 40 e i 60 anni di età, soprattutto in presenza di alcuni fattori di rischio, come:

  • Obesità (patologia caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, con ripercussioni negative sulla salute del paziente; sono considerati obesi gli individui con un BMI >30 kg\m²);
  • Dieta particolarmente ricca di cibi grassi;
  • Alterazioni del metabolismo lipidico (alti livelli di colesterolo LDL e trigliceridi, bassi livelli di HDL);
  • Diabete di tipo 2 (patologia metabolica caratterizzata da un elevata concentrazione ematica di glucosio, in un contesto di insulino-resistenza o insulino-deficienza relativa);
  • Sindrome metabolica (è così indicata la contemporanea presenza di alcuni fattori di rischio che predispongono maggiormente il paziente allo sviluppo di malattie come diabete, patologie cardiovascolari e la stessa steatosi epatica).

Quando si verifica un eccessivo accumulo di grassi a livello del fegato si osserva un aumento di dimensioni dell’organo e il caratteristico aspetto “lucido” all’esame ecografico. Questa fase, di solito asintomatica, è nota come steatosi epatica non alcolica (NAFLD o fegato grasso), non è considerata pericolosa di per sé e può essere sospettata in seguito al riscontro di alterazioni negli esami del sangue.

La steatoepatite non alcolica (NASH) può quindi insorgere come complicanza della steatosi epatica.

Sintomi

La steatoepatite spesso non è accompagnata da sintomi; quando presenti questi possono essere:

  • stanchezza
  • debolezza
  • perdita di peso
  • dolore addominale.

Complicanze

Stadi di progressione del danno epatico

Molti ricercatori considerato la steatoepatite non alcolica un caso particolare di fegato grasso. Immagine derivata (iStock.com/Bezvershenko e iStock.com/Sakurra)

Se in alcuni pazienti l’accumulo di grasso può essere benigno e non causare sintomi o evoluzioni, in altri possono verificarsi fenomeni infiammatori accompagnati da sintomi più intensi, come la dolenzia nel quadrante addominale superiore destro; un eventuale peggioramento è più probabile quando il quantitativo di grasso presente supera il 5% del peso dell’organo.

Successivamente, proprio a causa dell’infiammazione, potrebbero svilupparsi fenomeni di fibrosi, caratterizzati dalla formazione di tessuto cicatriziale che va progressivamente a sostituire le normali cellule epatiche.

Gradualmente, se la malattia non si arresta, la funzione del fegato viene quindi compromessa, fino a determinare la comparsa di cirrosi; in questa fase il tessuto cicatriziale si sviluppa diffusamente nel fegato a causa dei danneggiamenti continui e ripetuti, conferendogli un aspetto ristretto e grumoso. Questa condizione clinica può essere:

  • Compensata, se il fegato, grazie alle cellule sane superstiti, continua a funzionare;
  • Scompensata, se il fegato non è più in grado di svolgere le sue funzioni (insufficienza epatica).

La cirrosi scompensata può determinare la comparsa di gravi complicanze, quali:

  • Ipertensione portale: con questa espressione si indica l’aumento della pressione a livello della vena porta (deputata al trasporto di sangue dall’intestino al fegato) che può essere responsabile del reflusso di sangue a livello delle sue diramazioni; questo fenomeno determina la comparsa di vene varicose (dilatate e attorcigliate), specialmente a livello di esofago, stomaco e retto che, essendo dotate di una parete fragile, possono andare incontro a facili sanguinamenti.
  • Ascite: l’accumulo di liquidi nell’addome può causarne rigonfiamenti e tensioni, nonché determinare gravi processi infiammatori (come la peritonite batterica spontanea).
  • Encefalopatia epatica: il fegato non riesce più a svolgere la propria funzione di detossificazione, per cui diverse sostanze tossiche (tra cui principalmente l’ammonio) possono raggiungere l’encefalo, causando gravi deterioramenti della funzione cerebrale.
  • Tumore epatico: l’epatocarcinoma, infine, rappresenta una delle complicanze più temibili della cirrosi.

Diagnosi

La diagnosi della steatoepatite non alcolica si avvale di:

  • Anamnesi: raccolta della storia clinica del paziente, nonché dei sintomi e delle sue abitudini (alcol, fumo, …), considerate utili nell’individuazione e nella valutazione della patologia.
  • Esami di laboratorio: principalmente esami del sangue, con particolare attenzione agli indicatori della salute del fegato (transaminasi, GGT,  …) e marker utili ad escludere altre patologie del fegato, come l’epatite B e C.
  • Esami strumentali: l’ecografia addominale rappresenta l’esame di diagnostica per immagini da eseguire in prima battuta, cui eventualmente possono fare deguito esami di secondo livello (TAC, RM) per ottenere immagini del fegato più dettagliate.
  • Biopsia epatica: consente di individuare eventuali processi infiammatori e si svolge mediante l’inserimento, previa anestesia, di un ago che attraverso la cute e raggiunge il fegato, consentendo il prelievo di un frammento di tessuto analizzabile al microscopio. Rappresenta l’esame di riferimento per confermare il sospetto diagnostico.

Cura

Il trattamento non è specifico e prevede l’adozione di abitudini volte al contrasto dei fattori di rischio, primo fra tutti il sovrappeso; a tal fine si consiglia di

  1. Adottare un’alimentazione sana, con basso apporto di grassi, alcol e zuccheri e a ridotto consumo di carne rossa e latticini; al contrario è da privilegiare l’assunzione di frutta, verdura e cereali integrali.
  2. Praticare attività fisica in maniera regolare.
  3. Bere adeguatamente.

Se necessario è ovviamente raccomandabile trattare eventuali patologie correlate, quali diabete e dislipidemie (alterazioni del colesterolo); gli stessi accorgimenti elencati relativamente allo stile di vita possono esercitare effetti positivi anche in questo caso, da associare alla prescrizione di farmaci quando non sufficiente.

Fonti e bibliografia

 

A cura della Dr.ssa Chiara Russo, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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