Introduzione
Le vene varicose degli arti (dette anche varici) sono vene dilatate e dall’aspetto tortuoso, che possono interessare una sola gamba, o più frequentemente, entrambe.
Costituiscono una delle manifestazioni cliniche più comuni, interessando fino al
- 10-20% degli uomini,
- 10-33% delle donne.
Si stima che il sesso femminile sia più colpito, secondo un rapporto M:F di 1:3 (1 uomo ogni 3 donne), mentre la fascia d’età maggiormente interessata è quella oltre i 50 anni,
- meno frequentemente sono colpiti giovani adulti tra 35-40 anni,
- ancora più raramente persone con meno di 30 anni, sebbene in casi di famigliarità, si possono sviluppare vene varicose già in adolescenza.

Paragone tra vene sane e vene varicose, si noti la mancata tenuta delle valvole che non impedisce più il reflusso del sangue (iStock.com/VikiVector)
Cause
Le vene varicose delle gambe sono vene dilatate in modo permanente e patologico, a causa di
- lesioni degenerative a carico delle pareti venose,
- malfunzionamento delle valvole a nido di rondine (così dette per la loro caratteristica forma a coppetta che ricorda appunto il nido delle rondini, sono valvole comunemente presenti all’interno delle vene e che permettono, chiudendosi, il ritorno del sangue al cuore evitando il reflusso sotto la forza di gravità).
Le pareti delle vene appaiono indebolite, infiammate, con ridotto tono venoso.
Normalmente nelle vene delle gambe il sangue deve scorrere dal basso verso l’alto, contro la forza di gravità; questo è reso possibile da
- muscoli delle gambe (pompa muscolare), che attivandosi spremono le vene e danno al sangue la spinta per risalire verso il cuore,
- valvole a nido di rondine che, chiudendosi, costringono il sangue a fluire in un’unica direzione (dal basso verso l’alto).
Se queste valvole si indeboliscono e non funzionano più adeguatamente, il sangue tenderà a refluire e ristagnare verso il basso e questo aumento di volume di sangue (e quindi di pressione) a carico delle vene delle gambe ne modificherà l’aspetto, rendendole:
- dilatate,
- ispessite,
- nodose in alcuni tratti,
- e dal tipico aspetto serpiginoso.
All’interno delle vene varicose si verifica quindi una circolazione sanguigna anomala, che conduce allo sviluppo di un’insufficienza venosa cronica.
Il reflusso e il ristagno di sangue venoso possono interessare le vene delle gambe appartenenti al
- sistema venoso superficiale,
- sistema venoso profondo,
- sistema delle vene perforanti, che assicurano il passaggio di sangue dalla rete venosa superficiale a quella profonda.
Il sistema venoso superficiale è quello maggiormente colpito ed è costituito da 2 vene principali:
- vena grande safena, che decorre lungo la parte interna della gamba dalla caviglia all’inguine,
- vena piccola safena, che decorre dalla parte esterna della caviglia fino al cavo popliteo del ginocchio.

Vene della gamba (Di BruceBlaus. When using this image in external sources it can be cited as:Blausen.com staff (2014). “Medical gallery of Blausen Medical 2014“. WikiJournal of Medicine 1 (2). DOI:10.15347/wjm/2014.010. ISSN 2002-4436. – Opera propria, CC BY 3.0, Collegamento)
Questo spiega perché le vene varicose si osservano maggiormente nella parte posteriore della gamba, sopra il polpaccio o la parte interna della coscia.
Fattori di rischio
I fattori di rischio e le condizioni che possono favorire lo sviluppo delle vene varicose, soprattutto in persone già affette da disturbi venosi, sono:
- sesso femminile,
- età avanzata,
- difetti del piede o della postura,
- uso di pillola anticoncezionale per un lungo periodo (superiore ai 5 anni),
- gravidanze (con maggiore incidenza di rischio proporzionalmente al numero di parti),
- sovrappeso o obesità,
- sedentarietà,
- esposizione prolungata al sole o in ambienti particolarmente caldi,
- professioni che obbligano a stare a lungo e prevalentemente in piedi,
- familiarità.
L’ipertensione, il fumo di sigaretta e la stitichezza cronica, invece, non sembrerebbero essere fattori di rischio rilevanti per lo sviluppo della malattia varicosa.
