Tumore alla prostata: sintomi, metastasi, sopravvivenza e cura

Introduzione

La prostata è una ghiandola a forma di castagna, la cui funzione è quella di produrre la parte liquida dell’eiaculato; si trova appena al di sotto della vescica e davanti al retto, con cui è in contatto.

In Italia un uomo su 8 sviluppa il cancro alla prostata nel corso della sua vita, ma la sopravvivenza a distanza di 5 anni dalla diagnosi è prossima al 100%; vale la pena notare come analisi condotte su autopsie in uomini in età avanzata deceduti per altre cause rilevino che la gran parte dei soggetti presentino tumore alla prostata, fatto che ci permette di affermare che la gran parte dei soggetti di sesso maschile muore con un tumore alla prostata, ma non di tumore alla prostata.

I sintomi iniziali sono spesso del tutto assenti e la diagnosi viene generalmente formulata in occasione di una visita urologica di controllo o attraverso esami del sangue di routine.

Quando il tumore inizia a crescere di dimensione possono comparire i primi sintomi, quasi esclusivamente di tipo urinario:

Si noti che i sintomi descritti sono in gran parte sovrapponibili a disturbi prostatici di tipo benigno e molto più comuni, come l’ipertrofia prostatica benigna, o a condizioni meno gravi del tumore (prostatite), quindi la presenza di uno o più di questi fastidi non dovrebbe indurre il paziente a conclusioni affrettate.

Infografica riassuntiva dell'anatomia del tumore alla prostata

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Cause e fattori di rischio

Non si conosce la causa esatta del tumore alla prostata, ma in letteratura è possibile individuare alcuni fattori di rischio più o meno strettamente legati allo sviluppo della patologia:

  • età: la probabilità di tumore alla prostata aumenta all’aumentare dell’età (i pazienti hanno mediamente più di 65 anni),
  • familiarità: è più a rischio chi ha parenti stretti che abbiano sviluppato la malattia,
  • dieta e stile di vita: uomini che mangiano abbondanti quantità di cibo di origine animale (ricco di grassi saturi), in particolare carne rossa, sono associati a un rischio più elevato, così come nel caso di pazienti obesi e/o sedentari.

Un fattore protettivo è invece rappresentato dal consumo di alimenti ricchi di folati, uno specifico tipo di vitamina B, quali verdure a foglia verde e fagioli.

Sintomi

Il tumore alla prostata in genere si sviluppa molto lentamente, manifestandosi solo come un leggero rigonfiamento della ghiandola. I sintomi, pertanto, compaiono solo a decenni di distanza dall’insorgenza della malattia, quando ormai il cancro si trova in uno stadio avanzato; a differenza di altri tumori, tuttavia, molti pazienti muoiono per altre cause senza aver mai saputo di essere affetti da tale patologia, né tanto meno aver sviluppato disturbi.

Si tratta cioè di un tumore che, salvo eccezioni, ha un andamento molto lento e solo raramente aggressivo.

Quando presenti i sintomi caratteristici del tumore alla prostata sono:

  • difficoltà a iniziare la minzione,
  • necessità di urinare frequentemente,
  • dolore alla minzione,
  • urgenza minzionale,
  • sensazione di non aver urinato completamente,
  • presenza di sangue nelle urine e/o nello sperma,
  • sensazione di incompleto svuotamento della vescica,
  • perdita di appetito,
  • perdita di peso inspiegabile.

I sintomi sono simili a quelli dell’ipertrofia prostatica benigna, perché in entrambi casi si verifica una compressione della prostata ingrossata sull’uretra; si tratta quindi di due condizioni importanti da differenziare, perché associate a prognosi e trattamenti sensibilmente differenti.

A volte, tuttavia, il tumore cresce rapidamente, potendo diffondersi anche al di fuori della prostata. Può succedere quindi che il tumore dia segno di sé quando ha ormai sviluppato metastasi, che si riscontrano più comunemente nei seguenti organi:

  • ossa, soprattutto a livello del bacino, delle costole e della colonna vertebrale. Le metastasi ossee tendono a provocare dolore e a determinare fratture patologiche, in quanto le ossa colpite diventano più fragili;
  • midollo spinale, causando dolore, intorpidimento, debolezza e incontinenza urinaria.

I soggetti affetti da cancro, inoltre, tendono a sviluppare anemia, i cui sintomi sono:

Metastasi

In linea teorica le cellule tumorali dalla prostata possono diffondersi ovunque nel corpo, ma in pratica la maggior parte dei casi di metastasi si verificano nei linfonodi e nelle ossa; meno frequentemente possono interessare

  • polmoni,
  • fegato,
  • cervello,

e solo raramente

  • ghiandole surrenali,
  • seni,
  • occhi,
  • reni,
  • muscoli,
  • pancreas,
  • ghiandole salivari,
  • milza.

La presenza di metastasi tumorali è segno di tumore aggressivo e/o in fase avanzata, che può essere accompagnato da ulteriori sintomi rispetto a quelli urinari:

Sopravvivenza

La prognosi dipende dal grado istologico e dalla stadiazione del tumore.

Il tumore prostatico metastatico non è curabile ma, nonostante ciò, la maggior parte dei pazienti ha la stessa aspettativa di vita dei soggetti senza tumore della prostata di pari età e in condizioni generali simili.

La percentuale di sopravvivenza a 5 anni è, infatti, di oltre il 99%.

Diagnosi

Il sospetto diagnostico si fonda su:

  • sintomi,
  • esito dell’esplorazione rettale effettuata dal medico con un dito coperto da un guanto lubrificato,
  • dosaggio del PSA (antigene prostata-specifico) nel sangue, totale ed eventualmente in frazione libera.

