- Cos’è l’ipoglicemia e valori
- La regolazione della glicemia
- Cause dell’ipoglicemia
- Sintomi
- Pericoli
- Diagnosi
- Cosa fare in caso di ipoglicemia
- Bibliografia
Cos’è l’ipoglicemia e valori
Il glucosio è uno zucchero molto semplice ed è un elemento fondamentale per la nostra vita, in quanto nutriente essenziale e fonte di energia del nostro organismo. Tutte le cellule del corpo basano la loro attività sul glucosio ma il cervello, a differenza di altri organi o dei muscoli, non ha depositi di glucosio da cui attingere e per funzionare correttamente ha un costante e diretto bisogno dello zucchero che, quindi, deve essere sempre disponibile in circolo.
La glicemia è una misura di quanto glucosio (zucchero) è presente nel sangue. Il valore normale di glicemia nel sangue è compreso tra 60-99 mg/dL in un soggetto sano a digiuno, mentre è di circa 130-150 mg/dL dopo un pasto principale (glicemia post-prandiale).
Per ipoglicemia si intende un basso valore di glicemia nel sangue, pari o inferiore a 60 mg/dL.
La glicemia dovrebbe essere mantenuta sempre costante. Solitamente nell’arco della giornata il suo valore dovrebbe oscillare tra 60 e 130-150 mg/dL, con una media di circa 90 mg/dL, in base alle condizioni del soggetto (è a digiuno? ha appena mangiato?).
Valori estremi di glicemia, troppo bassi o troppo alti, sono di fatto pericolosi per l’organismo.
La regolazione della glicemia
L’insulina ed il glucagone sono i due ormoni prodotti dal pancreas che regolano il valore di glucosio nel sangue, mantenendolo costante nell’arco della giornata. In particolare:
- Quando mangiamo e la nostra glicemia aumenta viene prodotta insulina per abbassarla; quest’ormone richiama il glucosio dal sangue (dove il nostro intestino carico di cibo lo ha riversato) verso le cellule, pronto per essere utilizzato, o lo trasforma in glicogeno, favorendone l’accumulo nel fegato a scopo di riserva.
- Quando mangiamo poco o siamo a digiuno da diverse ore, e la nostra glicemia diminuisce, interviene il glucagone per aumentarla. Quest’ormone trasforma il glicogeno conservato nel fegato in glucosio e stimola l’utilizzo da parte delle cellule di altre fonti di energia (come amminoacidi o grassi), in modo da risparmiare il consumo di glucosio e riservarlo così al cervello.
È importante comprendere che la glicemia viene mantenuto dall’organismo all’interno dei valori corretti in un costante equilibrio, con una produzione continua e dinamica dei due ormoni che consentono un costante controllo della quantità circolante, cui contribuiscono peraltro anche altri ormoni (con effetto simile al glucagone, in caso di ipoglicemia prolungata, come adrenalina, cortisolo, ormone della crescita).
Oltre al pancreas, anche il fegato partecipa al metabolismo del glucosio: si occupa dei depositi, modulandone l’immissione nel sangue e la disponibilità in tutto l’organismo, a seconda delle necessità.
Cause dell’ipoglicemia
Ipoglicemia nel paziente diabetico
L’ipoglicemia è una complicanza comune nelle persone diabetiche, nelle quali la glicemia può abbassarsi improvvisamente e repentinamente (crisi ipoglicemica).
La causa della crisi è quasi sempre la conseguenza di un’errata assunzione della terapia antidiabetica (soprattutto insulina, ma anche alcune classi di farmaci da assumere per bocca), cui questi pazienti devono fare uso giornaliero per tutta la vita.
Una crisi ipoglicemica può verificarsi, ad esempio, se il diabetico assume una dose troppo alta di insulina o di ipoglicemizzanti orali, oppure dimentica di assumere il farmaco, o ancora assume il farmaco ad un’ora diversa da quella usuale, …
Tra i principali fattori di rischio in grado di predisporre il paziente diabetico a sviluppare una crisi ipoglicemica ricordiamo:
- salto di un pasto o quantità di cibo troppo ridotte, in vicinanza della terapia medica anti-diabetica
- svolgimento di intensa attività fisica, specie se a stomaco vuoto
- consumo di alcool in quantità eccessiva (un bicchiere al pasto è tollerabile)
- presenza di altre patologie (insufficienza renale, gastroparesi)
- interazioni con altri farmaci (beta-bloccanti, salicilati, ACE-inibitori, …)
Ipoglicemia reattiva
L’ipoglicemia è relativamente comune in caso di digiuno, ma in alcuni casi si può paradossalmente verificare in occasione di pasti troppo ricchi di zuccheri; quando si introducono grandi quantità di zuccheri, soprattutto se ad assorbimento molto rapido, l’organismo viene stimolato a produrre rapidamente abbondanti quantità di insulina per contenere l’aumento della glicemia.
