Stitichezza (stipsi): rimedi per adulti e bambini, sintomi e cause

Introduzione

La stitichezza (o stipsi) è un disturbo caratterizzato da:

  • riduzione della frequenza dell’alvo: sebbene ci sia notevole variabilità interindividuale nella frequenza dell’alvo (da 1 o più volte al giorno, a poche volte a settimana), una riduzione delle evacuazioni a meno di 3 volte settimanali può essere francamente patologica;
  • evacuazione difficoltosa o insoddisfacente;
  • sintomi generali, quali gonfiore o dolore addominale.

La stitichezza può essere classificata in:

  • primaria (o funzionale): qualora non ci siano fattori scatenanti ben individuabili, ma sia espressione di un’alterata motilità intestinale o di errori alimentari,
  • secondaria: qualora le alterazioni dell’alvo siano imputabili a situazioni intercorrenti predisponenti (per esempio la gravidanza, o l’allettamento), o a patologie sistemiche che possono influire sulla motilità intestinale.

In base alla durata dei sintomi, la stitichezza può essere definita:

  • acuta: se i sintomi sono presenti per un massimo di 6 mesi, presentandosi più frequentemente come una stipsi secondaria, legata a situazioni intercorrenti (per esempio un intervento chirurgico),
  • cronica: se i disturbi persistono per un periodo superiore ai 6 mesi, presentandosi più frequentemente come una stipsi funzionale, o più raramente legata a patologie sistemiche.

La stipsi cronica funzionale è la forma in assoluto più frequente.

Diffusione

La stipsi è il disturbo intestinale in assoluto più frequente nel mondo occidentale. Si stima che circa il 20% della popolazione generale lamenti disturbi dell’alvo, ossia una persona su cinque, ma è possibile che questo dato sia sottostimato poiché spesso il sintomo non viene portato all’attenzione del medico.

La stipsi è più frequente con l’avanzare dell’età, raggiungendo picchi d’incidenza dopo i 70 anni. Le forme ad insorgenza precoce interessano prevalentemente le donne, mentre dopo la settima decade di vita gli uomini e le donne sono interessati in egual misura.

Può presentarsi anche nei neonati e nei bambini:

  • la stipsi neonatale può essere allarmante, poiché in alcuni casi espressione di una patologia intestinale più o meno grave (come il morbo di Hirschsprung) o di un’occlusione intestinale (per esempio associata alla fibrosi cistica).
  • La stipsi ad insorgenza nell’età scolare è invece molto più probabilmente associata ad una scorretta igiene evacuativa, trattandosi più frequentemente di una stitichezza ritentiva.

Fisiologia della defecazione

La defecazione è un atto fisiologico che permette l’eliminazione dei prodotti intestinali non assorbiti.

Gli alimenti ingeriti vengono infatti digeriti già a partire a livello gastrico, successivamente il chimo alimentare attraversa l’intestino, dove subisce un ulteriore processo di digestione, che consente di ottenere molecole piccole, di semplice assorbimento.

Il materiale di scarto, non assorbito, viene spinto a valle, grazie a contrazioni peristaltiche della parete intestinale, per raggiungere la parte terminale del retto (l’ampolla rettale), accumulandosi al suo interno. Grazie alla presenza dello sfintere anale interno, continuamente contratto, il materiale fecale viene ritenuto nel retto, fino all’atto evacuativo.

Quando la quantità di feci è considerevole, l’ampolla rettale è molto dilatata, pertanto verranno stimolati alcuni nervi, che favoriranno il rilascio dello sfintere anale interno, percepito come un intenso stimolo ad evacuare.

  • Se le condizioni sociali sono adeguate alla defecazione viene rilasciato volontariamente lo sfintere anale esterno, favorendo l’espulsione delle feci.
  • Se le condizioni sociali non sono adeguate, volontariamente lo sfintere anale esterno rimane contratto, in modo da impedire la fuoriuscita delle feci.