Se i risultati suggeriscono la possibile presenza di un tumore della prostata, si procede in genere ad effettuare un’ecografia della ghiandola, anche se purtroppo da sola non sempre riesce a rilevare la presenza di un tumore, ragion per cui nella stessa seduta viene realizzata una agobiopsia eco-guidata della ghiandola.

Questa procedura viene eseguita in anestesia locale inserendo una sonda ecografica nel retto (ecografia transrettale) e prelevando mediante un ago sottile 5-6 campioni di tessuto prostatico per ciascun lato della ghiandola.

La manovra non è scevra da rischi, come ad esempio sanguinamenti dal retto e sviluppo di infezioni.

La biopsia permette di stabilire il grado istologico, che a sua volta consente di effettuare la stadiazione del tumore, aiutando il medico a prevedere il possibile decorso e a scegliere il trattamento migliore per il paziente.

La stadiazione viene determinata in base a tre criteri:

  • estensione del tumore all’interno della prostata,
  • eventuale coinvolgimento dei linfonodi situati nelle vicinanze della prostata,
  • la diffusione del tumore in organi distanti (metastasi).

Se la probabilità di diffusione, stimata in base al grado istologico, è alta, in genere si sottopone il paziente a una tomografia computerizzata (TC) o a una risonanza magnetica dell’addome e della pelvi.

Inoltre, se il paziente avverte dolori ossei inspiegabili, si esegue una scintigrafia ossea per escludere metastasi alle ossa. Analogamente, se si sospetta una metastasi al cervello o al midollo spinale, si effettua una tomografia computerizzata o una risonanza magnetica in tali distretti.

Screening

Dal momento che il tumore alla prostata è molto diffuso ed è in genere asintomatico fino agli stadi avanzati, alcuni esperti ritengono opportuno eseguire esami di screening su una popolazione di soggetti asintomatici.

Tali test, tuttavia, hanno una probabilità piuttosto elevata di restituire un risultato falsamente positivo; per questa ragione, anche in considerazione del fatto che molti di questi tumori crescono lentamente, non tutti gli specialisti concordano sull’utilità di uno screening massivo per il cancro alla prostata. Alcuni autori suggeriscono invece un più cauto approccio di screening limitato ai soggetti in presenza di fattori di rischio noti (come la familiarità).

La letteratura ad oggi disponibile dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che uno screening massivo sulla popolazione sana (senza sintomi) sia da sconsigliare, in quanto il rapporto rischio beneficio non è favorevole.

I due principali approcci consistono in:

  • un’esplorazione rettale, che dovrà verificare la ricerca di anomalie alla palpazione della prostata (ghiandola dura, ingrandita, con rigonfiamenti irregolari);
  • la misurazione del PSA nel sangue. Il PSA, tuttavia, può essere nei valori normali pur in presenza di tumore, oppure elevato per altri motivi (ipertrofia prostatica benigna, prostatite).

Terapia

La terapia può prevedere:

  • sorveglianza attiva,
  • trattamento curativo,
  • trattamento palliativo.

La sorveglianza attiva viene presa in considerazione nei tumori con crescita lenta e consiste nel tenere il paziente sotto controllo mediante visite periodiche dallo specialista.

Non si sottopone pertanto il paziente a nessun trattamento finché la malattia non mostri segni di progressione, condizione che in alcuni casi non avviene mai.

Il trattamento curativo ha lo scopo di eliminare il tumore e comprende:

  • asportazione chirurgica della prostata (prostatectomia),
  • radioterapia,
  • ormonoterapia,
  • crioterapia (impiegata di rado).

Tali interventi si effettuano nei pazienti con tumore confinato alla prostata.

La prostatectomia richiede un’incisione chirurgica eseguita in anestesia generale o spinale. I possibili effetti collaterali della prostatactomia sono la disfunzione erettile permanente, in quanto i nervi penieni possono venire danneggiati, e l’incontinenza urinaria, per la possibile rimozione di parte dello sfintere vescicale durante l’intervento.

La radioterapia utilizza raggi X ad alta energia per uccidere le cellule tumorali. può avere come conseguenze temporanee dolore e sanguinamento alla defecazione e irritazione e sanguinamento alla minzione. Può inoltre provocare stenosi cicatriziale dell’uretra, causa di un restringimento dell’uretra che ostacola la fuoriuscita dell’urina.

Il trattamento palliativo è destinato a quei pazienti con tumore diffuso e non curabile; mira ad alleviare i sintomi ed include:

  • terapia ormonale,
  • radioterapia,
  • chemioterapia.

La terapia ormonale rallenta la crescita tumorale, alla luce del fatto che lo sviluppo del cancro alla prostata è legato all’azione del testosterone. Il trattamento ormonale mira quindi a bloccare gli effetti di tale ormone. Questi farmaci vengono somministrati dallo specialista in ambulatorio con cadenza variabile ogni 1, 3, 4 o 12 mesi. Gli effetti collaterali comprendono:

  • ingrossamento mammario,
  • vampate di calore,
  • osteoporosi,
  • riduzione del desiderio sessuale,
  • riduzione dei peli,
  • riduzione della massa muscolare,
  • disfunzione erettile.

Follow-up

I pazienti con cancro alla prostata devono essere ovviamente seguiti nel tempo.

I livelli di PSA vanno misurati ogni sei mesi per il resto della vita. Un aumento dei livelli di PSA può indicare una recidiva del tumore (nei casi di rimozione della prostata i valori devono rimanere sostanzialmente nulli).

 

A cura della Dottoressa Giovanna Celia, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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