Afasia: significato, sintomi e cura

Cos’è l’afasia

L’afasia è un disturbo del linguaggio che si verifica in conseguenza di un danno cerebrale, manifestandosi come difficoltà di comprensione e/o formulazione delle parole.

Le abilità linguistiche risiedono nella metà sinistra del cervello, almeno nella maggior parte delle persone, e sono quindi le lesioni in quell’emisfero ad potersi manifestare attraverso la comparsa di problemi del linguaggio (nei destrorsi e in circa due mancini su tre le capacità linguistiche sono gestite nell’emisfero sinistro).

L’afasia di per sé non influenza né il quoziente intellettivo né le modalità di pensiero dell’individuo, ma trattandosi di “un’alterazione della comprensione o dell’espressione delle parole o degli equivalenti non verbali delle parole” (definizione MSD) può rendere difficile anche attività quali comprensione del linguaggio parlato, lettura e scrittura.

A seconda del tipo di lesione è ad esempio possibile che le difficoltà riguardino:

  • Parola
    • incapacità di pensare alle parole che si vorrebbe dire
    • utilizzo di una parola sbagliata
    • modifica di sillabe e suoni alterando la parola (eventualmente corretta)
    • uso di parole inventate
    • difficoltà nella formulazione di frasi
    • utilizzo di parole inventate nel contesto di un discorso apparentemente corretto
  • Comprensione
    • Incapacità di cogliere il significato di un discorso, soprattutto in caso di parlata veloce e frasi lunghe/complesse, ambienti rumorosi, …
    • Incapacità di capire battute di spirito
  • Lettura/scrittura
    • Difficoltà di lettura e comprensione
    • Difficoltà a scrivere correttamente (grammaticalmente, semanticamente, …)
    • Difficoltà ad usare strumenti matematici (come semplici addizioni/sottrazioni, comprendere l’orario, …).

È interessante notare come alcuni pazienti con conoscenze di una o più lingue straniere mostrino gradi di difficoltà anche sensibilmente differenti tra le due.

È importante invece distinguere l’afasia dalla disartria, un disturbo del linguaggio che è espressione di debolezza, difficoltà di controllare o coordinare i muscoli utilizzati per la fonazione (parlare).

Non esiste una terapia specifica, ma il ricorso ad un percorso logoterapico può sicuramente favorire il recupero, che tuttavia potrà essere più o meno completo a seconda dei casi.

Cause

L’afasia è in genere una delle complicazioni di eventi ad origine cerebrovascolare, tipicamente un ictus (interruzione dell’afflusso di sangue al cervello), ma può essere sviluppata anche da pazienti affetti da malattie neurodegenerative (morbo di Alzheimer, …), demenza vascolare, demenza frontotemporaletumori al cervello, lesioni traumatiche (ad esempio un trauma cranico in conseguenza di un incidente automobilistico, una caduta, …) od infettive (encefalite).

È importante notare che non è l’espressione di un danno muscolare o sensoriale, ovvero la perdita della funzionalità non è ad esempio legata a difficoltà di coordinazione dei muscoli responsabili della capacità di parola

Si guarisce?

La prognosi dell’afasia, ovvero la possibilità di un recupero più o meno completo, dipende essenzialmente dalla causa, dalla posizione e dall’estensione della lesione, oltre che da fattori più soggettivi come l’età del paziente, il grado d’istruzione e lo stato di salute generale, ma anche il grado di motivazione che ne guida il recupero.

L’afasia di Broca è in genere associata ad un recupero più efficace rispetto all’afasia globale, che a sua volta è più recuperabile rispetto a quella di Wernicke.

I bambini di età inferiore agli 8 anni, ad esempio, mostrano sorprendenti capacità di recupero delle funzioni linguistiche anche dopo gravi lesioni di uno dei due emisferi cerebrali, mentre da quest’età in poi la maggior parte del recupero si osserva entro i primi 3 mesi, per poi raggiungere il picco a sei e continuare ancora in misura variabile fino ad 1 anno di distanza dalla comparsa.

Sintomi, come si manifesta l’afasia?

