Epatite C: test, marker ed esami

Valori Normali

  • Carica virale
    • Espressa come copie/ml
      • bassa: se minore di 2 milioni di copie
      • alta: se maggiore di 2 milioni di copie
    • Espressa come Unità Internazionali UI:
      • bassa: se minore di 800 mila UI/ml
      • alta: se maggiore di 800 mila UI/ml

Tabella di conversione approssimata, ma si raccomanda di fare sempre riferimento al proprio laboratorio:

  • Amplicor HCV Monitor v2.0: (manual procedure) 1 IU/mL = 0.9 copies/ml;
  • Cobas Amplicor HCV Monitor v2.0 (semi-automated procedure) 1 IU/mL = 2.7 copies/ml;
  • Versant HCV RNA 3.0 Quantitative Assay 1 IU/mL = 5.2 copies/ml;
  • LCx HCV RNA Quantitatiive Assay 1 IU/mL = 3.8 copies/ml;
  • SuperQuant 1 IU/mL = 3.4 copies/ml.

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

L’epatite A, l’epatite B e l’epatite C sono infezioni del fegato causate da tre diversi virus; sebbene ciascuno di essi possa causare sintomi simili, in parte anche sovrapponibili, ad essere molto diverse sono le modalità di trasmissione e soprattutto la prognosi (ossia le potenziali conseguenze dell’infezione).

  • Il virus A si manifesta in genere solo come un’infezione acuta e non cronicizza. I soggetti colpiti di norma migliorano senza trattamento e soprattutto senza danni permanenti.
  • I virus B e C sono responsabili di infezioni acute che possono cronicizzare (ovvero non guarire) causando gravi danni al fegato.

Se si contrae una forma si rimane comunque esposti a essere contagiati anche dagli altri virus.

L’epatite C (HCV) è quindi un’infezione virale del fegato caratterizzata dall’infiammazione e dallo sviluppo di lesioni all’organo. Può manifestarsi sia in forma acuta che cronica:

  • Acuta: circa il 15-45% dei pazienti infettati riesce a sconfiggere il virus entro 6 mesi dal contagio senza alcun trattamento,
  • Cronica: i soggetti restanti svilupperanno invece una forma d’infezione che se non curata può risultare fatale, di questi infatti il 15-30% svilupperà cirrosi entro 20 anni circa.

Il virus è diffuso in tutto il mondo ma, a seconda della zona, cambiano i fattori di rischio e il tipo di popolazione coinvolta (per esempio nei Paesi occidentali è particolarmente diffusa tra coloro che fanno uso di droghe iniettive).

Il virus si trasmette attraverso il sangue infetto, per mediante con:

  • condivisione e riutilizzo di aghi usati per sostanze d’abuso,
  • riutilizzo di strumenti per tatuaggi e piercing,
  • trasfusione di sangue non verificato,
  • rapporti sessuali (seppure raramente),
  • gravidanza (trasmissione verticale, dalla madre al figlio), anche se si tratta fortunatamente di un’evenienza rara (6 casi su 100).

Non può invece essere trasmesso con:

  • allattamento materno,
  • condivisione di cibo e bevande,
  • contatti casuali (abbracci, baci, condivisione di posate, …).

L’HCV non è contagioso quanto il virus dell’epatite B, ma attualmente non esiste alcun vaccino per prevenirlo.

Il periodo di incubazione varia dalle due settimane a 6 mesi; nella maggior parte dei casi non compaiono sintomi in fase acuta, ma se presenti possono essere:

Il fatto che spesso non compaiano sintomi rappresenta un grave problema, perché il paziente non si rende conto di essere infetto e

  • non sa quindi di essere contagioso per altri,
  • non cerca assistenza medica per intraprendere le cure necessarie.

L’infezione cronica può rimanere asintomatica anche per periodi lunghi fino a 10-20 anni, prima di causare lesioni epatiche che compromettano la funzionalità dell’organo, oltre a far aumentare il rischio di soffrire di altre malattie gravi:

  • Una percentuale variabile tra il 60 e il 70% dei pazienti infetti inizierà a soffrire di problemi cronici del fegato.
  • Una percentuale variabile tra il 20 e il 30% dei pazienti inizierà a soffrire di cirrosi epatica entro i 20 anni successivi all’infezione.
  • L’HCV causa il decesso di una percentuale variabile tra l’1 e il 5% dei pazienti affetti da infezione cronica che si ammalano di cirrosi o di tumore al fegato.

Le modalità di trattamento hanno subito una rivoluzione pochi anni fa, con l’introduzione di farmaci che hanno reso finalmente curabile l’infezione anche nei pazienti con infezione cronica. Se un grosso ostacolo è rappresentato dal costo, questo è compensato dalla possibilità di eradicare il virus da interi Paesi, potenzialmente continenti, nei prossimi decenni.

Alla luce del fatto che l’infezione acuta da HCV è di solito asintomatica, solo poche diagnosi vengono effettuate in questa fase; nei soggetti che che sviluppano un’infezione cronica l’infezione viene spesso diagnosticata in fase molto avanzata per lo stesso motivo, mancanza di sintomi per decenni.