L’abbassamento dei valori è tale che può verificarsi, di rimbalzo (ipoglicemia reattiva o post-prandiale), una condizione di ipoglicemia prima dello smaltimento dell’insulina in circolo; ne sono particolarmente soggetti i pazienti che abbiano subito un intervento chirurgico di bypass gastrico, ma chiunque può di fatto esserne colpito.
Altre cause di ipoglicemia
L’ipoglicemia può verificarsi anche in persone non diabetiche, seppure sia meno comune, ad esempio nel caso di:
- digiuno prolungato
- consumo eccessivo di alcool
- tumori (come insulinomi o tumori del fegato)
- dumping-syndrome post intervento chirurgico dello stomaco (come la chirurgia bariatrica per la perdita di peso)
- infezioni, in particolare virus (influenza A o B, varicella, …)
- malattie del fegato (come cirrosi epatica, epatiti)
- insufficienza renale
- malattie dei surreni o dell’ipofisi
- disordini metabolici (come cheto-acidosi per vomito persistente)
- disordini ormonali (come un difetto di produzione dell’ormone della crescita)
- deficit congeniti di enzimi che intervengono nella produzione del glucosio (come un difetto dell’enzima glucosio-6-fosfatasi)
- patologie autoimmuni
- disturbi alimentari di natura psichiatrica (anoressia nervosa)
- colpo di calore
- farmaci (come aspirina, antibiotici, …)
- malnutrizione o malaria nei Paesi in via di sviluppo
Sintomi
Se la glicemia si abbassa sotto al valore soglia l’organismo manifesta una condizione di sofferenza con lo sviluppo di diversi disturbi. Se in alcuni casi si tratta di sintomi lievi, vaghi e passeggeri, in altri, soprattutto in caso di abbassamenti repentini e significativi, i sintomi possono essere più gravi fino a diventare potenzialmente fatali.
Tra i sintomi associati all’ipoglicemia si annoverano:
- difficoltà di concentrazione
- fame intensa
- annebbiamento della vista o visione doppia
- sudorazione
- palpitazioni
- pallore
- senso di freddo o brividi
- tremori
- formicolii intorno alla bocca
- senso di inquietudine/ansia/agitazione
- affaticabilità o senso di stanchezza
- irritabilità
- scialorrea
- capogiri o cefalea
- sonnolenza
Pericoli
Nei casi più gravi, specie in un paziente diabetico, una crisi ipoglicemica può condurre allo sviluppo di sintomi e complicazioni gravi come:
- confusione mentale
- difficoltà a parlare
- perdita di coscienza
- convulsioni
- coma (con valori di glicemia molto bassi, inferiori a 20 mg/dl).
Nel corso del tempo gli episodi ripetuti di ipoglicemia possono portare ad una progressiva riduzione dei primi sintomi, esponendo quindi il paziente a complicazioni più severe perché apparentemente improvvise.
Indirettamente l’ipoglicemia può infine essere responsabile di incidenti automobilistici, cadute ed altri tipi di traumi.
Diagnosi
La diagnosi di ipoglicemia prevede la misurazione della glicemia con glucometro (o, quando possibile, con un prelievo di sangue venoso, ad esempio dal braccio) al momento della comparsa di disturbi legati ad una riduzione di glucosio nel sangue, come annebbiamento della vista, capogiri, spossatezza, …
La diagnosi da parte del medico troverà conferma a posteriori, valutando il valore rilevato di glicemia, i sintomi lamentati e il contesto clinico del paziente (altre patologie, abitudini alimentari e voluttuarie, terapia farmacologica, …).
In assenza di un quadro chiaro è possibile approfondire l’episodio ricorrendo alla prescrizione di esami di laboratorio:
- Glicemia
- Emoglobina glicata
- Insulina
- Peptide C
- Proinsulina
- Sulfoniluree
- Beta-idrossibutirrato
- Elettroliti
- Funzionalità epatica
- Funzionalità renale
In alcuni pazienti il controllo ematico va condotto in ambiente controllato, con paziente a digiuno da 48 ore (talvolta 72 ore) e con un primo prelievo di sangue alla comparsa dei sintomi. Durante l’esame il paziente non mangia, ma può bere bevande non caloriche (con l’esclusione di caffè o altre bevande contenenti caffeina).