La funzione del linguaggio è definibile come la capacità di esprimere e comprendere parole parlate e scritte; i sintomi dell’afasia possono variare da una lieve compromissione alla completa perdita di qualsiasi componente fondamentale del linguaggio, come semantica, grammatica, fonologia, morfologia e sintassi.

Esistono quindi molte forme di sindromi afasiche, ciascuna con segni e sintomi che potrebbero sovrapporsi tra loro e l’effettiva manifestazione clinica dipende in ultima analisi dalla posizione della lesione. Vediamo le principali.

Centri del linguaggio

NIH publication 97-4257, https://www.nidcd.nih.gov/health/aphasia (https://www.nidcd.nih.gov/sites/default/files/Documents/health/voice/Aphasia6-1-16.pdf), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=352704

Afasia di Broca (od afasia motoria)

La lesione si localizza nell’area di Broca, una porzione nel cervello che rappresenta il centro di gestione del discorso e della formazione della frase. Poiché l’area di Broca si trova nella parte anteriore del cervello, utilizzata anche per il movimento, il paziente che ne è affetto spesso mostra debolezza muscolare od una vera e propria paralisi del lato destro del corpo (braccio e gamba).

Il paziente perde la capacità di formulare correttamente un discorso parlato/scritto dal punto di vista grammaticale; si manifesta ad esempio con una successione incompleta di parole, magari priva di preposizioni e articoli, ma contenente gli elementi più rilevanti come nomi, verbi ed alcuni aggettivi, riuscendo quindi a trasmettere con buona approssimazione il significato che si sta cercando di esprimere.

Viene in altre parole mantenuta la capacità di comprensione e di concettualizzazione, a venire meno è invece la fluenza e la correttezza grammaticale. Può scatenare grande frustrazione nel paziente.

Afasia di Wernicke

La lesione è localizzata nell’area di Wernicke, il centro responsabile dei meccanismi di comprensione e pianificazione delle parole.

Un paziente affetto da afasia di Wernicke è in grado di pronunciare correttamente ed in modo fluente la maggior parte delle parole, ma includendo fonemi (suoni) che ne fanno perdere il senso generale; il manuale MSD definisce il risultato come “un’accozzaglia di parole o insalata di parole”.

È importante notare che il paziente non è consapevole del fatto che il suo linguaggio risulti incomprensibile; il discorso, pur fluente, è privo di significato e caratterizzato tra l’altro da

  • parafasia (sostituzione di termini esatti con altri sbagliati, oppure cambi nell’ordine di sillabe o parole),
  • parafasia neologistica (parole inventate, che non suonano simili alla parola corretta e sono in assoluto prive di significato)
  • afasia gergale (un discorso nel complesso incomprensibile, formato da combinazioni di parole corrette ed inventante).

Ad essere compromesse sono anche la comprensione uditiva (ascolto) e scritta (lettura), mentre la capacità di scrittura è fluente ma presentando errori e mancando dei sostantivi (nomi).

Afasia globale

È la forma più grave di afasia, diagnosticata ai pazienti in grado di produrre poche parole riconoscibili e che abbiano perso completamente o quasi la capacità di comprensione del linguaggio parlato.

Il paziente non è più in grado né di leggere né di scrivere.

Complicazioni

I pazienti affetti da afasia, a prescindere dal precedente grado di alfabetizzazione, possono perdere la capacità di comunicare necessità e desideri, pur mantenendo un’intatta consapevolezza della condizione e quindi del proprio deficit; è quindi naturale maturare una forte frustrazione, che in alcuni soggetti può sfociare nella violenza.

Il senso di isolamento che ne deriva rappresenta un importante fattore di rischio verso lo sviluppo di depressione, favorita da eventuali ulteriori complicazioni del evento scatenante (perdita di mobilità ed autosufficienza, nel peggiore dei casi).

Nel caso di soggetti incontinenti perdendo la capacità di una comunicazione efficace si potrebbe tardare nella sostituzione del pannolone, fattore di rischio per lo sviluppo di infezioni e piaghe da decubito; anche l’eventuale dolore, se presente, potrebbe essere non adeguatamente trattato farmacologicamente, con un ulteriore peggioramento della già compromessa qualità di vita.

