Introduzione
Il termine inappetenza indica la mancanza o la riduzione di appetito, disturbo che si può verificare in qualsiasi momento della vita. Quando c’è un rifiuto completo verso il cibo si parla più correttamente di anoressia, che a sua volta viene declinata in anoressia nervosa quando legata ad un’ossessiva paura di ingrassare.
Varie sono le cause che possono causare un calo del desiderio di mangiare, generalmente classificabili in:
- patologiche,
- psicosomatiche,
- fisiologiche,
- psichiatriche,
- genetiche.
Molte malattie causano inappetenza, sintomo che spesso è associato a
- nausea,
- perdita di peso,
- malnutrizione.
In genere una volta curata la malattia (quando curabile), l’appetito ritorna.
L’inappetenza inoltre può essere favorita da particolari stati di ansia o depressione, dai cambi di stagione, da patologie psichiatriche (ad esempio l’anoressia nervosa), oppure nei più piccoli dall’eredità genetica (spesso i bambini inappetenti hanno genitori che sono stati inappetenti a loro volta).
L’inappetenza può colpire tutte le fasce d’età
- adulti,
- anziani e
- bambini
ed essere causa non solo di perdita di appetito e conseguentemente di peso ma, se perdura, anche di un deperimento psico-fisico della persona colpita.
Ricordiamo, infatti, che mangiare non è solo un momento di piacere nella vita di una persona, ma anche e soprattutto un atto essenziale per la sopravvivenza: attraverso il cibo riforniamo il nostro organismo di tutti quei nutrienti (vitamine, minerali, proteine, grassi e zuccheri) che sono tra l’altro indispensabili fonti di energia per consentire lo svolgimento di tutte le attività mentali e fisiche del quotidiano, quali camminare, parlare, pensare, ricordare, …
Cause
Tra le numerose cause all’origine dell’inappetenza ricordiamo:
- insufficienza renale cronica,
- insufficienza cardiaca,
- BPCO (bronco-pneumopatia cronica ostruttiva),
- epatite,
- malattie metaboliche,
- disturbi endocrini,
- HIV,
- gravidanza,
- febbre,
- infezioni
- delle vie urinarie (ad esempio la cistite),
- delle vie respiratorie (ad esempio bronchite e polmonite, ma anche raffreddore e influenza),
- della bocca e della faringe (come il mal di gola),
- gastroenteriti (influenza intestinale),
- sepsi,
- mal di denti,
- farmaci,
- uso di droghe,
- abuso di alcool,
- tumori,
- demenza,
- depressione,
- ansia,
- anoressia nervosa,
- intolleranze alimentari/allergie alimentari,
- sindrome da malassorbimento,
- convalescenza post intervento chirurgico,
- malattie esantematiche,
- influenza e post-influenza,
- cambi di stagione,
- insonnia e disturbi del sonno.
In gravidanza l’inappetenza si sviluppa principalmente nel primo trimestre ed è in genere legata alla presenza di nausea mattutina, disturbo che si presenta molto spesso al risveglio e che talvolta le accompagna per tutto il giorno, riducendo la loro voglia di mangiare.
Anche alcune condizioni fisiologiche, come la vecchiaia, possono associarsi a perdita di appetito: specie nel caso di anziani rimasti soli (morte del partner, allontanamento dei figli o altri familiari), edentuli (privo cioè di uno o più denti), depressi, affetti da demenza o altre malattie che comportano l’assunzione di molti farmaci ogni giorno.
Nei bambini più piccoli la fase di dentizione può associarsi a un rifiuto di cibo per presenza di dolore, infiammazione ed irritazione delle gengive e della bocca, fastidi che si accentuano con l’assunzione degli alimenti. Altre cause possono essere un’aftosi del cavo orale, infezioni o parassitosi, vaccini, stato influenzale, problemi a scuola o stress emotivi familiari, disturbi intestinali legati allo svezzamento, cambi di stagione, …
Uno dei sintomi tipici dei tumori è la perdita di peso severo per calo di appetito, dovuto a varie condizioni che possono interessare un paziente neoplastico:
- senso di tristezza o depressione franca a seguito della diagnosi di tumore,
- presenza di dolore,
- cure praticate (chemioterapia, radioterapia).
