Introduzione
La vaginosi batterica è la causa più comune di infezione vaginale nelle donne in età fertile.
È una condizione caratterizzata da un’alterazione del normale ecosistema vaginale e del suo pH (normalmente di circa 4,5 in età fertile), dovuto alla presenza e soprattutto alla proliferazione incontrollata di batteri pericolosi, che causano la comparsa di perdite vaginali biancastre e dal tipico odore di pesce avariato.
La causa alla base di questo meccanismo non è completamente nota, ma tra i fattori di rischio più comuni ricordiamo:
- attività sessuale,
- cambio di partner,
- utilizzo della spirale anticoncezionale,
- utilizzo di prodotti aggressivi e/o profumati a livello della mucosa vaginale.
Di norma si tratta di un’infezione innocua e facilmente trattabile, che peraltro non rientra tra le infezioni a trasmissione sessuale.
Il trattamento prevede generalmente compresse o creme vaginali antibiotiche, mentre non è in genere necessario somministrare/applicare terapie al partner.

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Causa
Ad oggi non è nota la causa responsabile della vaginosi batterica; diversi studi hanno in passato indagato il ruolo della Gardnerella vaginalis, batterio trasmesso quasi esclusivamente con i rapporti sessuali, per questa ragione avere più partner sessuali o un nuovo partner venivano considerati fattori di rischio per lo sviluppo dell’infezione.
Studi più recenti non hanno smentito del tutto questa teoria, ma hanno tuttavia evidenziato che la patogenesi dell’infezione è un quadro clinico più complesso, il probabile risultato dell’interazione di più cause o situazioni predisponenti.
Le considerazioni alla base di questa evoluzione del pensiero poggiano sull’osservazione che
- le donne sessualmente non attive o vergini possono comunque contrarre l’infezione,
- trattare a scopo preventivo i partner maschili non riduce il rischio di sviluppare una reinfezione o recidiva (come avviene frequentemente nelle malattie sessualmente trasmesse).
Ciò che oggi sappiamo con certezza è che nella vaginosi batterica si verifica
- una modificazione della normale flora vaginale, tipicamente costituita da lactobacilli produttori di perossido di idrogeno (acqua ossigenata),
- comparsa di una larga proliferazione di altri microorganismi potenzialmente patogeni, quali
- Gardnerella vaginalis,
- Mycoplasma hominis,
- Bastoncelli anaerobi gram-negativi, appartenenti ai generi Prevotella, Porphyromonas, Bacteroides e Peptostreptococcus.
Questi batteri possono ritrovarsi in vagine sane come normali saprofiti ma, in corso di vaginosi batterica e per ragioni ancora non chiarite, aumentano sostanzialmente di numero arrivando ad una concentrazione da 10 a 100 volte maggiore. I lactobacilli protettivi della vagina di contro, risultano ridotti.
Gardner e Dukes nel 1955 dimostrarono che la modalità di diffusione tipica della vaginosi batterica è la via sessuale, ma questa non è generalmente sufficiente in assenza di altri fattori quali ad esempio:
- uso di dispositivi intrauterini (spirale),
- gravidanze multiple,
- igiene intima scorretta (ad esempio eccessivo uso di lavande vaginali),
- predisposizione genetica (l’etnia nera sembra più colpita),
- terapie antibiotiche croniche,
- età fertile e assetto ormonale,
- contatti con oggetti infetti, come wc, lenzuola o acqua della piscina.
Sintomi
La vaginosi batterica si manifesta essenzialmente con la comparsa di una secrezione vaginale anomala, bianco-grigiastra, lattiginosa e tipicamente maleodorante (lo sgradevole odore di pesce è causato dalla produzione di amine aromatiche, quali cadaverina e putrescina, da parte dei microorganismi patogeni, in particolare della Gardnerella vaginalis); l’odore può diventare più forte quando la secrezione vaginale viene in contatto con sostanze alcalinizzanti, quali liquido seminale e le mestruazioni.
Altri possibili sintomi della vaginosi batterica, seppure meno comuni, comprendono:
- prurito,
- irritazione,
- arrossamento,
- gonfiore vaginale e dei genitali esterni.
In molti casi tuttavia, il prurito e l’infiammazione sono assenti e la maggior parte delle donne con vaginosi batterica non lamenta alcun disturbo.
Rischi e complicanze
Un tempo si attribuiva a questo tipo di infezione vaginale un carattere benigno e ciò poteva indurre molte donne a sottovalutarne i sintomi ed i possibili rischi.