Cause

È possibile individuare essenzialmente tre categorie di stitichezza:

  • Stipsi con normale transito e normale defecazione: è una delle forme più frequenti, nella quale non si hanno alterazioni nel meccanismo defecatorio, ma si ha una riduzione della massa fecale, a causa di errori alimentari, oppure di un’alterazione della percezione dello stimolo (spesso indotta da errori nello stile di vita, come la posticipazione sistematica dell’evacuazione all’insorgenza dello stimolo).
  • Stipsi da rallentato transito: una riduzione della motilità intestinale ostacola il movimento della massa fecale verso l’ampolla rettale, riducendo il riempimento dell’ampolla e con conseguente ridotto stimolo alla defecazione.
  • Stipsi da alterata defecazione: la stipsi è legata ad un difetto nella fase espulsiva. Le feci si accumulano fisiologicamente nell’ampolla rettale e lo stimolo viene percepito normalmente, tuttavia si manifestano difficoltà all’atto defecatorio, risultando in un’evacuazione inefficace o incompleta.

Fattori di rischio

La stitichezza primaria può essere legata a diversi fattori:

  • Errori alimentari: è la causa più frequente di stipsi. Un’alimentazione scorretta, ricca di grassi e povera di fibre (frutta, verdura) inferiore ai 25 grammi al giorno, può essere responsabile della produzione di una ridotta massa fecale, che stimola poco la motilità intestinale, risultando in un ridotto transito.
  • Riduzione della motilità intestinale: può essere un di disturbo funzionale, senza alcuna causa individuabile (negli anziani è molto comune), oppure legata a:
    • sedentarietà,
    • stress,
    • stile di vita frenetico,
    • allettamento prolungato,
    • degenza in ospedale,
    • disidratazione,
    • abuso di lassativi,
    • gravidanza,
    • cambiamento delle abitudini quotidiane (per esempio i viaggi),
    • stare fuori casa per lunghi periodi di tempo.
  • Dissinergia pelvica: si ha una ridotta capacità di coordinare il rilasciamento della muscolatura pelvica e dello sfintere anale, con contrazione muscolare durante l’atto evacuativo, necessari per l’espulsione fecale. Questo disturbo (meglio conosciuto come anismo) è puramente funzionale, senza alterazioni organiche dei muscoli o dei nervi, ma è prevalentemente un meccanismo psicosomatico. Alcuni autori ritengono che possa essere associato, soprattutto nelle giovani donne, ad un temperamento emotivo chiuso, ritentivo, volto a trattenere le proprie emozioni (in maniera inconscia, le feci vengono trattenute, così come si trattengono le emozioni). Più raramente può presentarsi in donne vittime di abusi sessuali, spesso associato al vaginismo (contrazione involontaria dei muscoli pelvici, durante il coito, che impediscono la penetrazione).
  • Ritenzione fecale: l’errata abitudine a trattenere lo stimolo a defecare, cioè ritardando l’evacuazione, può determinare una progressiva riduzione della sensibilità dell’ampolla rettale, tale per cui si renderà necessario un accumulo di feci sempre maggiore per ottenere la stimolazione dei nervi dell’ampolla che creano lo stimolo defecatorio. Pertanto in questo tipo di stipsi, si ha una riduzione della percezione dello stimolo. La stipsi ritentiva è molto frequente nei bambini in età scolare (che non hanno tempo di di andare evacuare quando questo significa interrompere il gioco).

La stitichezza secondaria può essere legata a diversi fattori:

  • Malattie intestinali
    • Stenosi: restringimenti (neoplasie, polipi, diverticoli, tratti intestinali ischemici, esiti di cicatrici chirurgiche sulle pareti intestinali) del lume intestinale possono rendere difficoltoso il transito fecale.
    • Patologie anali: patologie come ragadi, ascessi, emorroidi, possono essere responsabili di dolore durante l’atto evacuativo, il quale può essere associato ad un aumento del tono dello sfintere anale, ostacolando la fuoriuscita delle feci. Patologie come l’intussuscezione intra-anale (invaginazione del retto nel canale anale all’atto defecatorio) rettocele (erniazione della parete del retto) possono di fatto ostacolare la fuoriuscita delle feci.
    • Alterazioni del sistema nervoso: un’alterata innervazione delle pareti intestinali, può essere responsabile di una motilità intestinale anomala. Tra le più frequenti, la malattia di Hirschsprung, responsabile della stitichezza neonatale.
  • Farmaci: Molti farmaci possono essere responsabili di un’alterazione della motilità intestinale, tra i più utilizzati:
    • morfina e simili,
    • diuretici,
    • calcio-antagonisti,
    • antidepressivi,
    • antiparkinsoniani,
    • antistaminici,
    • antiacidi con calcio e alluminio,
    • analgesici,
    • antinfiammatori,
    • integratori di ferro e calcio.
  • Patologie sistemiche

Quando i sintomi tipici della stitichezza si associano a dolori addominali crampiformi, alleviati dalla defecazione, o a periodi di alvo diarroico è possibile che si tratti di sindrome del colon irritabile.

