Acido lattico alto, basso e valori normali

Valori Normali

I valori normali di concentrazione dei lattati nel sangue dipendono dall’età del paziente:

  • 0-90 giorni (fino ai 3 mesi) — ≤3.3 mmol/L
  • 3-24 mesi (dai 3 mesi ai 2 anni) — ≤3.1 mmol/L
  • 24 mesi-18 anni — ≤2.2 mmol/L
  • >18 anni — 0.5-2.2 mmol/L

Fonte: Mayo Clinic Tests

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

L’acido lattico viene prodotto ogni giorno nel contesto del normale funzionamento del proprio organismo; in un soggetto maschio adulto sano la quantità prodotta si attesta intorno ai 120 grammi/die, dei quali:

  • 40 g sono prodotti da tessuti che utilizzano forme di metabolismo anaerobio, ossia senza ossigeno, (come la retina e i globuli rossi)
  • 80 g sono prodotti da tessuti che utilizzano normalmente forme di metabolismo aerobio, ossia basati sull’ossigeno (come il muscolo scheletrico).

La produzione di acido lattico è principalmente dovuta alla glicolisi anaerobica che avviene nelle fibre del muscolo scheletrico; in altre parole, quando la normale produzione di energia basata sul consumo di ossigeno all’interno del muscolo non è più in grado di garantire una risposta adeguata alla richiesta energetica dell’organismo (per esempio durante uno sforzo fisico intenso e protratto nel tempo), le cellule muscolari iniziano ad estrarre energia attraverso reazioni chimiche più rapide ma meno efficienti, che vedono come sottoprodotto anche la formazione di acido lattico.

Non dovrebbe quindi sorprendere che atleti allenati, a parità di sforzo, producano quantità di acido lattico inferiori rispetto al resto della popolazione.

Quando la velocità di accumulo della sostanza supera la capacità di smaltimento dell’organismo la concentrazione di acido lattico nel sangue tende ad aumentare, per essere poi smaltita nelle ore successive al termine dello sforzo.

Si noti che l’acido lattico non è propriamente un prodotto di rifiuto, perché esistono alcune vie metaboliche che lo recuperano trasformandolo nuovamente in una forma di energia utilizzabile dall’organismo (glucosio); il percorso biochimico che determina questa riqualificazione dell’acido lattico si definisce ciclo di Cori ed avviene nel fegato.

Acido lattico e medicina

Valutare la concentrazione dei lattati nel sangue consente di studiare le condizioni di sofferenza dovuta alla carenza di ossigeno (ipossia), quantificandone la gravità soprattutto in condizioni di urgenza/emergenza.

L’acido lattico è infatti prodotto in eccesso quando vi è un insufficiente apporto di ossigeno a:

  • Cellule del muscolo scheletrico
  • Eritrociti (globuli rossi)
  • Encefalo (cervello)

Poiché alcune condizioni di salute possono ridurre i livelli di ossigeno nel sangue, l’organismo si troverà nella necessità di dover supplire alla domanda di energia in altri modi (metabolismo anaerobio), con conseguente aumento della produzione di lattato. Queste malattie includono ad esempio

Eventuali lesioni del fegato possono invece ridurre la capacità dell’organo di operare un corretto recupero della sostanza, diminuendo quindi la velocità con cui viene smaltito.

Trattandosi di una sostanza acida, inoltre, la sua presenza può contribuire ad instaurare una condizione di acidosi: qualora i livelli di acido lattico aumentino in modo significativo si parla di iperlattemia e deve la sua gravità all’insufficiente capacità di compensare l’abbassamento del pH con i tamponi fisiologici.

I principali sintomi dell’iperlattemia sono:

Provetta di sangue con la scritta "Lattati"

iStock.com/jarun011

La chimica dell’acido lattico

L’acido lattico (abbreviazione di acido 2-idrossipropanoico secondo la nomenclatura IUPAC), è un acido carbossilico di importanza rilevante in una serie di percorsi metabolici e funzioni fisiologiche.

La struttura chimica dell’acido lattico è simile a quella dell’acido propionico, da cui si differenzia per la presenza di un gruppo ossidrilico sull’atomo di carbonio presente al centro della molecola (stereocentro).

Dall’acido lattico deriva per deprotonazione lo ione lattato; in condizioni fisiologiche la pKa è tale per cui la forma presente in circolo è quasi sempre quella ionizzata di lattato. Per semplicità espositiva, comunque, i termini verranno utilizzati come sinonimi.