Seppure sia vero che la vaginosi batterica non è causa nella maggioranza dei casi di gravi disturbi, è opportuno che venga sempre trattata e risolta, per evitare che possa costituire un possibile fattore di rischio per lo sviluppo di alcune complicanze, quali:
- salpingite acuta (infiammazione delle tube di Falloppio),
- malattia infiammatoria pelvica,
- endometrite plasmacellulare (infiammazione delle pareti uterine),
- maggiore suscettibilità alle infezioni post-aborto, post-chirurgia ginecologica o sessualmente trasmissibili (ad esempio HIV, herpes simplex genitale, clamidia, gonorrea, …)
Gravidanza
In gravidanza la presenza di una vaginosi batterica (che si riscontra in circa il 15-20 % dei casi) in genere non causa complicazioni, ma in casi più sfortunati può diventare responsabile di aborto spontaneo, parto prematuro o complicanze neonatali e perinatali, come basso peso del bambino alla nascita.
Secondo l’organizzazione americana March of Dimes si stima che negli Stati Uniti circa 1 milione di donne incinte ogni anno contraggono una vaginosi batterica, favorita in questo caso dai cambiamenti ormonali che si verificano durante la gravidanza; per quanto il rischio di complicazioni sia quindi relativamente ridotto, non c’è davvero motivo per sottovalutarlo e si raccomanda quindi di procedere alla cura della condizione anche e soprattutto in stato di gravidanza ed ovviamente con l’aiuto del proprio ginecologo.
Diagnosi
Per formulare una diagnosi di vaginosi batterica il ginecologo deve valutare, attraverso un’accurata visita medica ed esami di laboratorio, la presenza di almeno 3 dei seguenti 4 criteri (secondo quanto stabilito da Amsel et al.), ossia :
- abbondante secrezione vaginale di colore bianco-grigiastro, di consistenza omogenea ed aderente uniformemente alle pareti vaginali,
- secreto vaginale con pH superiore al valore fisiologico di 4.5,
- odore di pesce al test dell’odore,
- evidenza di cellule spia (dette clue cells).
Il test dell’odore (chiamato anche fishy odor test) si effettua applicando una soluzione di idrossido di potassio al 10% ad un campione di secreto vaginale: in presenza di vaginosi batterica si svilupperà un caratteristico e fastidioso odore di pesce.
Le cellule spia vengono identificate con il microscopio in una soluzione fisiologica a fresco, cioè ottenuta diluendo le secrezioni vaginali con altre soluzioni in rapporto 1:1. Le cellule spia sono cellule presenti sullo strato epiteliale della vagina, rivestite da batteri (coccobacilli) ed al microscopio si presentano:
- granulose,
- e con bordi sfumati.
La coltura vaginale non è invece indicata per fare diagnosi di vaginosi batterica.
Cura
Il farmaco di prima scelta per il trattamento della vaginosi batterica è il metronidazolo (compresse da 500 mg , due volte al giorno per 7 giorni).
Un’efficace alternativa è rappresentata dalla terapia intravaginale con creme alla clindamicina al 2 % (da applicare ogni notte per una settimana) o con metronidazolo gel allo 0,75 % (2 applicazioni al giorno, per 5 giorni).
La cura con una dose singola di 2 grammi di metronidazolo offre in genere buoni risultati clinici, ma è caratterizzata da una maggiore frequenza di ricomparsa dell’infezione.
Le cure topiche a base di creme o gel sono preferibili in donne gravide, perché caratterizzate da minor possibilità di sviluppo di effetti collaterali sistemici.
Circa il 30 % delle donne con buona risposta alla terapia, presentano una ricomparsa dei sintomi entro 3 mesi. La causa può essere ricercata in una nuova infezione (favorita da alcune condizioni, come ad esempio un nuovo partner sessuale) oppure in una recidiva (quindi della medesima infezione che non è stata completamente eradicata con la cura precedente). In questi casi il trattamento prevede una cura antibiotica più lunga per circa 10-14 giorni.
I comuni rimedi da banco sono assolutamente da evitare, la vaginosi batterica richiede sempre una diagnosi medica ed una cura stabilita dal proprio ginecologo.
Non è necessario trattare i partner di sesso maschile.
Prevenzione
Una corretta igiene intima e l’osservanza di alcune norme comportamentali sono alla base della prevenzione di qualunque infezione ginecologica, cui la vaginosi batterica non fa eccezione. Tra questi ricordiamo:
- Evitare l’uso di saponi a pH non acido, talchi e sostanze irritanti per la propria pulizia intima.
- Indossare biancheria intima in cotone.
- Le donne che presentano una certa predisposizione genetica alle infezioni intime dovrebbero evitare l’uso frequente di jeans o pantaloni troppo stretti, che trattengono umidità e calore (creando un ambiente favorevole allo sviluppo di microorganismi patogeni).
- Asciugare e pulire le parti intime con un movimento dall’avanti all’indietro e mai viceversa (in questo modo si riduce il rischio di passaggio di possibili patogeni dall’ano alla vagina).
- Usare il profilattico in caso di partner occasionali.
A cura della Dr.ssa Tiziana Bruno, medico chirurgo
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