Riassumendo, le principali cause di stipsi primaria quindi sono:

Stipsi da alterato transito Stipsi da alterata defecazione
Sedentarietà Dissinergia pelvica
Stress Ritenzione fecale
Stile di vita frenetico
Allettamento prolungato
Degenza in ospedale
Disidratazione
Gravidanza
Abuso di lassativi
Cambiamento delle abitudini quotidiane
Stare fuori casa

Mentre le principali cause di stitichezza secondaria sono:

Stipsi da alterato trasito Stipsi da alterata defecazione
Morbo di Hirschsprung Stenosi
Diverticoli Ragadi
Neoplasie Ascessi
Polipi Emorroidi
Tratti intestinali ischemici Intussuscezione intra-anale
Cicatrici intestinali Rettocele
Farmaci Danni del midollo spinale
Diabete mellito Ictus
Ipotiroidismo
Insufficienza renale cronica
Ipercalcemia
Ipopotassiemia
Ipermagnesemia
Morbo di Parkinson
Sclerosi multipla
Depressione
Demenza

Sintomi

Primo piano dell'intestino di una donna con in sovraimpressione l'intestino

iStock.com/sefa ozel

La stitichezza si manifesta con un corredo sintomatologico vario e i sintomi tipici sono:

  • riduzione della frequenza delle evacuazioni a meno di 3 volte a settimana;
  • emissione di feci dure o caprine: a causa del ristagno prolungato, viene riassorbita una maggiore quantità di liquidi da parte della parete intestinale, in modo che le feci diventano più dure e nelle stipsi più ostinate diventano caprine (feci dure, poco voluminose, a palline);
  • sforzo evacuativo: a causa della consistenza aumentata delle feci, la defecazione può risultare molto difficoltosa, tale da richiedere uno sforzo molto più intenso, al fine di espellerle;
  • sensazione di evacuazione incompleta: al termine dell’atto defecatorio si ha l’impressione di non avere liberato completamente l’ampolla rettale (tenesmo), soprattutto nelle forme da alterata defecazione;
  • sensazione di blocco anale: durante l’atto espulsivo si ha la sensazione di un’ostruzione a livello del canale anale;
  • manovre digitali per facilitare l’espulsione: in alcuni casi, nelle stipsi ostinate, è possibile che si debba ricorrere all’esecuzione di manovre digitali o pressioni per favorire l’espulsione;
  • espulsione di feci non formate: raramente vi può essere l’emissione di feci di consistenza minore;
  • encopresi: talvolta, soprattutto nella stipsi ritentiva dei bambini, si possono presentare episodi in cui si ha l’emissione involontaria di feci liquide.
Sintomi tipici Stipsi da alterato transito Stipsi da alterata defecazione Stipsi con normali transito e defecazione
Frequenza<3 volte a settimana + + +
Sforzo evacuativo + + +
Feci dure o caprine + + +
Sensazione di evacuazione incompleta +
Sensazione di ostruzione anale +
Manovre digitali +

Le feci possono presentare in aggiunta:

  • muco: visibile come filamenti bianco-grigiastri filanti;
  • sangue:
    • di colorito rosso vivo che vernicia esternamente le feci, può essere secondario alla presenza di lesioni anali (ragadi),
    • di colore molto scuro (melena) può essere secondario ad una patologia intestinale (polipo, diverticolo, neoplasia).

A causa dello sforzo espulsivo è possibile che si associno lesioni anali quali:

  • ragadi,
  • emorroidi,
  • prolasso rettale,

che possono essere sia la causa della stitichezza, che conseguenza della stessa.

Accanto a questi, possono presentarsi sintomi aggiuntivi, che possono interferire con le attività quotidiane, risultando invalidanti:

Quando preoccuparsi?

Sebbene la stitichezza sia una condizione estremamente diffusa e spesso benigna, è possibile che possa essere espressione di patologie più gravi; quando si presenta con

deve essere accuratamente indagata, poiché potrebbe essere la manifestazione di una neoplasia intestinale.