Sintomi
In fase iniziale la malattia varicosa può passare inosservata, senza dare segni visibili e/o palpabili alle gambe, ma eventualmente presentarsi con sintomi vaghi a carico degli arti inferiori, comprendenti:
- crampi (specialmente di notte),
- gonfiore alle gambe, caviglie e/o piedi,
- senso di pesantezza o dolenzia,
- prurito e sensazione di calore/bruciore nella zona attorno alla vena dilatata,
- formicolii alle gambe o alle dita dei piedi (parestesie).
Con il tempo le gambe con malattia varicosa possono:
- presentare una pelle più secca, lucida e sottile,
- manifestare eczemi (reazione infiammatoria) o iper-ipopigmentazioni cutanee (alterazioni del colore),
- sviluppare vene reticolari e teleangectasie, ossia una rete di piccolissime varici dilatate e superficiali dal colore bluastro-violaceo,
- presentare piccoli noduli sottopelle, lungo il decorso delle vene. Con il tempo questi noduli possono diventare più grandi, superficializzarsi ed assumere l’aspetto di nodosità e cordoni duri, tendenti al rosso, bluastro, verde o violaceo,
- essere più soggette a sanguinamenti ed ematomi,
- nei casi più gravi, complicarsi con la comparsa di

I diversi stadi di evoluzione delle vene varicose (iStock.com/Marina113)
Le vene varicose si osservano più frequentemente nella parte posteriore della gamba, sopra il polpaccio o nella parte interna della coscia.
Quando preoccuparsi e rivolgersi al medico
In assenza di sintomi e fastidi in genere non è necessario rivolgersi al curante, perché le vene varicose solo raramente possono rappresentare un reale rischio di salute; si raccomanda invece di sottoporle all’attenzione del medico o dello specialista (angiologo) in caso di:
- dolore o fastidio
- irritazione e/o rossore della pelle
- disturbo del riposo notturno a causa dei sintomi.
Diagnosi
Ai fini di una corretta diagnosi il primo passo consiste invariabilmente in un’accurata visita medica.
Il paziente viene posto in piedi, in modo tale da favorire l’osservazione e la palpazione delle gambe nella loro interezza, davanti e dietro. Ciò che va ricercato è l’eventuale presenza di
- gonfiore,
- modifiche del colore della pelle (eczemi, iper-ipopigmentazioni) nella zona della vena dilatata,
- teleangectasie (fitta rete capillare a ragnatela di colore rosso-violaceo),
- vene di aspetto irregolare ed ingrossate.
Lo specialista può far ricorso a due semplici manovre cliniche per valutare la continenza delle valvole venose:
- Manovra di Trendelenburg: Il paziente è disteso, a pancia in su. Il medico gli solleva la gamba, massaggiandola verso l’inguine in modo da favorire lo svuotamento venoso. A questo punto, pone a metà coscia un laccio stretto per comprimere le vene superficiali. Il paziente viene invitato ad alzarsi in piedi e si osserva quanto tempo impiegano le vene sotto il laccio a riempirsi; quindi viene tolto il laccio. Se, una volta tolto il laccio, non si ha un ulteriore afflusso di sangue venoso la manovra viene considerata negativa (ossia vuol dire che non c’è un’incontinenza a carico delle vene superficiali o perforanti delle gambe).
- Manovra di Perthes: Si applica un laccio stretto a metà coscia e si invita il paziente a camminare. Se le varici si svuotano, vuol dire che durante la camminata è avvenuta una regolare spremitura delle vene superficiali con passaggio del sangue alle vene profonde delle gambe; se di contro, le vene varicose restano turgide e ingrossate, vuol dire che c’è un ostacolo a carico della circolazione venosa profonda che non ne permette il passaggio di sangue.
Per valutare come il sangue circola all’interno delle vene delle gambe, il medico può richiedere una specifica forma di ecografia chiamata eco color Doppler venoso che consente di osservare lo stato delle vene superficiali e profonde.
La flebografia (radiografia delle vene, effettuata dopo l’iniezione di un mezzo di contrasto attraverso un catetere inserito nell’inguine) è indicata in un ridotto numero di pazienti che presentano malformazioni o anomalie anatomiche a carico degli arti inferiori, oppure per uno studio più approfondito delle vene profonde delle gambe.