Laddove il medico avesse riscontrato una patologia precisa quale causa dell’ipoglicemia, questa deve essere trattata con farmaci o chirurgia, a seconda dei casi.
Devono, infine, essere allontanate tutte le sostanze o cattive abitudini che possono aumentare il rischio di un’ipoglicemia, in primis l’alcool.
Insulinoma
Nel caso si sospetti un insulinoma, un raro tumore del pancreas, il medico basa la diagnosi sulla cosiddetta Triade di Wipple, ovvero sulla presenza contemporanea di 3 condizioni:
- Segni e sintomi di ipoglicemia
- Basso valore nel sangue di glusosio (glicemia inferiore a 45mg/dL)
- La glicemia deve aumentare dopo un’iniezione endovena di glucagone
La diagnosi va dunque completata con esami di imaging per definirne dimensioni e rapporti con altre strutture vicine, per cui il paziente viene sottoposto a risonanza magnetica e/o TAC come prima indagine.
Alcune persone tendono a non manifestare sintomi pur con valori glicemici bassi, condizione più comune, ad esempio, nelle donne.
Cosa fare in caso di ipoglicemia
La Società Italiana di Diabetologia raccomanda, in caso di crisi ipoglicemica (accertata con glucometro o presunta dai sintomi), di intervenire tempestivamente in aiuto della persona colpita, facendole assumere zuccheri semplici, come:
- 2 caramelle fondenti
- 3 caramelle dure
- 3 zollette di zucchero
- 3 bustine di zucchero sciolte in acqua
- 1 cucchiaio e mezzo colmo di zucchero
- 1 cucchiaio e mezzo colmo di miele
- 1 cucchiaio mezzo colmo di marmellata
- 1 bicchiere grande (circa 150 ml) di una bibita zuccherata (es. Coca-Cola)
- 1 bicchiere piccolo (circa 100 ml) di succo di frutta
- 1 bicchiere grande e mezzo (circa 200 ml) di spremuta di arancio
Dopo un quarto d’ora è utile mangiare un frutto, un pacchetto di cracker o una fetta di pane. Aspettare mezzora e, se possibile, ripetere il controllo della glicemia con glucometro o, se non possibile, accertarsi delle condizioni cliniche del paziente, valutandone sintomi e segni.
È bene monitorare i sintomi e, ove possibile, misurare ogni 30 minuti la glicemia fino a completa ripresa del paziente.
I diabetologi sono soliti istruire adeguatamente i loro pazienti ed i parenti sul come si manifesta una crisi ipoglicemica e su come intervenire in caso di ipoglicemia, per questa ragione i diabetici portano sempre con sé qualche caramella ed un pacchetto di cracker, oppure pastiglie di glucosio.
Quando la persona colpita da crisi ipoglicemica è impossibilitata a mangiare o bere, oppure se si tratta di un bambino piccolo, s’interviene somministrando
- glucagone sottocute o intramuscolo (il dosaggio varia in base all’età del paziente ed al suo peso corporeo)
- soluzione glucosata al 50% in bolo ev (endovena), al 10% in caso di neonati o bambini piccoli seguita da infusione continua di glucosio al 10% o al 5% finché il paziente non si riprende.
Il paziente va monitorato, per assicurarsi che non sviluppi una nuova crisi.
Un’osservazione breve (di 2-6 ore) sarebbe indicata nel caso di pazienti
- giovani in buone condizioni di salute generale
- con buona ripresa di coscienza e/o degli altri disturbi manifestati durante la crisi
Un’osservazione prolungata (fino a 36 ore) o un ricovero sarebbero indicati nel caso di pazienti
- anziani e/o in scadute condizioni cliniche generali
- con patologie concomitanti (insufficienza epatica, insufficienza renale, BPCO, …)
- in terapia con insulina a lunga durata d’azione o sulfaniluree
- con scarsa ripresa di coscienza
- con ipoglicemia senza cause evidenti.
In alcuni pazienti, in particolare gli anziani e/o se diabetici da tempo, è raccomandato eseguire un ECG per escludere un infarto durante la crisi ipoglicemica.
Una TAC o Risonanza Magnetica del cranio va richiesta se permangono disturbi neurologici, dopo la correzione della glicemia, ad esempio se il paziente ha una scarsa ripresa di coscienza o non riprende coscienza nonostante le cure.
Bibliografia
- Principi di Medicina Interna – Harrison
- Società Italiana di Diabetologia
A cura della Dr.ssa Tiziana Bruno, medico chirurgo
Articoli ed approfondimenti
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