Interpretazione

Un’elevata concentrazione di acido lattico nel sangue può essere dovuta alle seguenti condizioni:

  • Ipossia marcata (insufficiente apporto di ossigeno, ad esempio in corso di insufficienza respiratoria)
  • Patologie determinanti un aumento primitivo nella produzione dei lattati
  • Patologie determinanti una riduzione nell’escrezione dei lattati

In genere maggiore è la quantità di lattato in circolo, più è grave la malattia responsabile, anche se purtroppo questo esame da solo non consente una diagnosi.

Ovviamente in un contesto clinicamente silente, ossia senza sintomi apparenti, il riscontro di un livello elevato di acido lattico nel sangue può essere correlato a situazioni assolutamente benigne come il recente svolgimento di attività fisica intensa.

Valori di acido lattico inferiori al cut-off del laboratorio di riferimento sono da considerarsi fisiologici, ossia del tutto normali.

Valori Bassi

  • Ipotermia

Valori Alti
(Iperlattatemia)

  • Abuso di Alcool
  • Acidosi lattica
  • Arresto cardiaco
  • Coma epatico
  • Diabete
  • Disidratazione
  • Emorragia
  • Esercizio fisico
  • Insufficienza cardiaca congestizia
  • Insufficienza renale
  • Insufficienza respiratoria
  • Ipertermia
  • Ipossia
  • Malattie epatiche
  • Peritonite
  • Shock

(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)

Fattori che influenzano l'esame

  • La carenza di vitamina B1 e alcuni farmaci (tra cui il comune antidiabetico metformina) possono determinare un aumento dei valori.
  • I livelli di acido lattico possono risultare bassi in presenza di valori elevati di LDH.
  • L’attività fisica intensa svolta nelle ore precedenti al prelievo possono determinare un aumento dei valori.

Quando viene richiesto l'esame

L’esame dei lattati plasmatici (in particolare in corso di emogasanalisi arteriosa) viene solitamente prescritto nel setting emergenziale al fine di valutare la gravità del quadro respiratorio ed eventualmente di escludere altre patologie.

I principali segni e sintomi di ipossia (carenza di ossigeno) sono:

Alcune delle patologie che possono determinare un quadro di innalzamento dei lattati sono:

Per quel che riguarda la misurazione dei lattati nel liquido cefalo-rachidiano (liquor), questa può essere prescritta nel sospetto di meningite qualora vengano riscontrati sintomi suggestivi, quali:

Preparazione richiesta

Trattandosi di un esame svolto solitamente in situazioni urgenti non è richiesta alcuna preparazione specifica.

Altre informazioni

L’acido lattico fa male?

Nell’immaginario collettivo la molecola assume spesso connotazione negativa, in quanto correlata all’affaticamento muscolare e alla limitazione delle performance nel corso dell’attività fisica prolungata (in particolare negli sport di endurance come la corsa o il ciclismo).

È stata addirittura definito in passato come un “prodotto di scarto” responsabile della spiacevole sensazione di bruciore postuma all’esercizio fisico, ipotizzando che la sua presenza determinasse una sorta di acidosi metabolica e quindi una diminuzione della funzionalità muscolare. Nonostante si tratti di ipotesi suggestive e soprattutto molto diffuse in letteratura, ad oggi mancano riferimenti che ne avvalorino la veridicità.

La spiegazione ad oggi più accreditata per quanto concerne i fenomeni di acidosi metabolica riscontrati nel corso dell’attività fisica è che non siano i lattati di per sé a determinarla, ma lo ione idrogeno H+ che viene liberato nelle reazioni di idrolisi dell’ATP.

Vale la pena notare come sia sufficiente dare modo alle cellule muscolari di recuperare il consueto metabolismo basato sull’ossigeno, ad esempio con una pausa, per garantire una rapida e consistente diminuzione della concentrazione di lattato già entro un minuto ed uno smaltimento complessivo che richiede in genere non più di 2-3 ore. È quindi a questo punto intuitivo comprendere che lo sviluppo dei classici dolori post-esercizio dei giorni seguenti (DOMS) non possa essere causato dall’acido lattico.

Non solo l’acido lattico non fa male, ma ha un ruolo fondamentale come fonte energetica in alcuni tessuti nobili quali il cuore: tale organo è infatti in grado di metabolizzarlo al fine di produrre ATP e quindi di sopravvivere in condizioni anaerobiche.

A livello sportivo consente inoltre un miglioramento della performance perché esprime un’azione di stimolo alla secrezione di ormoni anabolici (ormone della crescitatestosterone).

 

A cura del Dr. Marco Cantele

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.