Gli esami servono per scoprire, diagnosticare e seguire la terapia. L’esame eseguito con maggior frequenza ricerca nel sangue gli anticorpi prodotti in risposta all’infezione da HCV, mentre altri esami sono in grado di scoprire se nel sangue è presente l’RNA virale e in quali quantità o di capire il sottotipo del virus.

L’infezione da HCV viene diagnosticata in 2 fasi:

  1. Lo screening per gli anticorpi anti-HCV con un test sierologico (sul sangue) identifica le persone che sono state infettate dal virus.
  2. Se il test è positivo per la presenza di anticorpi anti-HCV, è necessario procedere con la ricerca dell’RNA virale per confermare l’infezione cronica, perché il 15-45% delle persone infettate con HCV riesce spontaneamente ad eliminare l’infezione attraverso una forte risposta immunitaria senza la necessità di trattamento (anche in assenza di infezione il test per anticorpi rimarrà positivo, a testimonianza del passato contatto con il virus).

Nel momento in cui viene formulata una diagnosi di infezione cronica di epatite C viene approfondita la salute del fegato per valutare la gravità dei danni già presenti (fibrosi e cirrosi) attraverso esami più o meno invasivi (esami del sangue, ecografia, biopsia, …).

Verrà poi eseguita la caratterizzazione del genotipo del ceppo dell’epatite C: esistono infatti  6 genotipi di HCV che rispondono in modo diverso al trattamento (è inoltre possibile essere infettati con più di un genotipo).

L’insieme delle informazioni raccolte permetterà all’ematologo, lo specialista che si occupa della salute del fegato, di impostare la miglior strategia di cura per il singolo paziente.

Rappresentazione anatomica della posizione del fegato

iStock.com/magicmine

Interpretazione

Anticorpi anti-HCV

L’esito dell’esame degli anticorpi anti-HCV di solito viene indicato come “positivo” o “negativo”.

Un risultato positivo (presenza di anticorpi) indica un contatto con il virus, ma anche i pazienti che hanno sconfitto spontaneamente il virus risultano positivi e quindi questo test da solo non basta a formulare una diagnosi.

HCV RNA

Il risultato dell’esame RNA dell’HCV è un valore numerico che indica la quantità di virus presente. Se il virus non c’è, oppure se è presente in quantità minime, il risultato è “negativo” oppure “non rilevabile”.

Questo esame è utile anche per capire se la terapia è efficace: una carica virale più alta del normale, oppure in aumento, può essere un segno dell’inefficacia della terapia, mentre una carica virale molto bassa, in diminuzione o non rilevabile può indicare che la terapia è efficace. Se la terapia funziona, è in grado di indurre una diminuzione del 99% della carica virale entro 4-12 settimane, fino al raggiungimento di livelli non più rilevabili.

Secondo il CDC americano è possibile affermare che la terapia è stata efficace se la carica virale non è più rilevabile a 24 settimane dalla fine della somministrazione.

Genotipo

Il risultato dell’esame del genotipo indica quale tipo di virus ha contagiato il paziente e serve per scegliere quale terapia eseguire e per quanto tempo. Finora sono stati identificati sei genotipi di HCV, numerati da 1 a 6, e ulteriori 50 sottotipi.

I 6 genotipi virali sono distribuiti nel mondo con una differente distribuzione, anche se si rileva una certa prevalenza del tipo 1; la determinazione del genotipo è utile al momento della diagnosi della malattia, perché ne  influenza decorso, durata e probabilità di successo della terapia.

Diagnosi

La tabella seguente riassume l’interpretazione degli esami di screening e di follow-up per l’epatite C. In generale, se l’esame degli anticorpi anti-HCV è positivo, l’infezione è attiva o il paziente è stato contagiato in passato dal virus dell’epatite C.

Se l’esame dell’RNA è positivo, l’infezione è in corso. Se invece non viene rilevato l’RNA del virus, il paziente è stato contagiato in passato oppure il virus è presente in quantità trascurabile.

Anticorpo anti-HCV RNA Stato dell’infezione
Negativo   Nessuna infezione, o contagio troppo recente per poter essere rilevato; se il medico continua a sospettare che ci sia un’infezione, può richiedere di ripetere l’esame.
Positivo o non determinato Negativo Infezione passata o nessun contagio (falso positivo); ulteriori esami solo se richiesti dal medico
Positivo, debolmente positivo o non determinato Positivo Infezione in corso

 

 

Valori Bassi

Valori Alti

  • Epatite C

(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)

Fattori che influenzano l'esame

Gli anticorpi dell’HCV di norma non compaiono fino a diversi mesi dopo l’esposizione al virus, ma continuano a rimanere in circolo anche nelle fasi successive della malattia.

