- Introduzione
- Cause
- Sintomi di accompagnamento
- Diagnosi
- Rimedi naturali
- Terapia farmacologica
- Fonti e bibliografia
Introduzione
La presenza di un cattivo odore vaginale può essere fonte di imbarazzo per moltissime donne e riconosce alla base, a seconda dell’entità del disturbo, cause molto differenti tra loro.
In molti casi, nonostante l’odore delle secrezioni intime risulti sgradevole per molte pazienti, non è di fatto indicativo di alcuna patologia, contrariamente a quanto accade quando l’odore vaginale diventa particolarmente pungente o intenso (tanto da essere definito simile alla “puzza proveniente da un pesce avariato”), per cui potrebbe essere la spia di un problema più grave.
In prima battuta è quindi possibile tentare un percorso di automedicazione, ma si raccomanda di sottoporre il sintomo all’attenzione dello specialista qualora il disturbo persista o sia particolarmente severo.
Tra i rimedi che è possibile adottare fin da subito si consiglia di:
- praticare una corretta igiene intima,
- adottare uno stile di vita sano, che consenta la proliferazione di una corretta flora batterica vaginale,
- usare intimo di cotone che favorisca un’adeguata traspirazione.
Cause
Un odore intimo molto sgradevole, soprattutto se associato ad altri sintomi come bruciore, prurito, arrossamento, variazioni nella consistenza e nel colore delle secrezioni vaginali, può essere indicativo di problematiche di diversa natura, che meritano l’attenzione di un medico.
Tra le più comuni cause patologiche si annoverano:
- Infezioni: costituiscono uno dei fattori più comunemente responsabili della produzione di secrezioni maleodoranti. I germi più spesso implicati sono
- Gardnerella Vaginalis (responsabile di infezioni vaginali che si caratterizzano per il cosiddetto “fish odor”, ossia l’odore di pesce marcio),
- Candida Albicans (patogeno responsabile della produzione di secrezioni biancastre “a pappa di ricotta”),
- Trichomonas Vaginalis (stimola la produzione di un secreto giallastro maleodorante),
- Chlamydia (microrganismo la cui trasmissione avviene per via sessuale, che causa perdite vaginali muco-purulenti).
- Scorretta igiene intima: oltre a costituire un substrato in grado di favorire la proliferazione di germi responsabili di diversi tipi d’infezione, una scorretta igiene intima, congiuntamente al processo di normale sudorazione regionale che avviene a livello vaginale, può favorire l’emanazione di un odore sgradevole. Si noti che anche un eccesso di igiene intima può essere causa di disturbi, in conseguenza della difficoltà dell’organismo a mantenere un adeguato ecosistema vaginale.
- Patologie tumorali: alcune neoplasie possono comportare una degradazione cellulare con conseguente produzione di una necrosi tissutale maleodorante. Si tratta in ogni caso di una condizione decisamente più rara rispetto alle precedenti.
Fattori di rischio
Alcuni fattori di rischio sono maggiormente implicati nella comparsa di cattivo odore vaginale; tra questi:
- Scarse condizioni igieniche;
- Uso inopportuno di lavande vaginali o soluzioni “fai da te”;
- Rapporti occasionali non protetti (possono favorire lo sviluppo di infezioni sessualmente trasmissibili);
- Ovulazione;
- Gravidanza.
Sintomi di accompagnamento
A seconda della causa sottostante, il cattivo odore vaginale può essere accompagnato da altri sintomi, come:
- Bruciore, dolorabilità locale (specialmente durante i rapporti sessuali), febbre, senso di stanchezza generalizzata, in particolar modo se alla base del fenomeno è possibile rintracciare un processo infettivo;
- Dimagrimento inspiegato, sudorazione notturna, alterazione degli esami ematochimici, specialmente nel caso di patologie tumorali.
Diagnosi
Per risalire al fattore che ha causato la produzione di secrezioni vaginali maleodoranti è richiesto un attento esame delle secrezioni vaginali, che si focalizzi su
- Colore
- Consistenza
- Odore.
Le perdite biancastre di consistenza grumosa e disomogenea sono tipiche della candidiasi vaginale, quelle giallastre e maleodoranti sono caratteristiche delle infezioni da Gardnerella vaginalis, perdite giallo-verdognole con aspetto schiumoso sono più frequenti nelle infezioni da Trichomonas.
A giudizio del ginecologo è possibile in seconda battuta ricorrere ad esami laboratoristici per trovare conferma dell’ipotesi diagnositica:
- Tampone vaginale: consente di stabilire, attraverso l’analisi di un campione prelevato mediante un piccolo tampone introdotto in vagina, la presenza di particolari patogeni responsabili di infezione;
- Analisi del sangue: gli esami del sangue, in corso di infezione, possono essere alterati; in particolar modo è possibile assistere ad un rialzo dei globuli bianchi o di alcuni specifici indici infiammatori (come VES e PCR);
- Indagini di natura strumentale: metodiche di diagnostica per immagini possono essere utili specialmente se è opportuno escludere la presenza di alterazioni anatomiche vaginali, lesioni patologiche o malattie tumorali.
Rimedi naturali
Se la causa del cattivo odore intimo non è rappresentata da un’infezione vaginale che richiede una terapia farmacologica specifica, adottare alcuni specifici accorgimenti può rilevarsi utile e generalmente sufficiente a risolvere e prevenire la formazione di un cattivo odore intimo:
- Limitare l’eccessiva sudorazione, che potrebbe inoltre favorire la proliferazione batterica e facilitare l’instaurarsi di infezioni, preferendo biancheria intima di cotone o fibre naturali e indumenti poco aderenti.
- Contrastare l’umidità eccessiva a livello della regione intima, eventualmente utilizzando prodotti specifici che contribuiscano a mantenere “asciutta” la zona e contrastando così la formazione di cattivi odori; è possibile ad esempio ricorrere a polveri di amido di mais a livello loco-regionale, congiuntamente a soluzioni o pomate dalle proprietà emollienti.
- Praticare una corretta igiene intima, utilizzando, detergenti con un corretto pH (variabile a seconda dell’età della donna); si noti che l’utilizzo di detergenti troppo aggressivi, così come un’eccessiva frequenza e il ricorso ingiustificato a lavande vaginali, può essere controproducente perché responsabile di un’alterazione della flora batterica vaginale.
- Favorire la proliferazione di un corretto ecosistema vaginale, principalmente attraverso lo stile di vita (alimentazione ricca di probiotici e prebiotici, tipicamente fibra proveniente da verdura, frutta, legumi, cereali) ed eventualmente mediante prodotti per l’igiene intima e ovuli/compresse vaginali.
Nel caso di infezioni vaginali, o più in generale in assenza di risultati soddisfacenti, si raccomanda di rivolgersi al ginecologo.
Terapia farmacologica
In alcuni casi specifici è necessario ricorrere a trattamenti mirati, come:
- Antibiotici, antimicotici o farmaci antiprotozoari, in base al patogeno implicato nell’insorgenza dell’infezione; in associazione a questi farmaci, è possibile assumere, sotto consiglio medico, molecole ad azione antidolorifica per contrastare la sintomatologia dolorosa che può essere associata all’infezione.
- Interventi chirurgici, talvolta associati a specifici rimedi farmacologici con azione palliativa, nel caso di patologie tumorali.
A cura della Dott.ssa Chiara Russo, medico chirurgo
Fonti e bibliografia
Articoli ed approfondimenti
- Sintomi
- Scheda presente nelle categorie: Apparato uro-genitale femminile