Introduzione
In medicina il delirio è definito come una falsa credenza affermata da una persona; tale convinzione contraddice la realtà dei fatti, ma viene fermamente difesa dal soggetto anche di fronte a prove concrete e ragionevoli di un’ipotesi alternativa.
Il contenuto del delirio può essere, ma non lo è necessariamente, paradossale, mentre la severità del disturbo aumenta con il grado di assurdità del suo contenuto e l’intensità con cui la persona difende la sua convinzione.
Classificazione
Il delirio in psicopatologia viene definito come un disturbo del contenuto del pensiero, che può essere sintomo e manifestazione di diverse malattie psichiatriche.
È possibile classificare il delirio in base allo stato di coscienza del paziente, al livello di strutturazione della convinzione, alla sua derivabilità e al tipo di contenuto.
- Lo stato di coscienza può essere confuso o lucido.
- Uno stato di coscienza confuso suggerisce la presenza di patologie organiche associate o di intossicazioni farmacologiche,
- mentre uno stato di coscienza lucido è più specifico per alcuni disturbi psichiatrici.
- Il delirio può essere
- poco strutturato, cioè formato da una singola convinzione,
- oppure ben strutturato, se è caratterizzato da una narrazione complessa. Spesso il paziente, nel delirio strutturato, tende a collegare diversi aspetti della sua vita ai quali attribuisce significati specifici.
- Il delirio viene poi distinto in
- primario, se insorge improvvisamente e in modo incomprensibile,
- secondario, se emerge più lentamente e accompagnato da un precedente periodo di turbamenti emotivi.
- Il base al contenuto è possibile distinguere diversi tipo di delirio, i più frequenti sono:
- I deliri di persecuzione, a loro volta distinti in altre categorie, ma tutti accomunati dalla sensazione di essere perseguitato, spiato da parte di uno o più individui estranei;
- I deliri grandezza, in cui il soggetto può ritenersi un’altra persona, come una celebrità, o dotata di grande talento, abilità o poteri;
- I deliri di gelosia, in cui il soggetto è convinto che il partner sia infedele;
- I deliri depressivi, in cui il soggetto si ritiene la causa della rovina della sua famiglia o del mondo;
- I deliri di trasformazione, dal contenuto assurdo, in cui il soggetto non riconosce un suo familiare o può convincersi che un suo organo si stia trasformando in un’altra sostanza.
Malattie correlate
Il delirio è un disturbo che può presentarsi in diverse patologie psichiatriche, prime fra tutte la schizofrenia, il disturbo delirante, il disturbo psicotico o il disturbo bipolare.
La schizofrenia rientra in un gruppo di patologie psichiatriche caratterizzate prevalentemente dalla presenza di sintomi psicotici, come deliri e allucinazioni, di sintomi negativi, come apatia (disinteresse generalizzato affettivo ed intellettuale), abulia (mancanza di volontà), alogia (povertà di linguaggio) e disfunzione cognitiva, con un comportamento e un eloquio grossolanamente disorganizzato.
Il disturbo delirante rientra, come la schizofrenia, nei disturbi psicotici e si definisce per la presenza di uno o più deliri non bizzarri; sono invece assenti gli altri criteri richiesti per la diagnosi di schizofrenia.
Il disturbo psicotico breve si manifesta con la presenza di sintomi deliranti o allucinatori, che tuttavia durano meno di un mese.
Il disturbo bipolare rientra dei disturbi dell’asse dell’umore e si caratterizza da un’instabilità del tono dell’umore, che alterna fasi maniacali a fasi depressive. Gli episodi maniacali possono essere di ridotta durata e intensità, in questo caso prendono il nome di ipomania, o possono sfociare in episodi psicotici, caratterizzati dalla presenza di deliri o allucinazioni. Il delirio può presentarsi sia nella fase maniacale, sia nella fase depressiva e solitamente è congruo con il tono dell’umore (delirio di grandezza nella fase maniacale o delirio di rovina nella fase depressiva. La presenza di deliri non congrui non lo stato d’animo del paziente è un indice di maggiore severità della patologia.