Alcuni tipi di cancro si associano maggiormente ad una perdita di appetito, come ad esempio il cancro del colon, dello stomaco, del pancreas, del fegato e dell’ovaio.
Praticamente tutti i farmaci annoverano come possibile effetto collaterale nausea o vomito e, di conseguenza, diventare anche causa di mancanza di appetito, oppure alterare il senso del gusto rendendo meno gradevole il momento del pasto; ricordiamo per esempio i chemioterapici, gli antibiotici, la codeina, la morfina.
L’anoressia nervosa è invece un disturbo alimentare tipico degli adolescenti e caratterizzato da una mania incontrollata del proprio peso e da una percezione distorta della propria forma fisica. La causa resta ancora non del tutto chiarita e si pensa che vada ricercata in possibili fattori genetici, squilibri dell’ipotalamo o di alcuni neuro-trasmettitori, relazione conflittuale madre-figlio ed educazione rigida. In caso di anoressia nervosa la mancanza di appetito è legata al desiderio patologico della persona anoressica di perdere peso, o meglio dalla paura di aumentare di peso, contro cui combatte giornalmente in vari modi: con restrizioni severe dell’assunzione di cibo, vomito provocato dopo i pasti, uso di lassativi, clisteri e diuretici, intensa attività fisica.
Pericoli
La mancanza di appetito può associarsi ad una condizione transitoria e reversibile e, in questi casi, non deve destare grosse preoccupazioni perché tenderà a risolversi in breve tempo con opportuni accorgimenti. La persona colpita recupererà la voglia di mangiare e l’eventuale perdita di peso, senza effetti o complicazioni a lungo termine.
Nei casi in cui invece l’inappetenza sia prolungata potrebbe essere dovuta a una malattia organica, che è quindi necessario individuare e trattare con cure adeguate, per evitare che possano svilupparsi altri sintomi più gravi.
Tra i maggiori rischi legati ad uno stato di inappetenza prolungato, ricordiamo la comparsa di altri sintomi quali:
- sensazione di malessere generale,
- severa perdita di peso,
- facile irritabilità,
- scarsa attenzione,
- aumento dei battiti cardiaci,
- anemia da carenza di ferro,
- carenze nutrizionali,
- stato di disidratazione,
- senso di spossatezza, anche dopo un lavoro leggero,
- chetosi (condizione metabolica conseguente ad un insufficiente apporto di carboidrati),
- abbassamento delle difese immunitarie ed insorgenza frequente d’infezioni,
- febbre,
- arresto di crescita/calo ponderale (nei bambini).
Quando rivolgersi al medico
Sarebbe bene rivolgersi sempre al proprio medico di famiglia per un controllo quando la mancanza di appetito si prolunghi, volontariamente o meno, senza essere connessa ad una causa apparentemente nota e/o quando si associa ad altri sintomi quali
- nausea,
- vomito,
- febbre,
- diarrea,
- dissenteria (diarrea con sangue),
- alterazioni del gusto,
- tachicardia,
- ansia,
- …
Il medico effettua una visita generale, con particolare attenzione alla valutazione della perdita di peso e alla misurazione della massa corporea, ottenuta con il calcolo del BMI.
Il BMI (Body Mass Index) è un semplice parametro con cui si mette in relazione l’altezza ed il peso del soggetto, e si ottiene con questa formula:
BMI = peso corporeo (Kg) / altezza2 (metri)
Il risultato consente di classificare il soggetto nelle seguenti categorie:
- grave magrezza < 16.5,
- sottopeso 16-18.49,
- normopeso 18.5-24.99,
- e via via sovrappeso od obesità.
