Antitrombina III alta, bassa e valori normali

Valori Normali

  • Adulti 80-130%
    • Un deficit di antitrombina di origine genetico è in genere associato a valori compresi tra 40-60%
  • Neonati fino a 6 mesi di età 44-76%

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

I processi di coagulazione sono finemente controllati dall’organismo, perché è necessario mantenere costantemente un delicato e fine equilibrio tra:

  • incapacità di reagire rapidamente ad un danno tissutale, ad esempio una ferita, interrompendo la conseguente emorragia e perdita di sangue,
  • eccessiva tendenza alla coagulazione, che porterebbe all’inutile formazione di coaguli (trombi) in grado di occludere vasi sanguigni ostacolando il flusso sanguigno.

Al fine di garantire la giusta capacità di reazione, senza esporsi al rischio di formazione di trombi, i passaggi che portano alla formazione del coagulo sono numerosi e dipendenti da diverse molecole in perfetto equilibrio modificabile in base alla necessità del momento. Fra le molecole coinvolte nella cosiddetta cascata della coagulazione spicca fra le altre la trombina, una proteina che favorisce la coagulazione del sangue. La proteina che blocca la trombina è chiamata antitrombina III (si legge antitrombina terza), che agisce in senso opposto (per fluidificare il sangue).

L’antitrombina è quindi considerato un (blando) fluidificante del sangue.

La mancanza di antitrombina espone quindi il paziente al rischio di formazione di pericolosi coaguli di sangue in assenza di una reale necessità.

Tra le possibili conseguenze la più nota, anche se non la sola, è la trombosi venosa profonda, una patologia caratterizzata dalla formazione di un coagulo (trombo) in una vena posta in profondità (tipicamente in una gamba) il cui flusso sanguigno viene interrotto proprio dalla presenza del trombo; nel caso in cui questo si rompa in frammenti più piccoli questi potrebbero raggiungere ed occludere un vaso sanguigno polmonare, causando una condizione potenzialmente fatale (embolia polmonare).

Le possibili causa di carenza di anti-trombina sono due:

  • Tipo 1: L’organismo non ne produce a sufficienza, per cause
    • genetiche (ereditate dai genitori e relativamente poco comuni, circa un caso su 2000-5000 persone a seconda della fonte)
    • acquisite, ovvero sviluppate nel tempo a causa di
      • insufficienza epatica (l’antitrombina viene prodotta nel fegato, se questo smette di funzionare la produzione viene meno)
      • malattie renali (se il filtro del rene non funziona più adeguatamente la perdita attraverso l’urina non riesce ad essere compensata dalla produzione)
      • tumori metastatici.
  • Tipo 2: La quantità prodotta è nella norma, ma in gran parte disfunzionale (si tratta in questo caso sempre di condizioni ereditate geneticamente).

In caso di episodi di trombosi apparentemente inspiegabili valutarne la quantità nel sangue può quindi portare alla diagnosi di questi disturbi; al fine di poter individuare entrambe le forme di malattia è possibile ricorrere a due diversi approcci di analisi:

  • dosare la quantità di antitrombina presente (test dell’antigene dell’antitrombina, se carente è possibile diagnosticare la carenza di tipo 1),
  • verificarne l’attività effettiva (attività dell’antitrombina, per evidenziare la carenza di antitrombina di tipo 2).

Il test funzionale in grado di misurare l’attività dell’antitrombina è effettuato per primo, in caso di valore insufficiente si procede a determinare la quantità presente per valutarne la natura.

Antitrombina iii

Shutterstock/Saiful52

Interpretazione

Sia i risultati della quantità che dell’attività sono espressi in forma di percentuale.

In caso di valori bassi è possibile che il paziente soffra di deficit di antitrombina di tipo 1 o 2 e sia quindi esposto al rischio di episodi di trombosi.

Al contrario non esistono ad oggi evidenze che valori alti rappresentino un rischio di salute in forma di sanguinamento od altra conseguenza clinica non destano quindi in genere preoccupazione.

  • Valori di attività normali o alti: paziente sano
  • Valori di attività bassi
    • Quantità circolanti normali: carenza di antitrombina di tipo 2
    • Quantità circolanti basse: carenza di antitrombina di tipo 1

Fattori che influenzano l'esame

Tra i fattori in grado di spiegare valori bassi si annoverano:

  • Recente ed improvvisa formazione di coaguli
  • Somministrazione di eparina (un farmaco anticoagulante)
  • Traumi severi
  • Gravi ustioni
  • Somministrazione di asparaginasi (una forma di chemioterapia)
  • Anticoncezionali ormonali (come la pillola contraccettiva)
  • Coagulazione intravascolare disseminata, una malattia del sangue che si verifica tipicamente a seguito di gravi infezioni diffuse (sepsi).

In caso di assunzione di eparina o warfarin (Coumadin®) l’esame richiede una sospensione risalente ad almeno 2 settimane prima.

I laboratori Mayo segnalano tra l’altro che alcuni valori ematici significativamente alterati potrebbero contribuire all’ottenimento di risultati temporaneamente falsati, come nel caso di:

Quando l’esame viene richiesto a seguito di episodio trombotico è necessario attenderne la completa risoluzione al fine di garantire la correttezza dell’esito.

Quando viene richiesto l'esame

Il test dell’antitrombina viene in genere richiesto in caso di

  • episodi trombotici ricorrenti (insieme al dosaggio di altri fattori come Proteina C e Proteina S, mutazione di Leiden e Lupus anticoagulant)

Il test per l’antitrombina può essere richiesto anche in pazienti in terapia eparinica che non rispondono all’effetto dell’eparina nella maniera attesa, ossia nel caso in cui per l’efficacia della terapia sia necessario un dosaggio insolitamente alto del farmaco.

Preparazione richiesta

L’esame richiede un semplice prelievo venoso, praticato in genere da una vena del braccio. Non è richiesto digiuno od altra preparazione.

Altre informazioni

Cosa significa essere carenti di antitrombina?

La carenza di antitrombina, funzionale o quantitativa, espone il paziente al rischio di trombosi (formazione spontanea ed immotivata di coaguli); questo può aumentare il rischio di trombosi venosa profonda ed sviluppo di ripetuti aborti spontanei nella donna.

I pazienti con carenza di antitrombina possono aver bisogno di assumere anticoagulanti prima di sottoporsi ad interventi chirurgici (sono peraltro disponibili concentrati di antitrombina e antitrombina ricombinante).

Fonti e bibliografia

Articoli ed approfondimenti

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.