Inoltre in presenza di dolore addominale molto intenso, notevole distensione addominale, ad insorgenza acuta, accompagnati da vomito e mancata canalizzazione ai gas, è possibile che possa esserci un’ostruzione intestinale, pertanto sarà necessario contattare immediatamente il medico.

Diagnosi

Criteri per la diagnosi di stitichezza

I disturbi dell’alvo sono molto comuni, tuttavia non tutti i soggetti che hanno disturbi intestinali tipici possono essere definiti stitici. Secondo le più recenti linee guida (Criteri Roma III, da Unigastro-Manuale di Gastroenterologia-A cura del Coordinamento Nazionale Docenti Universitari di Gastroenterologia), si può definire la stitichezza come segue:

  • Presenza negli ultimi 3 mesi di almeno 2 dei seguenti sintomi:
    • frequenza dell’alvo inferiore alle 3 volte a settimana;
    • sforzo evacuativo
    • feci dure o caprine
    • sensazione di evacuazione incompleta,
    • sensazione di ostruzione/blocco anale;
    • manovre manuali per facilitare l’evacuazione (pressione sul perineo, manovre digitali).
  • Rara comparsa di feci non formate, in assenza di assunzione di lassativo.
  • Criteri insufficienti per fare diagnosi di sindrome del colon irritabile.

Esami

La stipsi è una condizione molto importante, innanzitutto per la sua notevole diffusione, inoltre sebbene più frequentemente rappresenti un disturbo funzionale, la stitichezza talvolta può essere il sintomo di una patologia sistemica o intestinale, più o meno grave (dall’ipotiroidismo a patologie più serie, come una neoplasia intestinale), pertanto, soprattutto nella sua forma acuta, è un sintomo che non deve essere sottovalutato.

Infine la stipsi è importante perché potrebbe essere accompagnata da sintomi generalizzati che potrebbero risultare sgradevoli e compromettere lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

La diagnosi di stitichezza è clinica: è sufficiente soddisfare i criteri Roma III (visti nell’introduzione) per porre semplicemente la diagnosi. Più complessa è la diagnosi eziologica, ossia la ricerca della causa, che può richiedere l’esecuzione di diverse indagini con l’obiettivo di inquadrare la stipsi nella categoria di appartenenza e individuarne la causa.

  • Anamnesi: è il primo step diagnostico e quello fondamentale; spesso da sola è sufficiente a porre diagnosi o a capire di quale tipo di stitichezza si tratta. È importante raccogliere informazioni relative a:
    • abitudini alimentari: una dieta ricca di grassi e povera di fibre, orienta spesso verso una stipsi con normale transito e normale defecazione;
    • sintomi: una stitichezza che si accompagna a una sensazione di defecazione difficoltosa sarà più probabilmente espressione di una stipsi da alterata defecazione;
    • modalità di insorgenza dei sintomi: un’insorgenza brusca in un adulto con alvo precedentemente normale (puntuale come un orologio) è un segno di gravità, che necessita di approfondimenti diagnostici.
  • Esame obiettivo: è importante la palpazione dell’addome, per percepire la presenza di masse addominali e l’esplorazione rettale, per documentare lesioni anali, o valutare un’alterazione degli sfinteri.
  • Prelievo di sangue: può essere richiesto per individuare alterazioni elettrolitiche o ormonali, quali cause di stitichezza.

Con l’integrazione di anamnesi, esame obiettivo e quadro ematologico si può inquadrare la stitichezza in una delle sue categorie di appartenenza e procedere eventualmente con indagini mirate più accurate.

Stipsi da rallentato transito

Se con l’anamnesi si sospetta una forma da alterato transito, solitamente si procede con una modifica delle abitudini alimentari, se con queste non si dovesse riuscire a risolvere la stitichezza, è possibile dover eseguire esami aggiuntivi.

  • Studio del tempo di transito: si somministrano per via orale degli indicatori radiopachi (visibili in radiografia, condotta attraverso l’esecuzione di un clisma opaco), quindi si eseguono radiografie seriate dell’addome, per verificare a quale livello intestinale sono giunti gli indicatori, fino alla loro completa eliminazione. Solitamente la maggior parte degli indicatori è espulsa in circa 72 ore.

