Iperventilazione: cause, sintomi, pericoli e rimedi

Introduzione

L’iperventilazione è una condizione caratterizzata dall’aumento della frequenza della respirazione, con conseguente riduzione dei livelli di anidride carbonica (CO2) nel sangue (ipocapnia), perché la quota eliminata con l’espirazione supera quella prodotta dall’organismo.

La causa più comune è rappresentata dagli attacchi di panico, ma può essere dovuta anche ad altre patologie o all’assunzione di farmaci.

Tra i sintomi principali si annoverano

L’ipocapnia che ne deriva porta a vasocostrizione dei vasi sanguigni che portano il sangue al sistema nervoso, tanto da sviluppare capogiri e senso di malessere fino alla perdita di coscienza (sincope ipossica).

Il trattamento prevede di ridurre la quantità di ossigeno introdotta nei polmoni e aumentare quella di anidride carbonica, ad esempio respirando in un sacchetto di carta.

Donna che respira in un sacchetto di carta

Getty/Peter Dazeley

Cause

La causa principale di iperventilazione consiste negli attacchi di panico e situazioni ansiogene/stressanti e fortemente emotive, che generano ed alimentano un circolo vizioso in cui:

  1. l’attacco di panico aumenta la frequenza respiratoria,
  2. che che porta a difficoltà respiratorie
  3. con ulteriore aumento del panico/ansia.

Le altre possibili cause d’insorgenza comprendono

 

Sintomi

L’iperventilazione di manifesta con una sensazione di dispnea (affanno, fame d’aria) che porta ad aumentare la frequenza del respiro, rendendolo veloce, superficiale ed affannoso.

Se non si risolve rapidamente si instaura l’ipocapnia (carenza di anidride carbonica) con

  • capogiri,
  • confusione
  • e possibile intorpidimento di viso e mani.

La durata di un episodio può raggiungere i 20-30 minuti.

Sindrome da iperventilazione

La sindrome da iperventilazione è una particolare forma di dispnea (difficoltà respiratoria) e tachipnea (aumento della frequenza degli atti respiratori) legata ad attacchi di panico e stati ansiosi e accompagnata da sintomi sistemici.

Può svilupparsi in due differenti forme:

  • Acuta: più eclatante e facile da riconoscere. La dispnea è importante ed è accompagnata da sintomi somatici come
    • Dolore toracico
    • Parestesie (formicolio ed alterazione della sensibilità)
    • Tetania periferica (contrazioni forzate e involontarie dei muscoli), che si manifesta quando l’alcalosi respiratoria provoca in risposta una riduzione della concentrazione di fosfati e calcio
    • Sincope o presincope (svenimento)
    • Ulteriore aumento dell’ansia e della frequenza respiratoria
  • Cronica: forma più comune, ma meno evidente, tanto da passare spesso non diagnosticata. L’elemento caratteristico è il respiro profondo e frequente (nella forma acuta è invece superficiale e frequente).

È pericolosa?

Gli episodi di iperventilazione conseguenti ad ansia ed attacchi di panico hanno di per sé prognosi ottima perché generalmente privi di complicazioni (se si esclude l’impatto sulla qualità di vita dello stato ansioso).

Nei casi meno comuni causati da patologie cardio-polmonari le possibili conseguenze sono invece più serie, ma quasi sempre legate alla patologia di base.

Quando rivolgersi al medico

Si raccomanda di rivolgersi immediatamente in Pronto Soccorso nel caso in cui l’iperventilazione non tenda a ridursi nel giro di 10 minuti e sia associata a:

Diagnosi

La diagnosi è ad esclusione, occorre cioè andare ad escludere tutte le condizioni più gravi con sintomi sovrapponibili.

I test di primo livello comprendono:

  • Pulsossimetria: il saturimetro evidenzia una saturazione vicina al 100%
  • RX torace: normale
  • ECG: si usa per escludere cause cardiache, anche se la stessa sindrome da iperventilazione può portare a
    • slivellamenti del tratto ST
    • inversioni dell’onda T
    • allungamento dell’intervallo QT.

In un secondo momento è possibile valutare il ricorso all’emogasanalisi, che evidenzia ipocapnia.

Rimedi

L’obiettivo del trattamento è di ripristinare un’adeguata concentrazione di anidride carbonica nel sangue, in modo tale da ridurre e poi risolvere tutti i sintomi causati dall’ipocapnia stessa.

Nell’immediato il primo obiettivo da perseguire consiste nel ridurre l’ossigeno introdotto nei polmoni, per farlo occorre far respirare il soggetto in un sacchetto di carta (è importante che il sacchetto sia di carta, infatti un sacchetto di plastica potrebbe aderire a bocca e narici provocando soffocamento) alternando un minuto di respiro nel sacchetto e un minuto di respiro senza. La respirazione nel sacchetto aiuta la respirazione di anidride carbonica e quindi il rilassamento muscolare. Se non si dispone del sacchetto far respirare il soggetto tenendo bocca e una narice chiusa.

Quando la causa sia legata ad uno stato ansioso o ad un attacco di panico diventa essenziale calmare il paziente, rassicurandolo sul fatto che non non ci saranno complicazioni; sul lungo periodo è possibile  valutare il ricorso ad una terapia psicologica, eventualmente assumendo a giudizio medico farmaci ansiolitici al bisogno, ma soprattutto apprendendo tecniche di rilassamento e di respirazione.

Se l’iperventilazione è causata da una patologia organica occorre trattare la patologia alla base.

 

A cura del dr Mirko Fortuna, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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