Diagnosi

L’ipotesi diagnostica è clinica, ovvero conseguente alla rilevazione delle difficoltà di linguaggio/comprensione, eventualmente attraverso la conduzione di specifici test in grado di meglio caratterizzare la condizione (richiedere la descrizione di immagini, utilizzare singole parole per nominare oggetti, abbinare parole e immagini, rispondere a domande sì/no, seguire indicazioni, …).

Possono essere richiesti esami di imaging, come la risonanza magnetica (MRI) e la tomografia computerizzata (TC) per identificare la causa e le aree del cervello lesionate.

Cura

Il primo è più importante trattamento è quello di urgenza volto al contenimento ed alla gestione della lesione cerebrale, ad esempio in caso di ictus o trauma.

Una volta stabilizzato il paziente, volgendo l’attenzione al trattamento dell’afasia, è importante comprendere la difficoltà del soggetto nel comunicare desideri e bisogni, spesso anticamera dello sviluppo di depressione e conseguente ridotta partecipazione nel percorso di recupero.

In questo senso la diagnosi precoce di un disturbo depressivo è quindi determinante nel trattamento del paziente afasico, che beneficerà del supporto emotivo della famiglia, degli amici ed eventualmente di guide religiose Da un punto di vista medico la gestione può essere affidata a personale sanitario specializzato, come uno psichiatra e/o psicologo, valutando eventualmente l’avvio della terapia farmacologica.

Focalizzando l’attenzione sul linguaggio la figura sanitaria di riferimento è il logopedista, che coadiuvato da personale medico (ad esempio un neurologo) si occuperà primariamente di stilare un piano individuale di trattamento, costruito dopo una valutazione approfondita dei disturbi presentati.È stato dimostrato che i pazienti beneficiano maggiormente di sessioni di trattamento brevi e intense rispetto a sedute più lunghe e blande.

È poi utile ricorrere a strategie compensative, utili a migliorare la comunicazione, ad esempio attraverso lavagnette, penna e carta per scrivere, foto di oggetti comuni e tablet.

Poiché i pazienti con afasia non fluente, come l’afasia di Broca, mostrano difficoltà nella formulazione delle frasi ma mantengono intatta la capacità di canto (che risiede nell’emisfero opposto), è possibile ricorrere a terapie che sfruttano quest’opportunità (melodia e ritmo) per migliorare la fluidità del paziente, a patto che la comprensione uditiva sia intatta.

Sono allo studio nuovi approcci terapeutici innovativi, ad esempio in forma di tecniche di stimolazione cerebrale, come la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e la stimolazione transcranica a corrente diretta continua, basate su un’alterazione temporanea della normale attività cerebrale nell’area in cui vengono applicate, allo scopo di contribuire al recupero delle abilità comunicative e linguistiche perse.

Come comunicare con un paziente afasico?

Si riporta di seguito un elenco di piccole attenzioni stilate dall’Associazione americana per l’udito e la lingua utili a favorire una comunicazione più efficace (è scritto come se a parlare fosse il paziente):

  1. Attira la mia attenzione prima di iniziare a parlare.
  2. Mantieni il contatto visivo, per cogliere anche il linguaggio non verbale (come i movimenti ed i gesti).
  3. Parlami in un ambiente tranquillo. Spegni la TV e la musica.
  4. Utilizza un volume normale della voce, non è necessario parlare più forte a meno che non te lo chieda io.
  5. Utilizza un linguaggio semplice, ma adulto; non parlarmi come faresti con un bambino.
  6. Usa frasi più brevi, eventualmente ripetendo le parole più importanti.
  7. Parlami lentamente.
  8. Dammi tempo per formulare le parole, potrebbe servirmi del tempo. Non finire le frasi al mio posto.
  9. Puoi usare disegni, gesti, parole scritte ed espressioni facciali, potrei capirle più facilmente rispetto alle parole.
  10. Permettimi di disegnare, scrivere o indicare a mia volta se mi vedessi in difficoltà.
  11. Ponimi domande la cui risposta possa essere un semplice “sì” o “no”, sarà più semplice per me risponderti.
  12. Permettimi di sbagliare.
  13. Permettimi di provare ad essere autonomo, potrei semplicemente aver bisogno di qualche tentativo, ma aiutami quando te lo chiedo.

Fonti e bibliografia

Articoli ed approfondimenti

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.