Stipsi da alterata defecazione

  • Manometria ano-rettale: è un’indagine utilizzata per misurare le pressioni sviluppate dagli sfinteri. si invita il paziente a ponzare (aumentare la pressione addominale a glottide chiusa, come si fa quando si esegue uno sforzo) e rilasciare lo sfintere anale esterno: in questo modo ci dovrebbe essere una riduzione del tono dello sfintere. Questo esame potrebbe essere anomalo nei bambini con morbo di Hirschsprung, o con dissinergia pelvica.
  • Test di espulsione del palloncino: si inserisce nel canale anale un palloncino che mima il bolo fecale e si invita il paziente a eliminarlo, per valutare il tempo necessario alla sua eliminazione.
  • Defecografia: si inserisce nel canale anale un liquido radiopaco che mima il bolo fecale, quindi si invita il paziente a eliminarlo. È utile per studiare anomalie durante la defecazione (intussuscezione, rettocele).

Rimedi e dieta

Il trattamento è differente a seconda del tipo di stipsi.

Stipsi da rallentato transito

La modifica degli stili di vita è il trattamento di prima scelta.

  • Cosa e come mangiare: È necessario innanzi tutto procedere a un incremento graduale dell’assunzione di fibre, che aumentano il volume fecale e le rendono più soffici, favorendone il transito. l’obiettivo dev’essere arrivare a consumare almeno 25-30 grammi al giorno.
    • Alimenti consigliati:
      • frutta (in particolare prugne, prugne secche, mela con buccia, kiwi)
      • Verdura (in particolare barbabietole, cicoria, indivia, cetrioli, asparagi, carote, finocchi, cipolla, aglio, radicchio)
      • Legumi
      • Cibi integrali (pane, pasta, cereali in chicchi come farro, orzo, riso integrale, avena, …)
      • Semi di lino
    • Una buona abitudine alimentare prevede una colazione con cereali o biscotti integrali, un frutto (preferibilmente kiwi o prugna), associando un bicchiere d’acqua calda con limone e miele.
    • Nell’arco della giornata è consigliabile l’assunzione di un cucchiaino d’olio d’oliva.
    • Nell’arco della giornata è consigliabile l’assunzione di 2 cucchiai di semi di lino, seguiti dall’ingestione di 2 bicchieri d’acqua, che aiutano i semi di lino ad acquistare volume nell’intestino.
    • Consumare liquirizia, se non si soffre di ipertensione.
    • I mirtilli hanno azione antinfiammatoria e contribuiscono a regolare l’alvo.
    • Consumare le verdure prediligendo metodi di cottura delicata, come il vapore.
    • Adottare in generale una dieta varia e alternata.
  • Incremento dell’assunzione di liquidi: Affinché la corretta alimentazione sortisca i suoi effetti è necessario bere almeno 8 bicchieri d’acqua al giorno, distribuiti in tutto l’arco della giornata, per un totale di almeno 2 litri, per favorire una corretta idratazione.
    •  Eliminare alcolici, latte, caffè e tè e sostituirli con acqua.
    • Portare con sé una bottiglietta d’acqua da sorseggiare (è possibile aggiungere il succo di un limone per rendere l’acqua più gradevole).
  • Esercizio fisico regolare: è consigliabile l’esercizio fisico aerobico moderato (camminata a passo svelto) almeno per 30 minuti al giorno per almeno 3 volte a settimana, oppure attività leggere come yoga o pilates, che prevedono esercizi respiratori con contrazione controllata della muscolatura pelvica e addominale. È buona norma anche l’esecuzione di esercizi di rilasciamento e contrazione dei muscoli pelvici, coadiuvati da esercizi respiratori.
  • Non ignorare lo stimolo alla defecazione: per evitare che si riduca la capacità di stimolazione dell’ampolla rettale, è importante evacuare quando si percepisce lo stimolo, quando è l’organismo a richiederlo e non posticiparla.
    • È importante che l’ambiente sia confortevole (luogo isolato e tranquillo), preferibilmente in penombra.
    • Assumere la posizione alla turca per favorire la defecazione (si consiglia di porre un rilievo sotto i piedi), che favorisce una evacuazione più fisiologica.
    • Evitare sforzi durante la defecazione, ma aspettare pazientemente lo stimolo.
    • Usare un giornale o altro per rilassarsi, ma evitare di restare seduti più a lungo del necessario (aumenta il rischio di sviluppo di infiammazione delle emorroidi).