Quando viene richiesto l'esame

L’esame degli anticorpi dell’epatite C è usato per capire se il virus ha infettato il paziente, anche in completa assenza di sintomi; è un esame prescritto ai pazienti che

  • manifestano sintomi di epatite o di altre malattie del fegato,
  • sono stati esposti al virus,
  • presentano specifici fattori di rischio, per esempio:
    • uso di droghe iniettabili,
    • madre positiva al virus dell’HCV,
    • esposizione a siringhe o a mucose contenenti sangue positivo all’HCV, ad esempio perché lavora in ospedale o è un addetto alle pulizie (esposizione professionale),
    • rapporti sessuali con partner HCV-positivi,
    • tatuaggi o piercing effettuati in ambienti a rischio,
    • sieropositività al virus HIV.

Attualmente il rischio di infezione tramite trasfusione nei Paesi occidentali è quasi nullo.

  1. L’esame dell’RNA dell’HCV viene prescritto come follow-up in caso di risultato positivo dell’esame degli anticorpi, per vedere se l’infezione è ancora attiva.
  2. L’esame del genotipo può essere eseguito per guidare la scelta della terapia.
  3. L’esame della carica virale, invece, può essere prescritto all’inizio della terapia, periodicamente durante la cura per valutarne l’efficacia e alla fine del percorso per capire se ha funzionato.

Sottoporsi agli esami è utile, anche se i sintomi sono molto lievi, perché l’epatite C spesso si trasforma in epatite cronica, che a sua volta può provocare la cirrosi e il tumore al fegato (carcinoma epatocellulare).

Se la diagnosi del virus è precoce il medico inizia a controllare con maggior frequenza la funzionalità del fegato e può consigliarvi di seguire una terapia se l’infezione è cronica.

Preparazione richiesta

Per quest’esame, che consiste in un normale prelievo di sangue da una vena del braccio, non è necessaria alcune preparazione particolare.

Altre informazioni

Può una persona essere affetta da epatite C con transaminasi nella norma?

Sì, è  molto comune per le persone con epatite cronica C presentare valori delle transaminasi perfettamente nella norma per molti anni.

A seguito della diagnosi di epatite C questi esami di routine relativi alla salute del fegato diventeranno particolarmente utili per stabilire la frequenza con cui sottoporsi agli accertamenti.

Per il controllo delle malattie del fegato sono disponibili diversi esami che, nel loro insieme, vengono chiamati quadro epatico.

  • L’ALT e l’AST servono per capire se il fegato ha subito e subirà delle lesioni. Nei pazienti già contagiati dal virus dell’epatite C che però continuano ad avere l’ALT e l’AST normali, probabilmente l’interessamento del fegato è minimo: in questo caso la terapia spesso non è necessaria.
  • Possono essere usati anche altri esami come quello dell’albumina, del tempo di protrombina e della bilirubina: nella maggior parte dei casi i valori di questi esami sono normali, a meno che il fegato sia già in cirrosi. In alcuni casi può essere eseguita una biopsia del fegato, per capire la gravità delle lesioni all’organo.

Immunità

Se si è stati contagiati una volta dal virus dell’HCV e poi si è guariti non si diventa immuni, cioè non si è protetti da una seconda infezione. La maggior parte delle persone non sviluppa una risposta immunitaria al virus, perché questo mentre si replica cambia, e quindi l’organismo non è in grado di combattere né la prima infezione né quelle successive.

Attualmente non esiste un vaccino per l’epatite C, ma sono in corso ricerche per metterlo a punto.

Epatite C e HIV

Il 25 per cento circa dei pazienti sieropositivi soffre anche di epatite C e in questi pazienti le lesioni al fegato  progrediscono a una velocità maggiore.

Cura

  • Infezione acuta: L’infezione acuta può risolversi spontaneamente senza trattamento in circa il 25% delle persone; il trattamento in questa fase prevede gli stessi farmaci usati per l’infezione cronica e permette di ridurre il rischi che la malattia progredisca.
  • Infezione cronica: Ci sono diversi farmaci disponibili per il trattamento dell’epatite C cronica tra cui nuovi trattamenti che sembrano essere più efficaci e hanno meno effetti collaterali rispetto alle opzioni disponibili solo fino a pochi anni fa.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.


Commenti, segnalazioni e domande

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  1. Anonimo -

    buon giorno dottore hcv RNA <15 che significa?? unità di misura ui/ml grazie

    1. Dr. Guido Cimurro (farmacista) -

      Che non è stato rilevato il virus, è quindi un’ottima notizia; raccomando ovviamente di verificare con l’epatologo.

  2. Anonimo -

    HcV rna 138 um/lm è un valore preoccupante? Grazie per la risposta un saluto

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo) -

      Dipende anche dagli altri valori, da solo ci dice solo che c’è una viremia in corso, è da far valutare all’epatologo/Infettivologo.

  3. Anonimo -

    Salve ho eseguito il test per l epatite b e c prima avevo fatto colazione con un bicchiere di latte e 4 biscotti gocciole..era necessario il digiuno? Il test era negativo ,potrebbe trattarsi di un falso negativo x il cibo?

    1. Dr. Guido Cimurro (farmacista) -

      Non mi risultano problemi.

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