Rimedi e cura
Farmaci
A tutti i pazienti è raccomandabile il ricorso a:
- calze elastiche graduate, che esercitano una compressione più forte al livello della caviglia e via via minore verso la coscia, agevolando in tal modo la circolazione del sangue verso l’alto;
- terapia termale, della durata di almeno 3 settimane, che sfrutta le proprietà benefiche di acque ricche di sali minerali e oligoelementi, a temperature adeguate.
I farmaci flebotomici a base di flavonoidi ( ad esempio cumarina, diosmina, escina, estratto di Ruscus, sulodexite e mesoglicani) possono essere utilizzati con l’obiettivo di
- alleviare i sintomi,
- agire sulle alterazione della parete delle vene e sulla circolazione sanguigna, in quanto aumentano il tono venoso, riducono l’edema e l’infiammazione, prevengono la formazione di coaguli dovuti alla stasi del sangue.
Obiettivo del trattamento è quindi di arrestare o rallentare la progressione del danno, ma senza la possibilità di una reale terapia risolutiva.
Terapie ambulatoriali
In presenza di malattia varicosa non grave né complicata, ma in assenza di un sufficiente beneficio dalla terapia farmacologica, possono essere proposte opzioni terapeutiche mini-invasive, quali:
- scleroterapia,
- trattamento con luce pulsata,
- laser-terapia,
- termoablazione.
Con la scleroterapia si effettua un’iniezione a base di soluzione salina, ad azione irritante, che provoca la chiusura ed il riassorbimento della vena varicosa. È utilizzata nel trattamento delle vene reticolari o teleangectasie. La procedura è indolore, anche se è possibile avvertire una lieve sensazione di fastidio (simile a piccole punture di spillo) ed in alcuni casi la comparsa nella zona trattata di:
- arrossamento,
- prurito,
- dolenzia
- e/o lividi temporanei.
La terapia sclerosante richiede più sedute (almeno 3 iniezioni per ogni vena danneggiata), al termine delle quali si consiglia l’uso di calze elastiche o fasciature compressive.
Il trattamento con luce pulsata, la terapia con laser o la termoablazione con radiofrequenze eliminano la vena varicosa sfruttando le proprietà del calore (le vene vengono coagulate e dissolte).
Rispetto alla chirurgia tradizionale queste procedure hanno il vantaggio di consentire un recupero più veloce e una ripresa alle normali attività in tempi brevi, inoltre non lasciano cicatrici e procurano meno dolore o altri disturbi post-intervento.
Chirurgia
Il trattamento chirurgico è limitato ai casi di vene varicose che non consentono lo svolgimento delle normali attività quotidiane, come camminare e restare in piedi, oppure in presenza di ulcere o piedi e caviglie permanentemente gonfi. In questi casi gli approcci vengono valutati caso per caso, tra i più comuni ricordiamo:
- legatura, che consiste nel legare e rimuovere le vene dilatate,
- stripping, ossia nell’asportazione di un lungo tratto di vena varicosa, rimossa con una tecnica “a strappo” con speciali strumenti.
Con la flebectomia ambulatoriale invece, si procede all’asportazione delle vena varicosa (anche di lunghi tratti) attraverso incisioni cutanee molto piccole e per mezzo di uno strumento uncinato. Il paziente può ritornare a casa immediatamente al termine della procedura.
La maggior parte delle varici rimosse con la chirurgia sono vene superficiali delle gambe, di conseguenza la circolazione sanguigna continuerà ad essere garantita dal sistema venoso profondo.
Prevenzione
Norme generali di comportamento sono utili per evitare quei fattori che possono favorire la comparsa delle vene varicose, come ad esempio:
- Seguire una dieta sana, ricca di frutta (mirtilli, ribes, kiwi, arance, limoni), verdure di stagione e cereali integrali.
- Correggere eventuali condizioni di sovrappeso/obesità.
- Praticare attività fisica regolarmente (nuoto, marcia, …).
- Smettere di fumare, evitare l’esposizione al fumo passivo ed evitare il consumo di alcolici.
- Tenere le gambe sollevate alcuni minuti prima d’andare a dormire, o tenerle sollevate rispetto al resto del corpo con un cuscino/coperta per tutta la notte.
- Evitare le esposizioni al sole prolungate.
- Evitare di esporre direttamente le gambe a fonti di calore (stufe, caminetti, lampade).
- Evitare di restare a lungo in piedi o seduti con le gambe incrociate.
- Indossare calze elastiche graduate.
- Evitare indumenti troppo stretti.
A cura della Dr.ssa Tiziana Bruno, medico chirurgo
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