Quando questi accorgimenti non sono efficaci può essere necessario ricorrere a misure lassative, farmacologiche, o d’erboristeria, ricordando di assumere queste sostanze solo in caso di estrema necessità, poiché l’uso protratto delle stesse, potrebbe determinare dipendenza e col tempo, tolleranza, ovvero la mancata efficacia degli stessi.

Inoltre è bene sottolineare che i lassativi naturali non sono lassativi blandi, ma hanno potenza uguale e in alcuni casi maggiore di quelli sintetici.

Nella stipsi da rallentato transito sono indicati:

  • agenti di massa (fibre naturali o sintetiche),
  • lassativi osmotici,
  • lassativi di contatto,
  • procinetici.

Tra i prodotti di origine naturali più utili vi sono:

  • senna: per la stipsi acuta, da utilizzare per brevi periodi di tempo;
  • rabarbaro: usato anche in caso di cattiva digestione;
  • frangola: può essere utilizzato anche per periodi più lunghi rispetto ai precedenti;
  • psyllium: nell’intestino, a contatto con l’acqua forma un gel che aumenta il volume delle feci.

Stipsi da alterata defecazione

In questo tipo di stipsi sono indicati:

  • cambiamenti dello stile di vita (gli stessi della stipsi da alterato transito), al fine di rendere le feci più molli e dunque facilitare l’atto evacuativo compromesso, sebbene questi non siano sufficienti da soli, nella gran parte dei casi;
  • assunzione di lassativi emollienti (glicerina o sorbitolo) o da contatto;
  • esecuzione di clismi, per favorire la defecazione;
  • intervento chirurgico, nelle forme resistenti, in presenza di alterazioni organiche (per esempio nel rettocele);
  • neuromodulazione sacrale, che prevede un impianto in grado di stimolare le radici nervose (per esempio nelle lesioni dei plessi nervosi);
  • riabilitazione del pavimento pelvico, CHE prevede l’esecuzione di esercizi di contrazione e rilasciamento dei muscoli pelvici, per imparare ad utilizzarli durante l’atto defecatorio (nella dissinergia pelvica).

Tra i lassativi comuni ricordiamo:

Meccanismo d’azione Esempi Effetti collaterali
Agenti di massa Aumentano la massa fecale Fibre insolubili: crusca, cellulosa,
Fibre solubili: psyllium, inulina, galattomannano, glucomannano
Flatulenza, dolore addominale
Lassativi osmotici Richiamano liquidi nel lume intestinale, rendendo le feci più liquide Macrogol, lattulosio, lattitolo, sorbitolo Disidratazione, flatulenza
Lassativi di contatto Stimolano in maniera diretta la motilità intestinale Di sintesi: Bisacodile, picosolfato di sodio,
Naturali (antrachinonici): senna, aloe, rabarbaro, frangola
Dolore addominale, disturbi elettrolitici
Agenti emollienti Favoriscono l’emulsione delle feci con i grassi, rendendole più molli Paraffina, olio di ricino Interferenza con l’assorbimento dei grassi e vitamine (A,D,E,K)
Procinetici Stimolano la motilità intestinale Prucalopride Disidratazione

Stipsi con normali transito e defecazione

Essendo legata a scorretti stili di vita, la modifica e la correzione di questi è sufficiente per correggerla.

Stipsi secondaria

Bisognerà rimuovere, quando possibile, la causa della stipsi, associando i comuni rimedi utili per le altre forme di stitichezza.

Conclusioni

  • La stipsi è uno dei disturbi intestinali più frequenti.
  • Le cause della stitichezza possono essere numerose, talvolta può essere causata da malattie intestinali o sistemiche gravi, ma la forma più frequente è la stipsi cronica funzionale, legata a scorrette abitudini alimentari o modifiche dello stile di vita.
  • In qualsiasi forma di stipsi il trattamento più importante è la modifica dello stile di vita (compresa una pratica regolare di attività fisica) e delle abitudini alimentari (più acqua e fibre).
  • I lassativi sono utili al trattamento della stipsi, ma tanto quelli naturali, tanto quelli sintetici, devono essere usati con molta cautela per il rischio di insorgenza di tolleranza.
  • Per alcune forme di stipsi refrattarie, può essere necessario un intervento chirurgico.

 

A cura della Dott.ssa Mariangela Caporusso, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.