Il medico inoltre raccoglie la storia clinica e personale (anamnesi) del paziente, rivolgendogli alcune domande, quali:
- Da quanto tempo accusa questa perdita di appetito?
- Mangia poco o per niente? non ha desiderio di mangiare un tipo di cibo in particolare?
- È stressato, nervoso, rattristito per qualche motivo?
- Ha altri disturbi, come nausea, dolore, febbre, stanchezza, vomito, ..?
- Ha perso peso? se sì, quanto e in quanto tempo?
- Assume farmaci?
- Di quali malattie soffre?
Utili ai fine di una corretta diagnosi sono infine:
- esami del sangue con
- emocromo e conta piastrinica,
- transaminasi AST e ALT,
- bilirubina diretta, indiretta e totale,
- HIV test,
- marker per le principali epatiti virali (HAV, HBV, HCV),
- marker tumorali,
- elettroliti (sodio, potassio, magnesio, cloro, calcio),
- creatinina,
- azotemia,
- proteine del siero,
- VES,
- FT3, FT4, TSH,
- test tossicologici;
- esami delle urine,
- test di intolleranze alimentari (si raccomanda di sottoporsi esclusivamente ad approcci validati scientificamente!),
- eventuali controlli radiologici (radiografie, ecografie o, in casi selezionati TAC o altri esami più avanzati)
Cure e rimedi
In caso di inappetenza, è fondamentale introdurre una serie di accorgimenti finalizzati all’aumento degli apporti nutritivi ed al recupero del peso perso, quali
- verificare che l’attuale regime alimentare non sia eccessivamente squilibrato verso le proteine, che possono causare uno stato di chetosi (associato a riduzione dell’appetito),
- mangiare cibi ricchi in calorie sane (cereali integrali, legumi, …),
- assumere eventuali integratori alimentari se prescritti dal medico,
- preferire piccoli pasti frequenti, qualora i 3 classici pasti principali (colazione, pranzo, cena) risultino troppo pesanti,
- tenere un diario giornaliero di ciò che si mangia e beve,
- condurre un’attività fisica regolare, anche una semplice camminata di 30 minuti a passo veloce.
Una correzione della malattia organica all’origine dello stato di inappetenza è essenziale, qualora venga individuata e sia fattibile.
Se l’inappetenza riconosce una base emotiva, ad esempio uno stato depressivo connesso ad un lutto, una recente diagnosi di tumore o un altro evento drammatico, possono essere d’aiuto, accanto ad una terapia psicologica di supporto, alcuni accorgimenti che possano incoraggiare a mangiare quali consumare i pasti con i propri cari o con gli amici, frequentare alcuni ristoranti preferiti, variare il cibo, cucinare i cibi che più si gradiscono e concedersi momenti di relax (bagni caldi e rilassanti, praticare yoga, dedicarsi ad un hobby, ecc.).
Vanno eliminati dalla dieta eventuali cibi responsabili di intolleranze o malassorbimento, così come vanno attentamente valutati possibili cambi di medicine o dosaggi dei farmaci assunti : tutto ciò deve essere fatto esclusivamente dal medico e mai arbitrariamente dal paziente.
Per affrontare l’inappetenza nel caso dei bambini i consigli che il pediatra suggerirà di seguire, dopo avere investigato sulle cause del suo scarso desiderio di mangiare ed avere nel caso tranquillizzato i genitori sulla natura innocua dell’inappetenza, in genere sono:
- non forzare il bambino a mangiare controvoglia,
- non forzare il bambino a mangiare cibi che non gradisce,
- favorire i pasti ad orari regolari,
- servire porzioni adeguate, non troppo grandi né troppo piccole,
- evitare i fuori pasto,
- mangiare in compagnia,
- presentare il cibo in modo divertente e gustoso.
In presenza di malnutrizione severa, può essere indicato un ricovero ospedaliero per le cure del caso.
A cura della Dr.ssa Tiziana Bruno, medico chirurgo
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