Emocoltura: procedura e cosa significa se positiva

Valori Normali

Di norma non sono presenti microrganismi di alcun tipo nel sangue (emocoltura negativa).

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

La batteriemia

Il termine batteriemia, in senso stretto, si riferisce alla presenza di batteri vitali nel sangue, che invece normalmente è sterile (privo di batteri, funghi e virus).

La batteriemia asintomatica, ovvero priva di sintomi e segni, è in realtà molto comune, conseguenza ad esempio di normali attività quotidiane come lavarsi i denti, defecare ed anche a seguito di procedure mediche minori; in un soggetto in buona salute queste infezioni clinicamente benigne sono temporanee e vengono efficacemente risolte dal sistema immunitario, senza alcuna complicazione.

Quando tuttavia i meccanismi di risposta immunitaria falliscono, o vengono sopraffatti, la batteriemia si trasforma in un’infezione del flusso sanguigno (setticemia) che può evolvere verso quadri particolarmente gravi e potenzialmente fatali; in particolare può infine condurre ad esempio alla sepsi, una grave e severa risposta infiammatoria dell’intero organismo al microrganismo presente in circolo che richiede immediata attenzione ospedaliera (tecnicamente la sepsi si distingue dalla setticemia, che è una sepsi accompagnata dalla presenza di batteri vitali nel sangue, proprio quelli evidenziati dall’emocoltura).

Appare quindi chiaro di come sia di primaria importanza determinare rapidamente non solo l’origine dell’infezione, ma anche il batterio (o altro microrganismo) responsabile. Tra le cause più comuni di batteriemia sintomatica si annoverano le infezioni del tratto urinario trascurate (a vescica e soprattutto reni), ma soggetti a maggior rischio sono i pazienti fragili (ospedalizzati, anziani, affetti da patologie croniche, immunocompromessi, …), in particolare quando:

  • affetti da infezioni del tratto respiratorio (ad esempio polmonite),
  • portatori di cateteri venosi centrali,
  • sottoposti ad intervento chirurgico addominale,
  • affetti da leucemia o HIV/AIDS o sottoposti a terapia con agenti immunosoppressivi (come la chemioterapia).

Escherichia coli e Staphylococcus aureus i batteri isolati con maggior frequenza.

Cos’è l’emocoltura

L’emocoltura è un esame del sangue che ha l’obiettivo di evidenziare l’eventuale presenza di microrganismi nel sangue del paziente (batteriemia o fungemia), che dovrebbe in genere esserne privo.

I risultati positivi di un’emocoltura possono fornire non solo preziose informazioni in grado di consentire una diagnosi, ma anche e forse soprattutto indicazioni certe sulla scelta dell’antibiotico (od antimicotico in caso di funghi) da utilizzare, così da aggirare eventuali fenomeni di resistenza.

La procedura

Dal punto di vista del paziente si tratta sostanzialmente di un normale prelievo di sangue, che tuttavia può essere ripetuto 2-3 volte in siti differenti; potrebbero inoltre essere utilizzati due diversi contenitori, uno per i microrganismi aerobici (che richiedono ossigeno) ed uno per quelli anaerobici (che non lo richiedono).

I campioni vengono quindi posti all’interno di un’incubatrice per diversi giorni (coltura), per consentire agli organismi di proliferare e moltiplicarsi. L’eventuale crescita microbica è associata alla comparsa di una caratteristica colorazione sul campione, utile all’operatore per una preliminare indicazione sulla sua natura. Il campione proliferato viene quindi sottoposto ad nuova operazione di coltura (subcoltura) per poter essere infine caratterizzato nello specifico, anche dal punto di vista della sensibilità a diverse molecole antibiotiche (test di sensibilità).

Vale la pena notare che l’emocoltura può richiedere diversi giorni, perché alcune tipologie di batteri/funghi richiedono tempi di crescita piuttosto protratti (nel frattempo il paziente viene trattato con terapia empirica, ovvero con antibiotici che risultano spesso efficaci in soggetti con caratteristiche comparabili).

Ad oggi la procedura è in gran parte automatizzata.

Emocoltura

Shutterstock/Jarun Ontakrai

Interpretazione

Un’emocoltura si definisce positiva quando rileva la presenza di germi nel campione di sangue analizzato (batteriemia); benché spesso l’esame sia rivolto alla ricerca di batteri, in alcuni casi quello che emerge è invece la presenza di altro microrganismo, come un fungo o un virus.

Quando la coltura si rivela particolarmente rapida, spesso si tratta d’infezioni gravi, caratterizzate da imminente shock settico ed elevato rischio fatale.

Fattori che influenzano l'esame

In alcuni casi può verificarsi un falso positivo: un’emocoltura positiva potrebbe in realtà essere il risultato di una contaminazione del campione, occorsa ad esempio a causa di errori di procedura che potrebbero aver raccolto batteri presenti sulla pelle del paziente o sull’attrezzatura di laboratorio, anziché dal sangue. Viene sospettata in caso di

  • positività a numerose specie,
  • presenza in un unico campione,
  • ritardo nella crescita in laboratorio (segno di scarsa concentrazione iniziale).

Un falso negativo, al contrario è un esito negativo pur in presenza di microrganismi nel sangue.

Quando viene richiesto l'esame

L’emocoltura può essere richiesta in tutti i casi di sospetta infezione diffusa ed in particolare in caso endocardite infettiva e altre condizioni associate alla comparsa di febbre di origine sconosciuta, soprattutto in presenza di sintomi gravi (suggestivi di shock) come:

Purtroppo neonati e bambini piccoli potrebbero avere un’infezione pur non manifestandone i segni e sintomi tipici, non è quindi raro la richiesta di emocoltura a scopo preventivo in caso di quadri clinici dubbi.

Preparazione richiesta

Al paziente non è richiesta alcuna preparazione specifica, mentre dal punto di vista medico idealmente il prelievo dovrebbe avvenire

  • prima dell’inizio di qualsiasi terapia antimicrobica,
  • prima possibile dopo la comparsa del picco di febbre.

Per ridurre il rischio di falsi positivi/negativi è comune pianificare una procedura che preveda il prelievo di 2-3 campioni differenti, da siti differenti, a distanza di almeno 30-60 minuti.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.