Diagnosi
La diagnosi di una patologia psichiatrica avviene attraverso la valutazione clinica dei vissuti e dei comportamenti del paziente. È fondamentale raccogliere un’anamnesi accurata, facendosi aiutare in caso di necessità da un familiare o una persona vicina, e fare un esame psichico, in cui vengono valutate diverse funzioni cognitive del paziente.
Prima di porre diagnosi di una patologia psichiatrica è necessario escludere la presenza di altre patologie sottostanti, l’utilizzo di sostanze d’abuso o di alcuni tipi di farmaci.
Alcune patologie che possono manifestarsi con sintomi deliranti sono la malattia di Alzheimer, l’insufficienza della tiroide, l’epilessia, il delirium, il disturbo ossessivo compulsivo.
Alcuni farmaci che possono simulare un quadro di schizofrenia sono inoltre alcuni antipertensivi, alcuni cortisonici, le benzodiazepine e la levodopa, usata nel trattamento del morbo di Parkinson.
La diagnosi di una malattia psichiatrica richiede inoltre la presenza di diversi criteri, in particolare un numero minimo di sintomi, una durata temporale adeguata e una disfunzione sociale o lavorativa di una certa entità.
Durante l’anamnesi il medico potrà fare delle domande sullo stile di vita del paziente, sulla sua storia familiare, sulla sua infanzia, sulla vita scolastica e lavorativa, sui vissuti e i sintomi riferiti dal paziente.
L’esame psichico valuta aspetti del paziente, tra cui il comportamento, l’eloquio, il tono dell’umore, il contenuto del pensiero, la percezione dell’ambiente circostante, le funzioni intellettive e, nel caso presenti già una diagnosi, la consapevolezza di malattia.
Nella valutazione del comportamento è importante prevedere e determinare il rischio potenziale di condotte pericolose, nel caso in cui il paziente di facesse guidare dal suo delirio.
Trattamento
Il trattamento del delirio va inquadrato all’interno della patologia in cui viene diagnosticato.
Se legato ad una patologia medica o all’utilizzo/abuso di una sostanza l’approccio sarà focalizzato sulla cura della malattia o sulla rimozione della sostanza coinvolta.
Il trattamento di una patologia psichiatrica è invece orientato all’instaurazione di una relazione terapeutica efficace tra il medico e il paziente e alla gestione delle problematiche, in un approccio che inglobi la sfera biologica, psicologica e sociale del soggetto.
La definizione del percorso dipende dalle caratteristiche del paziente, dalla sua consapevolezza di malattia e dalla severità dei sintomi. Esso comprende solitamente un protocollo di psicoterapia, in cui il paziente ha un ruolo attivo nella gestione dei propri disturbi e dei diversi aspetti della propria vita. La psicoterapia può essere unita ad un trattamento farmacologico, volto a ridurre l’impatto dei sintomi.
I sintomi deliranti vengono solitamente trattati, dal punto di vista farmacologico, con gli antipsicotici, distinti in farmaci di vecchia generazione, chiamati tipici o neurolettici, come l’aloperidolo, e di nuova generazione, chiamati atipici, come la clozapina.
I principali effetti avversi degli antipsicotici tipici sono sintomi motori extrapiramidali, come la bradicinesia (rallentamento dei movimenti volontari), il tremore e la rigidità, che assomigliano alle manifestazioni cliniche del morbo di Parkinson. Gli antipsicotici atipici non hanno sintomi motori extrapiramidali, ma presentano maggiori effetti avversi a livello metabolico, come iperglicemia, aumento di peso o ipercolesterolemia.
Tutti gli antipsicotici sono simili in termini di efficacia (ad eccezione della clozapina utilizzata nelle forme resistenti), per cui la scelta terapeutica dipende dalle caratteristiche del paziente. Circa il 70% dei pazienti migliora dopo 4-6 settimane di trattamento.
A cura del Dr. Marco Cantele, medico chirurgo
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